Stava bruciando da più di 7 giorni la petroliera iraniana battente bandiera panamense entrata in fiamme a seguito della collisione fatale con un mercantile di Hong Kong, il CF Crystal. E’ accaduto nel Mar Cinese orientale il 6 gennaio scorso. Le cause dello scontro sono al momento ancora sconosciute.

Il soccorso marittimo di Shanghai ha precisato che a seguito di una forte esplosione ha collassato la prua della nave cisterna facendola inclinare di 25° sulla destra con conseguente inevitabile affondamento. La nave, di proprietà della NITC (National Iranian Tanker Company) trasportava 136 mila tonnellate di petrolio, la maggior parte ultra-leggero, dall’Iran destinato alla Corea del Sud alla società Hanwha Total.

Sono stati recuperati 3 membri dell’equipaggio deceduti e altri 29 risultano ancora dispersi.

Il portavoce di Teheran, Mohammad Rastad, ha dichiarato che sono poche le possibilità di ritrovarli in vita. Il personale è stato ucciso nella prima ora dell’incidente a causa dell’esplosione e del rilascio di gas. Delle 32 persone a bordo, 30 erano iraniane e 2 originarie del Bangladesh.

Nonostante gli sforzi, le spietate fiamme con intenso bruciore e il denso fumo oscurante che dopo l’affondamento è arrivato a più di 3’000 metri, accompagnati da forti venti e onde, hanno reso impossibile estinguere l’incendio e le operazioni di salvataggio a causa delle ripetute esplosioni e fughe di gas.

Una grande quantità di petrolio si sarebbe riversata nel mare lontano dagli insediamenti umani: 400 chilometri dalla città di Zhoushan e circa 500 chilometri da Shanghai. La chiazza di greggio è disposta su un’area di 10 chilometri quadrati.

Gli esperti stanno monitorando l’incidente per valutare quello che più infonde paura, ovvero l’impatto sull’ecologia. A detta di Zhang Yong, ingegnere dell’Oceanic Administration dello Stato cinese, trattandosi di una fuoriuscita di petrolio greggio leggero, dovrebbe avere un impatto minore sul mare in quanto questo tipo di prodotto è particolarmente volatile. La maggior parte è entrata nell’atmosfera.

Questo però non significa che non debbano essere prese al più presto misure per intervenire sull’inquinamento dei sedimenti dei fondali marini. L’Oceanic Administration continuerà infatti a svolgere sul posto il monitoraggio aereo tridimensionale e marittimo per cogliere la distribuzione dell’inquinamento degli idrocarburi nella zona dell’incidente e rilasciare le informazioni rilevanti in tempo.

Il Prof. Huang Weiqiu della Scuola di ingegneria del petrolio dell’Università di Changzhou, ritiene che il processo di monitoraggio deve prestare molta attenzione anche alle previsioni meteorologiche e alle immagini satellitari nelle aree circostanti in modo da poter adottare le misure di emergenza e le relative misure preventive.

Le tonnellate di petrolio trasportate dalla nave iraniana equivalgono ad un stock di 1’400 stazioni di servizio. Il pericolo di questo incidente quindi, a causa della concentrazione nella zona della sciagura, è ancora molto grave. La miscela di ossidi di azoto, ossidi di zolfo e altri fumi tossici che si mischiano con l’aria e che vengono trasportati dal vento possono causare danni da avvelenamento al corpo umano.

Il Prof. Shen Yongjun, direttore del Dipartimento di ingegneria ambientale presso l’Università di Nantong, ha confermato che l’impatto sull’ecologia marina non è così grande come immaginato. Una minore quantità di greggio condensato residuo nell’acqua di mare scorrerà verso Est e verso Nord lungo la corrente oceanica allontanandolo dalla terra. Mentre l’inquinamento dell’aria è relativamente grave.

È presto per poter parlare, ma si sa che l’80% degli incidenti marittimi sono causati dall’uomo. L’Organizzazione marittima internazionale sostiene, inoltre, che il fattore umano è rafforzato dalla scarsa qualifica professionale e qualità psicologica della gente di mare.

Rimanendo seri nel discorso, si ritiene che vanno compiuti incensanti sforzi per ridurre gli incidenti marittimi e creare un ambiente di trasporto sicuro.

Interessante notare che nonostante l’Iran sia una nazione costiera che si affaccia sul Golfo Persico per oltre 2’000 chilometri e sul Mar Caspio per alcune centinaia, non dispone di una efficiente flotta mercantile. E spesso le navi operanti viaggiano sottocosto per allineare l’offerta marittima alla domanda. Le precedenti guerre di questo paese non hanno certamente aiutato la marina mercantile.

La prima compagnia iraniana che ha deciso di modernizzare la propria flotta è stata la Iran Shipping Lines che ha ordinato nel 2016 nuove navi dai cantieri cinesi a seguito di finanziamenti ricevuti dagli stessi cinesi. Soprattutto in vista della nuova situazione con l’Occidente.