Il caporedattore del settimanale Die Weltwoche e consigliere nazionale zurighese della SVP Roger Köppel, ha dichiarato oggi davanti ai delegati UDC riuniti in assemblea a Confignon nei pressi di Ginevra, che i canoni Billag sono “un veleno per il paesaggio mediatico svizzero”.

Ha criticato fortemente la SRG-SSR chiedendo di appoggiare il sì all’iniziativa “No Billag” in votazione il prossimo 4 marzo, affermando che questa tassa è appesa alla flebo dello Stato e la SRG pensa come lo Stato. “Esistono alternative al canone radiotelevisivo”, ha aggiunto. Dopo il “Sì” al voto della popolazione il gruppo SRG-SSR dovrebbe essere messa all’asta privata o essere liquidata.

A livello nazionale è possibile coprire i costi delle necessarie informazioni con prodotti di stampa privati e supporti elettronici in tutte le lingue nazionali senza passare attraverso le sovvenzioni pubbliche ma attraverso i proventi del mercato. Anche i consiglieri nazionali Yves Nidegger e Jean-Fraçois Rime hanno criticato pesantemente il sistema radiotelevisivo svizzero.

Oltre all’iniziativa “No Billag” il presidente del partito, Albert Rösti, nel suo discorso si è concentrato sull’accordo quadro tra la Svizzera e L’Unione europea, dichiarando che non rappresenta una soluzione accettabile in quanto è chiaramente “un trattato di sottomissione”. Insieme all’iniziativa sulla libera circolazione delle persone, lanciata a metà gennaio, saranno le lotte più importanti dell’UDC nei prossimi due anni.

Al termine dell’ampio dibattito i delegati hanno votato, con il risultato seguente:

239 Sì   17 No   5 astenuti

Ricordiamo che il Comitato dell’UDC Ticino ha optato per la libertà di voto.

Sul tema del No Billag non sono stati interpellati però gli esperti del settore. Una risposta concreta alla domanda su ciò che può accadere economicamente se l’iniziativa fosse accettata non è stata data. In che modo gli utenti televisivi spenderebbero i propri soldi non è stato ancora chiarito.

Circa una dozzina di economisti dei media hanno trovato il tema ancora non ben classificato. Soltanto il Prof. Mark Schelker, dell’Università di Freiburg, ha sottolineato che non ci sono studi che potrebbero rendere chiari gli scenari dopo un sì. “Una buona parte della tassa sui media viene risparmiata dai consumatori” afferma Schelker.

Le preferenze di consumo indicano che pochissime persone oggi sono disposte a pagare volontariamente il consumo dei media. Il motivo è la libera disponibilità di informazioni su internet. Sono solo due le eccezioni dove i consumatori sono disposti a spendere soldi: l’intrattenimento e lo sport. Ma anche in questo caso sono ipotizzabili diversi scenari, perché eventi come i mondiali di calcio e i principali tornei di tennis continueranno ad essere supportati dalla pubblicità e quindi normalmente trasmessi.

Un’altra domanda è dove andrebbero a finire i milioni di franchi della pubblicità in TV. Anche questo è difficile da prevedere. Schelker vede questo scenario: la SRG scompare e le emittenti private (anche straniere) trasmettono non solo pubblicità ma anche contenuti televisivi come notizie e programmi di intrattenimento. I costi aggiuntivi per gli spettatori sarebbero quindi bassi e la maggior parte degli introiti pubblicitari attuali di SRG passerebbero ad emittenti straniere e il contenuto delle informazioni sarebbero definiti all’estero (ad esempio RTL, SAT1, M9).

Un ultimo scenario è rappresentato dalla privatizzazione della SRG che deve accontentarsi di molto meno denaro senza più il canone obbligatorio. Con molto meno budget ci sarebbero programmi meno attraenti con il risultato di avere un numero considerevolmente inferiore di spettatori e di entrate pubblicitarie in quanto gli inserzionisti pagano per spettatore. In ultimo Schelker ha ricordato anche che alcuni studi hanno dimostrato che più pubblicità equivale a meno spettatori.