Colpisce come un politico supernavigato come Luigi Pedrazzini non riesca a porsi una domanda fondamentale. Come possa il misero e isolato Lorenzo Quadri, solo contro tutti, contro la montagna delle personalità, delle cariche e dei potentati politici, costituire una minaccia reale e credibile?

Al punto di aver gettato il campo avverso in uno stato ebollizione e di “marasma isterico”? Gigio, sei sicuro di contarcela giusta?

Post scriptum.

La radicalità della No Billag è un’arma molto potente.

Il voto di tendenza è un’arma molto potente.

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dal sito della CORSI

La fase iniziale della campagna sull’iniziativa No Billag, prima di Natale, ha posto molta attenzione su ciò che ci verreb be tolto se dovesse scomparire il canone radiotelevisivo. Siamo stati accusati di fare del terrorismo mediatico perché abbiamo preconizzato la fine della SSR e delle sue aziende, qualora popolo e cantoni dovessero dire di SÌ all’iniziativa. Ci sembra che nel frattempo le cose stiano diventando chiare: solo Lorenzo Quadri sul Mattino della Domenica e pochi altri sostengono ancora che si tratta, in fondo in fondo, di dare un segnale e di ottenere un ridimensionamento della RSI…

Da qualche giorno, grazie anche a un paio di ottimi articoli del direttore del Corriere del Ticino, l’iniziativa No Billag non viene più commentata soprattutto in funzione di ciò che toglie, ma anche per ciò che si verrebbe a creare nel sistema radiotelevisivo svizzero.

[Qui l’ottimo Pedrazzini non dice tutto. Non dice, in particolare, che gli ottimi articoli di Pontiggia sono stati preceduti da un editoriale tagliente e molto critico verso la RadioTV di Stato, che deve aver suscitato sconcerto]

La Confederazione, dice l’iniziativa, dovrà mettere a concorso le frequenze e aggiudicarle al miglior offerente. Nessuno potrà ricevere aiuti pubblici o prelevare un canone. È la liberalizzazione radicale del sistema, la commercializzazione pura e semplice dell’informazione e della comunicazione. Facile prevedere che pochi saranno i vincenti (i grandi gruppi editoriali, non necessariamente svizzeri), molti i perdenti: il federalismo, le minoranze, le culture locali (che assieme fanno la Svizzera), i consumatori, molte associazioni della società civile che perderebbero visibilità, la qualità dell’offerta (Italia docet), ecc.ecc.

Luigi Pedrazzini