Senza canone, la Rsi migliorerà (titolo originale)

Alla fine del Medioevo la chiesa cattolica aveva troppi soldi e potere. Aveva perso di vista l’essenza del messaggio evangelico. Poi arrivarono la riforma protestante, l’illuminismo e l’alfabetizzazione popolare.

500 anni dopo, la radiotelevisione pubblica Rsi ha troppi soldi e potere. Ha perso di vista l’essenza del servizio pubblico. Così arrivò l’iniziativa per abolire il canone Billag. 

Dal 15esimo secolo, i libri non erano più scritti a mano dai monaci ma diffusi in migliaia di copie. L’invenzione della stampa aveva stravolto l’informazione. Si poteva leggere la bibbia senza passare dal monopolio dei preti.

Oggi l’informatica ha provocato una nuova rivoluzione. Possiamo accedere a una pletora di contenuti audio e video senza radiotelevisione pubblica. Chiedete a cento persone: «Meglio un anno senza Rsi o un anno senza smartphone?». Pochi sceglieranno la seconda possibilità.

Alla Rsi lavorano centinaia di persone con stipendi stupendi e scarsa resa. Senza canone, la radiotelevisione perderà i tre quarti degli introiti e dovrà ridurre i costi licenziando le persone meno produttive. Ciò migliorerà il servizio pubblico.

Le tre redazioni del telegiornale possono essere centralizzate a Zurigo, come in passato. Le seconde reti radio in tedesco, francese e italiano, possono essere riunite in un canale multilingue per rafforzare la coesione nazionale.

Se il 4 marzo voteremo sì all’iniziativa per abolire il canone Billag, le emissioni meno seguite andranno in onda una volta alla settimana invece che tutti i giorni. Sarà un bel vantaggio, anche perché troppa televisione fa male alla salute.

Prima dell’invenzione della stampa, il clero aveva il controllo della trasmissione del sapere. Quando ha perso il monopolio, ha dovuto scegliere se negare la realtà e affondare o adattarsi.

Oggi le notizie arrivano gratis sullo smartphone. La tecnologia ha reso superfluo il canone radiotelevisivo e ora dobbiamo decidere la data del funerale. Il 4 marzo alle urne sceglieremo tra una fine tragica e una tragedia infinita.

Se votiamo sì a “No Billag”, dopo lo choc iniziale la Rsi sarà costretta a darsi una mossa. Per sopravvivere, cambierà i dirigenti e diventerà più efficiente. Se invece votiamo no, la Rsi continuerà con i capi attuali verso un progressivo declino.

Matteo Cheda