“The speckled band”

«Quella notteon riuscivo a dormire. Ero come oppressa da una vaga sensazione di una disgrazia incombente. Era una notte tempestosa. D’improvviso, si alzò l’urlo lacerante di una donna terrorizzata. Riconobbi la voce di mia sorella. Saltai giù dal letto e mi precipitai nel corridoio. Mentre aprivo la porta, mi parve di sentire un leggero sibilo, come quello che aveva descritto mia sorella, e pochi momenti dopo un rimbombo, come se fosse caduta una massa di metallo. Mentre correvo nel corridoio, la porta di mia sorella si aprì.

“La fascia maculata”

La giovane Helen Stoner si rivolge a Sherlock Holmes per confidargli i suoi sospetti circa la morte della sorella Julia, la quale era in procinto di sposarsi. All’atto del matrimonio ella avrebbe ricevuto, per testamento, la somma di 250 sterline annue proveniente dal fondo della defunta madre, affidato temporaneamente alla gestione del patrigno di Helen e Julia, il dottor Grimesby Roylott. Holmes, dopo una lunga indagine, conclude con certezza che Roylott ha ucciso Julia e tentato di fare lo stesso con Helen, servendosi di un serpente velenoso fatto passare attraverso uno stretto condotto che mette in comunicazione la camera di Roylott con quella adiacente, dove le due sorelle hanno trascorso la notte che si è dimostrata fatale a Julia nel primo caso ma non, fortunatamente, a Helen. Holmes, nascosto con il fedele Watson nella camera della morte che fu di Julia e che ora è di Helen, attende per lunghe ore che Roylott ritenti la sua azione omicida; poi ricaccia il serpente nella stanza di Roylott, che viene assalito e morso. Un urlo terrificante squarcia la notte della quieta campagna inglese.

Così morì Julia Stoner (nel racconto di Helen)

«La fascia! La fascia maculata!», bisbigliò Holmes.

Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro e puntò il dito in aria, verso la camera del dottore, ma fu colta da una nuova convulsione che le soffocò le parole in gola. Perse i sensi e morì. Questa fu l’orribile fine della mia amata Julia.»

Scorsi sulla soglia mia sorella, col volto sbiancato dall’orrore, il corpo vacillante come quello di un ubriaco. Corsi verso di lei e la circondai con le braccia ma, in quel momento, le ginocchia le si piegarono e cadde a terra. Si contorceva come in preda a un terribile dolore, e le sue membra si agitavano convulsamente. In un primo momento pensai che non mi avesse riconosciuta ma, mentre mi chinavo su di lei, all’improvviso urlò, con una voce che non dimenticherò mai, “Oh mio Dio! Helen! È stata la fascia! La fascia maculata!”.

Holmes in azione – Il Male ricade sul dottor Roylott

Aveva smesso di colpire (Holmes)  e stava guardando in alto, verso il ventilatore, quando il silenzio della notte fu rotto dall’urlo più lacerante che avessi mai sentito. Un ululato rauco di dolore, paura, rabbia.

«Che significa questo?», chiesi con voce rotta.

«Significa che è tutto finito», rispose Holmes. «Prenda la pistola e andiamo nella stanza del dottor Roylott.»

Uno strano spettacolo si presentò ai nostri occhi. Sul tavolo c’era una lanterna cieca, con lo schermo semiaperto, che gettava un vivido raggio di luce sulla cassaforte di ferro con lo sportello accostato. Accanto al tavolo, su una sedia di legno, sedeva il dottor Roylott. In grembo, teneva il bastone con il lungo guinzaglio che avevamo notato durante il giorno. Il mento era rivolto verso l’alto e gli occhi fissavano un angolo del soffitto con uno sguardo spaventoso e immobile.

Attorno alla fronte era arrotolata una strana fascia gialla con delle macchie marroni che sembrava cingergli strettamente il capo. Quando entrammo, non si mosse.

«È una vipera di palude!», gridò Holmes. «Il rettile più velenoso di tutta l’India. Roylott è morto dopo dieci secondi dal morso. La violenza ricade sul violento.”

Feci un passo avanti. Improvvisamente quello strano copricapo ebbe un fremito e dai capelli si rizzò la testa piatta e triangolare e il collo dilatato di un orrendo serpente.