Parecchi miei alunni hanno fatto carriera (non certo grazie a me!). Eccone due che si cimentano sui “social”, la cui importanza è divenuta enorme. 

Dai testi, che sono d’impostazione diversa e non fanno riferimento l’uno all’altro, ho estrapolato due frasi caratteristiche e fondamentali, una per Paolo, un’altra per Lorenzo. Esse sono:

Privare la Svizzera del collante radiotelevisivo nazionale significherebbe creare i presupposti per un futuro di tensioni, con possibile rottura di equilibri consolidati ma ora più fragili.

Il tempo della televisione di Stato – che serve alla partitocrazia come strumento di conservazione del potere (…)

Per Beltraminelli la radioTV di Stato “tiene assieme” la Svizzera, la incolla. Per Quadri essa fornisce ai cittadini un’informazione manipolata, controllata dal potere politico. Non c’è che dire, opinioni alquanto divergenti! 

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PAOLO BELTRAMINELLI  In un mondo sempre più individualizzato, differenziato e personalizzato, dove ognuno, grazie alla rivoluzione tecnologica, può scegliere liberamente quali programmi seguire, in quale momento della giornata e da quale emittente o altra fonte, se del caso pagando per la fruizione del programma, il ruolo delle emittenti di servizio pubblico generaliste non è più riconosciuto da tutti come un valore universale. NO Billag ci mette di fronte a questa realtà, che non può essere banalizzata e fa molto discutere.

La votazione del 4 marzo è uno spartiacque, un passo senza ritorno, che va oltre il testo in votazione. La Svizzera è una nazione diversa dalle altre, una willensnation, nata per volontà dei nostri avi, con caratteristiche uniche e irripetibili. Privarla del collante radiotelevisivo nazionale significherebbe creare i presupposti per un futuro di tensioni, con possibile rottura di equilibri consolidati ma ora più fragili. Oggi è in discussione la solidarietà tra maggioranza tedescofona e le tre minoranze latine. Con un SÌ seguirebbero altre iniziative in altri temi dove la solidarietà gioca un ruolo essenziale (penso in primo luogo al campo sanitario, alla previdenza sociale, alla perequazione finanziaria)
Anche per questo un NO il 4 marzo è indispensabile!

Paolo Beltraminelli

LORENZO QUADRI  Ma è normale che da settimane se non mesi Canetta sia pagato (se non ricordo male) 330mila Fr all’anno (ben più di un Consigliere di Stato) con i soldi del canone più caro d’Europa per fare campagna politica a tempo pieno a suon di ricatti, fake news, catastrofismi contro il No Billag? Nei giorni scorsi si è poi aggiunto un nuovo elemento: terrorismo nei confronti dei fornitori della RSI, ovviamente per spingerli a votare contro la “criminale” iniziativa No Billag.

Ma Canetta fa il direttore della RSI o fa il politico? Perché mi risulta che per fare il politico le vie di servizio siano altre (elezioni ogni quattro anni, e non megastipendio garantito “a vita” e poi pensione d’oro). C’è una bella differenza tra “mantenere la barra dritta” e aizzare l’isterismo nel paese come sta facendo Canetta (è questo il servizio pubblico della RSI? “In temp da guera, püsee ball che tera”?).

Lodevole, poi, la preoccupazione per i posti di lavoro. Peccato che a Comano abbiano sempre sostenuto e legittimato lo smantellamento della piazza finanziaria (oltre 2700 posti di lavoro in meno solo nelle banche in Ticino) e la libera circolazione delle persone. Sbattendosene alla grande delle conseguenze occupazionali per i ticinesi. Ai quali anzi veniva detto che, grazie alla libera circolazione, avrebbero potuto trovare lavoro a Milano. Adesso invece.

Comunque, se il direttore della radioTV di Stato ha tempo che gli cresce – ed evidentemente ne ha, visto che passa le giornate e le serate a fare campagna politica – si preoccupi di pensare al famoso “piano B”. Che è senz’altro possibile; semplicemente non lo “si” vuole.

Anche perché, No Billag o non No Billag, il problema del “piano B” si porrà in ogni caso. Ed in tempi brevi. Il motivo è la rivoluzione digitale. Anche se in casa SSR passano le giornate a negarlo, dagli anni Trenta (data di creazione della SSR) ad oggi il mondo è “leggermente” cambiato. Lo ha ammesso perfino il direttore generale Marchand: “imporre un canone obbligatorio diventa sempre più difficile”. Questo perché il tempo della televisione di Stato – che serve alla partitocrazia come strumento di conservazione del potere, di campagna elettorale, di propaganda politica, di manipolazione dell’informazione, di spartizione di cadreghe e di impieghi secondo criteri politici e dinastici – imposta ai cittadini a suon di obblighi di pagamento, è finito.

Se il No Billag viene bocciato, in casa SSR tirano ancora a campare per qualche annetto. Poi la resa dei conti arriva comunque.

Lorenzo Quadri