“È impossibile per definizione che una radioTV di Stato sia ‘indipendente’ e ‘libera’

“Una gigantesca mangiatoia a cui attingono le categorie più disparate. Il servizio pubblico è ormai solo un pretesto.”

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Ticinolive oggi intervista colui che dev’essere considerato il leader della No Billag nel Ticino. Ma sia chiaro che le porte del portale sono aperte a tutti. 

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Gli oppositori di No Billag insistono sull’indipendenza dell’informazione politica fornita dalla RadioTV di Stato. È anche la sua opinione?

Lorenzo Quadri  L’informazione (politica e non solo) della RadioTV di Stato è tutt’altro che indipendente. E’ controllata dalla politica, che se ne serve per manipolare l’opinione pubblica. Lo fa con l’obiettivo di farsi propaganda, di inculcare nei telespettatori il “pensiero unico”, di conservare il potere e di spartirselo. La RadioTV di Stato è dunque uno strumento di potere della partitocrazia, che infatti ha reagito con isteria decisamente degna di miglior causa quando l’ha ritenuta minacciata. Del resto, è impossibile per definizione che una RadioTV di Stato sia “indipendente” e “libera”. Le libertà fondamentali sono libertà del cittadino contro le ingerenze dello Stato. La SSR e la RSI, per contro, sono lo Stato.

Secondo me coloro che criticano la Rsi dovrebbero indicare con precisione in che modo avviene questa “perdita di indipendenza”; attraverso quali procedure, e se sia deliberata o involontaria. Dovrebbero citare casi concreti e documentati. Non basta secondo  me esclamare “Son tutti rossi, son tutti di sinistra!”

Ogni settimana sul Mattino della domenica vengono citati svariati esempi di partigianeria della RSI. Sarebbe possibile trovarne parecchi di più. Del resto, è da novembre che a Comano sono impegnati in una martellante quanto indecorosa operazione di lavaggio del cervello ai ticinesi contro l’iniziativa No Billag. Tale operazione contraddice ogni parvenza di equidistanza e, quindi, di servizio pubblico. Lo sbilanciamento a sinistra è percepito dalla maggioranza della popolazione. Pretendere elenchi di casi concreti, come fanno i vertici della RSI, significa infischiarsene del parere degli spettatori. Evidentemente questi signori ritengono che la loro missione sia quella di educare il pubblico alle proprie visioni di parte, considerate quelle “giuste” per definizione. Un’impostazione paternalistica ed arrogante che non può più essere accettata.

Il fatto che il vertice locale (Canetta) sia socialista condiziona ideologicamente l’informazione politica? Un direttore pipidino o PLR cambierebbe sostanzialmente le cose?

Da un’indagine è emerso che il 70% dei giornalisti della SSR è di sinistra, ed un 16% di centro sinistra. In queste condizioni, non credo che basti cambiare il direttore per riportare l’emittente di Stato sulla retta via, ovvero quella dell’obiettività. Occorrerebbe fare tabula della CORSI, della direzione e delle redazioni. Ho smesso da tempo di credere che la RSI sia riformabile dall’interno.

L’iniziativa No Billag, che era partita bene, sta regredendo nei sondaggi. Ciò significa che la strategia dell’ “establishment” sta prendendo il sopravvento?

Sarebbe davvero tragico per l’establishment se la sua isterica mobilitazione di massa, con tutto quel che costa, non servisse a nulla! Personalmente non ho mai creduto a certi sondaggi, eccessivamente favorevoli all’iniziativa. E’ probabile che servissero solo a seminare il panico tra i contrari per spronarli alla mobilitazione.

Lo schieramento a difesa del Canone e dello “status quo ante” è formidabile e incute timore. Ma Golia ce l’avrà un punto debole, da qualche parte?

Il tempo. La rivoluzione digitale ha stravolto completamente il panorama mediatico. Ed è una realtà. Non si può pensare di cancellarla con un No al “No Billag”. Indipendentemente dall’esito della votazione del 4 marzo, la SSR dovrà riformarsi completamente; e dovrà ridimensionarsi. Un’eventuale approvazione dell’iniziativa accelererebbe solo i tempi di qualche anno. Ma, in ogni caso,  l’emittente statale  non potrà sfuggire alla resa dei conti. Lo stesso direttore generale della SSR, Gilles Marchand, ha ammesso che diventa sempre più difficile giustificare un canone obbligatorio. Inutile dire che la discussione sulla SSR, sul “suo servizio pubblico”, su certi privilegi dei suoi collaboratori (come il canone pagato dall’”azienda” ovvero da noi), non ci sarebbe mai stata senza l’iniziativa No Billag. Idem dicasi per l’abbassamento del canone a 365 Fr. In questo senso, l’iniziativa ha già ottenuto importanti risultati a beneficio dei cittadini.

Una personalità del vostro piccolo ma agguerrito gruppo (comitato d’iniziativa Ticino) mi ha detto, davanti a una tazza di caffè: “Dobbiamo combattere… come i vietcong!” Le piace questa prospettiva? Si sente adatto a questo genere di lotta?

Il paragone è dovuto alla clamorosa sproporzione tra le forze in campo. Da un lato l’intero establishment con soldi e soldatini al seguito, dall’altro un comitato di quattro gatti. Non è certo la prima volta che mi trovo a “combattere” in queste condizioni. Anche in futuro ci saranno battaglie, su temi molto più importanti del canone radioTV, che proporranno scenari analoghi. Penso ad esempio all’abolizione della libera circolazione delle persone.

Il Corriere del Ticino sta assumendo (affermazione di cui mi assumo la responsabilità) una posizione sempre più sbilanciata in favore del No alla No Billag. La vede come una linea del giornale e del suo direttore, oppure come il risultato di una pressione esercitata dall’establishment, di cui il Corriere è parte assai rilevante?

Probabilmente entrambe le cose. Fa specie che il direttore del CdT senta il bisogno di continuare a ripetere che quella per l’abolizione del canone obbligatorio non sarebbe una battaglia “liberale”: come se stesse cercando di convincersi di una tesi a cui non crede nemmeno lui.

L’attività del “fronte del No” sui social ha raggiunto livelli altissimi. Alcuni attivisti si mostrano particolarmente aggressivi e, talvolta, francamente villani. Che peso possono avere queste “truppe d’assalto” sull’esito della battaglia?

Truppe d’assalto? Siamo già a livelli di squadrismo. Credo che una simile agitazione possa essere controproducente, poiché denota una lunga coda di paglia. Ma del resto essa dà la misura di quello che è realmente il canone radioTV: una gigantesca mangiatoia a cui attingono le categorie più disparate. Il servizio pubblico è ormai solo un pretesto.

Lei non ha paura di essere additato come “colui che rischia di far perdere il pane a molte famiglie ticinesi”? Si sente in colpa?

Se i presunti “populisti” sostengono anche posizioni “impopolari” vuol dire che qualcuno si troverà costretto a rivedere le proprie posizioni preconcette… Comunque no, non mi sento in colpa. Tanto per cominciare, il futuro del canone non lo decido io, lo decideranno i votanti svizzeri. Inoltre, come detto, indipendentemente dall’esito della votazione sul No Billag, la RSI, che nel corso degli anni si è gonfiata come una rana (mentre il suo bacino d’utenza si è clamorosamente ridotto avendo perso la Lombardia) dovrà riorganizzarsi e ridimensionarsi a seguito della rivoluzione digitale. La TV lineare non ha futuro. Un importante editoriale della NZZ ha definito la SSR “un dinosauro che ogni giorno nega l’evoluzione”. Di fatto, un morto che cammina. Sette giovani su dieci non la guardano più. Il piano occupazionale è cresciuto a dismisura. L’establishment lo vuole mantenere per conservarsi il potere. E’ servizio pubblico al contrario: non serve ai cittadini, ma alla partitocrazia.

Lei è stato ripetutamente attaccato per i suoi legami con l’UPC (in particolare dal Gas Social). Vuole dirci come stanno esattamente le cose?

Non ho alcun legame particolare con UPC da cui non ricevo un centesimo. UPC porta nelle case il segnale della RSI ed è pure sua inserzionista.  Non ha alcun ruolo nell’iniziativa No Billag. Evidentemente non ho ricevuto alcuna sollecitazione sul tema da parte di questa azienda. Il portale da lei citato è gestito da soldatini di quella sinistruccia capace solo di odiare. E’ legato a filo doppio con la RSI. Inoltre è specializzato nella diffusione di “fake news” e nella denigrazione di chi osa avere posizioni diverse. Ed in più ricorre abitualmente alla diffamazione della vita privata delle persone. Difficile scendere più in basso di così.

La controversia fondamentale tra oppositori e fautori della No Billag verte su un unico punto. I primi affermano: “Senza il canone la Ssr non può sopravvivere”. I secondi dicono “invece può”. E va bene. Ma (dico io) questo “può” dev’essere sostenuto da argomentazioni, e da stime economiche, plausibili. Lei è in grado di convincermi?

Il piano B è possibile. L’Unione svizzera arti e mestieri (USAM), ad esempio, ha sottoposto alcuni scenari. Evidentemente è compito dei dirigenti della SSR, pagati oltre mezzo milione all’anno, allestire il piano B; in caso di approvazione dell’iniziativa “No Billag”, di farlo coinvolgendo Consiglio federale e parlamento. Se questi manager radiotelevisivi da mezzo milione all’anno non hanno un piano B, vuol dire che vanno mandati a casa subito. Ma io credo che l’abbiano. Solo che non possono dirlo. Altrimenti perdono la votazione. Ammettere che il piano B è reale significherebbe infatti, per i contrari, perdere i loro unici argomenti: il catastrofismo ed i ricatti sulla sparizione della SSR. Ma tutta la campagna dei contrari ha un problema di fondo. Se la TV di Stato fosse così amata ed i suoi prodotti così qualitativi, tanto per cominciare l’iniziativa No Billag dovrebbe venire respinta con il 95% dei voti (e allora perché tutta questa agitazione?); e comunque, in caso di accettazione, la stragrande maggioranza dei cittadini si abbonerebbe spontaneamente ai programmi della SSR che apprezza tanto. Chissà come mai l’emittente statale parte dal presupposto che  solo se costretti con metodi da STASI i cittadini pagherebbero per vedere ciò che propone?

Due consiglieri di Stato leghisti si sono opposti alla No Billag. Per dovere di “collegialità”? Non poteva essere: “il governo, con una maggioranza di 3 a 2…” ?

La domanda andrebbe rivolta ai diretti interessati.

Se la “base” leghista è favorevole all’iniziativa, allora essa non segue i suoi “colonnelli” (almeno tre molto importanti…). Non è un problema?

No. La Lega non è la Bulgaria. E di certo né il futuro della Svizzera, né la coesione nazionale dipendono dal canone radiotelevisivo più caro d’Europa, malgrado le grottesche fandonie che da mesi sentiamo ripetere (del tipo: No Billag – No Svizzera). Ci mancherebbe che su un tema secondario non ci potessero essere posizioni diverse all’interno della Lega. E’ sempre stato così, da quando esiste il Movimento.

Alcuni politici ritenuti (tanto o poco) di destra voteranno No: Gobbi, Chiesa, Morisoli, Regazzi… Io certe volte penso: “se anche i miei (virgolette) sono contro… si vede che la No Billag è proprio una cavolata!”

Le persone dal lei citate avranno fatto le loro riflessioni. Io ho fatto le mie.

L’UDC cantonale dopo essersi sbellicata il cervello ha partorito una pilatesca “libertà di voto”. Una buona decisione, atta a salvare capra e cavoli?

Questo lo decideranno  gli elettori UDC. Raramente la libertà di voto è una soluzione.

Per finire, facciamo un piccolo gioco. Ponga lei due domande a me!

  • L’isteria e l’arroganza dimostrata dall’establishment in questa interminabile campagna di votazione non è un gran brutto segno per il futuro del dibattito democratico in Svizzera?
  • Cosa pensa del fatto che la casta da mesi si stia stracciando le vesti per la presunta perdita di impieghi alla RSI in caso di accettazione dell’iniziativa No Billag, mentre non abbia mai fatto un cip sui quasi 3000 posti di lavoro spariti nelle sole banche ticinesi e sul disastro occupazionale provocato dalla libera circolazione, che anzi la stessa casta promuove ad oltranza?

Sono consapevole che si tratta di domande retoriche…

(francesco de maria)

  1. Sono su questa terra da un numero non piccolissimo di anni, ma debbo confessare che una cosa simile non l’avevo mai vista. Gli oppositori hanno, molto rapidamente, portato il “dibattito” a un grado elevato di isteria. I promotori della No Billag sono stati bollati quali “nemici della patria”. In questo indecoroso pandemonio i “grandi”, abili e astuti, riescono a fare il necessario mantenendo comunque un contegno. Ma sono i “piccoli” a far paura: aggressivi come botoli ringhiosi e ansiosi di compiacere. Un clima veramente deleterio, che la scienza psicologica saprebbe indubbiamente spiegare.
  2. Le vittime occupazionali (alcune delle quali presunte) non sono tutte uguali! A Comano la Widmer Schlumpf avrebbe fatto un pieno di voti. Adesso anche lei è stata liquidata (dopo aver fatto tutto il danno possibile).

Esclusiva di Ticinolive