Iniziativa «No Billag»: le critiche alla SSR (titolo originale)

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

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L’emozionalità domina il dibattito sulla «No Billag». Comprensibile, data la radicalità dell’iniziativa e le ansie dei collaboratori. Ciò non deve far dimenticare le critiche di fondo alla SSR ed alla sua concezione monopolistica e corporativistica del servizio pubblico. Tre le critiche maggiori definibili con: bulimia, obesità, uso improprio del concetto di oggettività.

Bulimia: 7 canali televisivi, 17 stazioni radio, dozzine di siti web, 42 canali YouTube, 108 account di Facebook, 54 di Twitter e 32 di Instagram. Che al giorno d’oggi il 65% delle trasmissioni radio siano di SSR non ci pare giustificabile in un rapporto equilibrato tra pubblico e privato. Che necessità c’è di trasmettere ancora Swiss Pop? Nuove emittenti come SRF4News, SRFVirus o TVKanalSFR che è ormai il secondo canale dello sport. Se proprio necessarie non potevano venir accompagnate da qualche rinuncia? A suo tempo alla SSR competevano TV e radio, agli editori di carta stampata, la pubblicità e le rotative. Lo scontro frontale è conseguenza dell’avvento dell’Internet. La SSR da brava monopolista vuol dominare anche questo campo e si è ad esempio costruita la più vasta redazione online della Svizzera (srf.ch) offrendo gratuitamente (grazie alle nostre tasse) un servizio in diretta concorrenza con gli altri editori. In Germania e Francia la TV di Stato rinuncia alla pubblicità dopo le 20, in Svizzera per contro la SSR si è alleata con Swisscom e Ringier in una struttura (Admeira) per dominare l’offerta della pubblicità televisiva. Atteggiamenti bulimici che non tollerano concorrenza. Questo non è servizio pubblico.

Obesità: 6.000 dipendenti possono essere tanti o pochi. Che siano tanti ci si convince quando si viene a sapere che per la nomina del consigliere federale Cassis sono stati impiegati 235 dipendenti della SSR. Dato che non siamo nella Corea del Nord qualche camera da presa in meno non avrebbe offeso Cassis né svilito la qualità delle riprese. Sono 103 gli inviati al Festival di Locarno, pluricentinaia per le Olimpiadi di Sochi: abitudini note. L’obesità porta poi a incrostazioni e quindi allo sviluppo della parte burocratica rispetto a quella creativa e produttiva e al fiorire di livelli gerarchici che appesantiscono la struttura e vanno a detrimento della celerità decisionale. L’obesità la si riscontra anche in ditte private, dove si è obbligati a porre rimedio perché il mercato non perdona. Pare che vi sia già un piano per una cura dimagrante che però non si vuol far conoscere prima della votazione.

Su un social una ex dipendente afferma di non voler pagare l’eccessiva tassa SSR. Perché? Perché ricorda che il lavoro era poco, le pause caffè interminabili, il salario alto. Reazioni scandalizzate, accuse di fake news, la collaboratrice non è mai esistita, poi le scuse, l’autrice del commento era stata proprio alle dipendenze della SSR. Niente di tragico, non si deve fare di ogni erba un fascio, ma l’obesità comporta anche le nicchie di riposo. Utile ricordare che il salario medio alla SSR è di 107.000 franchi annui, superiore a quello della piazza finanziaria, oltretutto in una realtà molto sindacalizzata e con l’esenzione dal pagamento della tassa per la TV (perché?).

Uso improprio del concetto di oggettività: un recente studio ha confermato quanto tutti sapevamo. Una buona fetta dei giornalisti SSR si colloca fra la sinistra e l’estrema sinistra. Nell’elezione del Consiglio nazionale del 2015 i risultati hanno dato ai partiti della sinistra compresi i Verdi e le piccole frange meno del 30% dei voti. La sproporzione tra l’orientamento ideologico dei cittadini svizzeri e quello dei giornalisti SSR non può non dar adito a perplessità. Ipotizzabile che in un simile ambiente venga favorita l’assunzione di chi esprime uguale indirizzo ideologico.

Nessuno vuole mettere in discussione le qualità dei giornalisti e meno ancora il loro diritto di esprimere le proprie convinzioni. Disturbano oltre al macroscopico squilibrio (i colleghi non di sinistra debbono per forza essere meno bravi?) due affermazioni.

La prima che la SSR sia la sola a fare giornalismo di qualità (convinzione deweckiana), espressione di inaccettabile presunzione e offensiva verso colleghi della stampa scritta che in condizioni difficili e con minor remunerazione non sono certo meno qualificati.

La seconda il monopolio della pretesa oggettività che nel concetto comune assume la valenza di una descrizione incontestabile della realtà in quanto affermata dagli schermi e microfoni della SSR.

Ora è evidente che nessuno di noi può disporre di questa qualità, i nostri giudizi sono l’espressione delle nostre convinzioni, dei nostri valori, dell’educazione che abbiamo ricevuto e così via. Pertanto un giornalista di qualsiasi orientamento potrà essere cauto, equilibrato nei giudizi, aperto, conciliante, ma non potrà mai essere oggettivo. La realtà è prismatica, ognuno di noi a seconda della propria posizione ne vede certi lati, nessuno di noi è in grado di vederli tutti. Questo vale anche per i moderatori, per gli inviti a dibattiti, la formulazione di domande e temi. Ci dobbiamo di conseguenza sorbire una visione tendenzialmente unilaterale della realtà. In considerazione dello squilibrio detto sopra, l’unica parziale soluzione è che il monopolista conceda spazi autonomi alle disparate voci della società civile, partiti, rappresentanti del lavoro e dell’economia, associazioni. Paghiamo tutti la tassa ed è giusto che tutte le componenti nel limite del possibile abbiano il proprio spazio. Richieste da me discusse inutilmente e senza esito con la dirigenza RSI.

Chi ragiona da monopolista tiene stretti i privilegi corporativistici e teme i confronti. Ma come conciliamo questo atteggiamento con il servizio pubblico?

Della «No Billag» e dei suoi difetti parliamo in una prossima tornata. Ma l’emotività non può servire da alibi per i difetti della SSR.

Tito Tettamanti