Quando vado in un luogo, mi piace fermarmi da un semplice bottegaio o fornaio e scoprire i sapori semplici come quelli racchiusi in un pezzo di pane.

Non è un eufemismo il ritornello della famosa canzone di Al Bano che va dicendo “un bicchiere di vino con un panino, la felicità”. Pane, vino, olio, spezie profumate sono i primi prodotti con i quali si viene in contatto in qualsiasi territorio toscano e sicuramente regalano gioia nel mangiarli, proprio come va dicendo  il cantante Carrisi e del resto anche lui esperto di questa tradizione visto che ha un’azienda  che produce vino e olio in terre pugliesi.

Se poi come contorno al piatto abbiamo territori della maremma costellati da pinete, campagne curate, spiagge ampie e mare limpido, si puo’ pensare veramente di avere prodotti unici ed eccezionali. Una gita sensoriale in una cantina di Bolgheri o zone adiacenti, risulta un tuffo in un mondo di profumi, colori, aromi e anche scienza, tecnologia, tradizione, storia.

Forse uscendo da una visita guidata alle cantine locali, finirete per dire che anche il vino è arte e  non è da intendersi soltanto come  quel famoso bicchiere di rosso “innaffia gola” in una qualsiasi grigliata estiva. Quando si pensa alla produzione di vino locale si potrebbe incorrere nell’idea forviante del contadino che produce il vino “fai da te” e invece ci si rende conto che anche le piccole cantine hanno una cura e uno studio di tutti i passaggi della lavorazione: dalla vigna all’etichettatura con tanto di personale preparato in tutte le mansioni: dall’esperto potatore della vigna, all’enologo che regala note peculiari ad ogni annata mescolando fragranze di vitigni diversi, a persone che si occupano della vendita, del marketing e della divulgazione del prodotto.

Tra i produttori di vini dei migliori al mondo abbiamo l’eccellenza proprio delle aziende agricole di Bolgheri. Ogni produttore è unico, ognuno con il proprio stile e con le proprie caratteristiche, ma una cosa li accomuna tutti, la passione per la terra e per il proprio prodotto, passione che cercano di trasmettere ogni giorno al consumatore.

Il Sassicaia e il marchese della Rocchetta: i pionieri del vino di Bolgheribolgheri3

Intorno agli anni quaranta il marchese Mario Incisa della Rocchetta, grande appassionato di vini francesi, importò dalla tenuta dei Duchi Salviati a Migliarino alcune barbatelle di cabernet sauvignon e di cabernet francese. La decisione di piantare questi vitigni nella sua tenuta di San Guido, nel cuore della maremma livornese, fu in parte dovuta alla somiglianza morfologica che egli aveva notato tra la zona di provenienza denominata Graves, a Bordeaux, e quella dove avrebbe poi fatto crescere i vitigni. Nel 1944 il marchese ottenne le prime bottiglie di Sassicaia, inizialmente ad esclusivo uso familiare, mentre la prima annata commercializzata fu il 1968.

20150520_145616Da allora continua la tradizione e sono sorte altre aziende di minore fama ma che concorrono comunque a mantenere alto il valore produttivo di queste terre, anche se il Sassicaia detiene il primato tanto da essere il primo e unico vino italiano di una specifica cantina, che, come succede in Francia per altri pochi vini, celeberrimi, ha una DOC riservata appositamente. La sottodenominazione Sassicaia della DOC Bolgheri la può utilizzare esclusivamente la Tenuta San Guido per il suo vino.

Che cosa rende unico il vitigno in queste terre?

20150516_182407Sicuramente il terreno vicino al mare ma soprattutto una particolare ventilazione verso terra che ossigena i grappoli e una certa escursione termica che fanno sì che solo uve dalla buccia resistente riescano a produrre in maniera ottimale. Gli stessi filari vengono coltivati con una distanza calibrata in modo da formare una sorta di corridoio dove l’aria passa e circola dando ossigeno e profumi dal mare.

Ma Castagneto Carducci e Bolgheri non sono solo vino!

Bolgheri è una frazione del comune di Castagneto Carducci che si trova pochi chilometri a nord-ovest rispetto al capoluogo. Sorge al centro della Maremma livornese, sulle ultime propaggini delle Colline Metallifere. Il nome deriva da un insediamento militare di Bulgari alleati dei Longobardi, qui attestati in posizione difensiva contro un eventuale sbarco di truppe bizantine provenienti dalla Sardegna.

Il caratteristico borgo si è sviluppato attorno al castello medievale che sorge su una modesta altura raggiungibile attraverso il suggestivo Viale dei Cipressi, strada lunga quasi cinque chilometri che ha inizio a valle, sulla via Aurelia, proprio dinanzi al settecentesco Oratorio di San Guido: il luogo è stato reso celebre dai versi di Giosuè Carducci nella poesia “Davanti a San Guido” (1874). Inoltre, all’interno del paese è ubicato il cimitero monumentale dove fu sepolta la nonna dello stesso poeta.

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Il prestigio di questi luoghi è stato riconosciuto anche nell’edizione dell’11gennaio 2009, sul New York Times dove è stata pubblicata una classifica,  redatta dalla Sezione “Travel” del New York Times, nella quale insieme a località da sogno quali Galapagos e Hawaii figura, all’undicesimo posto,  la Maremma con Bolgheri e Castagneto Carducci.

Le meraviglie toscane in mano agli stranieri (il commento di Lucia Patrini)

Sebbene Castagneto Carducci sia il paese natale del celebre poeta Carducci, sebbene le campagne siano ancora splendenti e rigogliose, vi si celano silenti numerosi mali e basta aggirarsi nei borghi limitrofi o tra i vigneti che subito ci si accorge che di italiani ne rimangono ben pochi.

Voci di popolo mormorano che alcune terre siano già in mano a multinazionali per la produzione di vino ed olio ma come se non bastasse, numerosissimi stranieri popolano i borghi, compreso quello di Castagneto Carducci, mentre nelle campagne si sente parlare un italiano con accenti di diversissime nazionalità.

Le campagne e le terre le abbiamo anche in Italia, il lavoro dei campi che oggi i nostri giovani svolgono in fattorie australiane lo potrebbero svolgere anche in patria e non è assolutamente vero che i giovani italiani non sanno lavorare piu’ la terra o sono dei bamboccioni. Spesso dietro a certe calunnie gratuite che alcuni politici hanno lanciato per demagogia  nei confronti di una classe giovanile con poche prospettive e costretta ad emigrare se vuole avere un futuro si celano interessi politici economici che riguardano il mercato del lavoro: non è che forse costa meno far lavorare gli stranieri,  piu’ adattabili e sfruttabili, piuttosto che investire nei nostri italiani, ai quali bisogna dare piu’ garanzie?

Forse è così ma non si può non tenere presente il senso di appartenenza di un popolo alla sua terra e l’amore con cui la lavora, derivante da una tradizione storica. Tutto questo non si può paragonare ai sentimenti di molti stranieri, magari arrivati via mare su uno dei barconi che approdano di continuo. In situazioni estreme essi si percepiscono solo come di passaggio, senza nutrire alcun senso di appartenenza verso l’Italia, che vivono come una sorta di tappa dalla quale prendere tutto ciò che è possibile prendere per poi riabbracciare quanto prima la madre patria.

Lascio quindi una domanda aperta ai lettori; magari chi diede dei bamboccioni ai giovani italiani  saprà dare la risposta: ”Secondo voi è meglio lavorare la propria terra, magari in un’azienda d’orgoglio italiano come il Sassicaia o è meglio finire in una fattoria in Australia? Esiste ancora il concetto di “madre patria” o la globalizzaini