Dai porti di partenza della “speranza”, dove i trafficanti di esseri umani fanno affari col sangue, si consumano tragedie quotidiane. Ma quest’oggi, la catastrofe, è stata davvero terribile: novanta persone sono morte annegate in mare.

Da gennaio i morti sono 250. Cifre spaventose, quelle dell’immigrazione, al costo altissimo di vite umane, di sogni soffocati dalle onde della costa dell’Africa. Pesare sull’Italia, queste morti, non possono: si comprenda che il problema, di largo respiro, appartiene all’Europa intera, e se l’Unione Europea per prima non argina l’olocausto di passatori, (siano essi causa involontaria degli incidenti nei valichi alpini di confine, o siano vittime dei traghettatori di carne umana, che coi cadaveri fanno affari d’oro, lasciandoli affondare nelle acque del Mediterraneo), sarà l’olocausto stesso a sommergere l’Europa.

Tre naufraghi sopravvissuti, dieci corpi spinti sulla battigia dalle onde, altri settanta galleggiano in alto mare. Otto venivano dal Pakistan, due dal nord Africa, tutti erano partiti dalle coste libiche.

Foto di Laurin Schmid/ SOS Med. da corriere.it esteri

Non solo coscienza, ma anche l’opprimente senso di colpa che impone l’UE, senza porre soluzione alcuna a quella da essa stessa proposta: ovvero inviare navi svedesi e tedesche per captare i traghettatori di clandestini, accogliere il loro carico di vite umane, e, prima che succeda il peggio, scaricarli all’Italia. Quella stessa Italia che ha treni degradati come un paese dell’Europa dell’est bombardato negli anni ’90. Come può un paese del genere sopportare un’ondata migratoria dissanguante economicamente? E, siccome non può, quando per questi migranti accade il peggio, ecco che ne diviene, in qualche modo, inconsciamente, più o meno palesemente, colpevole.  La soluzione Europea, evidentemente, non funziona. Lo dice l’altissimo prezzo delle vite umane perdute nel mare.