La battaglia per l’insegnamento della civica, i problemi del mercato del lavoro cantonale, la spinta a diventare imprenditore, Alberto Siccardi, presidente di Medacta SA, si racconta in un’intervista a TicinoLive.

Ticinolive  In questi mesi si è parlato molto di insegnamento della Civica in Ticino. Cosa l’ha spinta in particolare a lanciare l’iniziativa “Educhiamo i giovani alla cittadinanza”?

Alberto Siccardi  Da anni si sapeva che l’educazione civica non era insegnata, in particolare per quanto riguarda i diritti politici e l’ordinamento dello stato. A più riprese abbiamo avuto modo di intervistare ragazzi e famiglie e abbiamo verificato che non si sapeva cosa fosse il Gran Consiglio, il referendum e cose simili. Abbiamo anche visto come, nei primi anni 2000, il governo non abbia mantenuto la promessa fatta ai Giovani liberali radicali e abbiamo dunque deciso di procedere a questa iniziativa popolare.

Quali sono stati gli obiettivi principali di questa campagna?

I motivi principali sono stati quelli di “obbligare” il corpo docente a insegnare in ore separate, dedicate alla sola civica, sia la civica stessa, sia l’educazione alla cittadinanza, lasciando ovviamente ampia libertà di collegare la storia agli argomenti di civica.

L’esito della votazione ha costituito un’importante vittoria, ora quali sono le prospettive future? Prevede di dover vigilare affinché l’iniziativa sia adeguatamente applicata?

Le prospettive future non sono molto rassicuranti, abbiamo chiesto di partecipare ai lavori per la messa in applicazione della nuova legge, ma questo ci è stato cortesemente rifiutato. Pensiamo dunque di cercare di trovare nuovi metodi, diversi ma altrettanto efficaci, per verificare che la legge sia applicata.

In che senso la civica costituisce “una cassetta di attrezzi per il futuro dei giovani”?

La civica è fondamentale per il futuro dei giovani, perché li abituerà a difendere i propri diritti e a conoscere i propri doveri, facendone dei cittadini coscienti e capaci di governare il loro futuro in collaborazione con i politici da loro eletti.

Quale presidente di Medacta SA, quali prospettive vede per il mercato del lavoro ticinese? Quali sono i problemi principali, a suo parere, e come si potrebbero risolvere?

Come presidente di Medacta, io ritengo che il futuro del mercato del lavoro ticinese dipenda molto da due fattori.
Primo: la formazione professionale degli studenti deve tener conto dell’effettiva offerta di posti di lavoro, ad oggi non è ancora così, ma bisogna riconoscere che le università USI e SUPSI stanno creando alcuni corsi molto interessanti in settori quali le biotecnologie e la medicina.
Secondo: l’applicazione della Legge sulla disoccupazione dovrebbe essere più severa. Non si possono biasimare quelle aziende che sono riluttanti a impiegare dei residenti, sapendo che tra di loro ci sono alcuni che hanno la possibilità, dopo aver lavorato per un periodo, di andare in disoccupazione per 18 mesi, semplicemente dando le dimissioni.

Come è diventato imprenditore?

Non è molto difficile credere che un figlio di imprenditori, specie se cresciuto ed educato negli anni ’60 e ’70 possa diventare a sua volta imprenditore. Mio padre mi ha molto aiutato, a volte in modo molto severo, e a lui devo la mia formazione.

Esclusiva di Ticinolive