Avevo preparato con cura le domande per l’intervista. La persona mi era stata indicata dallo stesso direttore della Rsi, Maurizio Canetta. La mia richiesta al direttore, per la verità, era stata quella di avere il permesso di intervistare un altro giornalista meno importante, non un capo. Com’è come non è. Io mi sono dichiarato soddisfatto.

Ho incontrato il designato, Reto Ceschi, in un bar di via Pioda il giorno 1° febbraio. Un colloquio amichevole, per conoscenza e impostazione del discorso. L’intervista si farà, in forma scritta. Poi siamo andati insieme alla “celebrazione” della Corsi (lui per dovere).

Ho preparato con cura le domande, secondo la mia sensibilità, sforzandomi di evitare qualsiasi provocazione. Le ho spedite.

Infine, ieri, il rifiuto, da me veramente inatteso; ribadito e certamente concordato con il direttore.

Pubblico qui le mie domande, facendo copia-incolla, non per dimostrare di avere ragione ad ogni costo o di essere stato trattato male, ma perché penso che potrebbero servire da spunto – almeno alcune di esse – alla discussione.

* * *

DOMANDE A RETO CESCHI  Apro l’intervista citando colui che è il secondo per importanza dei vostri avversari, Lorenzo Quadri: è impossibile per definizione che una RadioTV di Stato sia “indipendente” e “libera”. L’impossibilità deriva dal fatto che la RadioTV di Stato è controllata dal potere politico, dunque deve (in qualche modo) servirlo. La prego di confutare queste affermazioni.

L’iniziativa per l’abolizione del canone proviene indubbiamente dalla Destra, la destra nazionalista e identitaria (che io distinguo nettamente dalla destra “degli affari”). Questa destra ha dei motivi di ostilità verso la Ssr/Rsi? Questa destra è stata, ed è tuttora, da voi discriminata?

Mi sforzo di essere concreto. La votazione sull’adesione allo Spazio Economico Europeo (6 dicembre 1992, quel “dimanche noir”) è stato uno dei momenti più decisivi della nostra storia recente. A Suo giudizio in quella campagna la radioTV di Stato si comportò in modo indipendente? Fu “neutrale”? Se NON lo fu, può essere giustificata?

Le chiedo ora di valutare il comportamento della Ssr/Rsi durante il periodo Blocher-Widmer Schlumpf : 2003-2007-2015. Fu neutrale? Se NON lo fu, può essere giustificata?

Un giornalista che nutra profondi convincimenti politici può, in teoria, non lasciarsi minimamente influenzare da essi. Ma, in pratica, è veramente così?

Lei è il responsabile dell’informazione alla Rsi. Quante persone dipendono da lei e quali sono le loro varie funzioni?

Lei sarebbe in grado di coprire il Suo servizio, allo stesso livello, con un 20% di personale in meno?

Perché i dipendenti della Rsi hanno una immagine, agli occhi di molti, di “privilegiati” e di “casta”? Che cosa hanno fatto per guadagnarsela?

La Ssr/Rsi sta affrontando una dura prova (ma Tettamanti ha detto che vincerete). La strategia dell’azienda ha vari aspetti. Il più importante di essi io lo qualifico come “quantitativo”. Assemblare ed esibire tutti i partiti (tutti meno uno), tutte le associazioni, le lobby, le personalità (da Ermotti a Finzi Pasca): l’idea non è forse quella di schiacciare sotto una valanga i “quattro gatti” che hanno osato lanciare l’iniziativa?

A proposito, che cosa pensa dei Giovani liberali (svizzeri) che hanno espresso il loro Sì? Quanto grande è il dispiacere che hanno dato ai loro “anziani”? (magari: nessun dispiacere…)

Altri aspetti rilevanti della vostra strategia comunicativa. 1) Nessun piano B. Questo è per me (e per moltissimi altri) incredibile. È evidente che il governo e il parlamento – che vogliono avere la radioTV di Stato – la salverebbero, di riffa o di raffa, dalle conseguenze di un Sì. In primis rallentando i tempi (3 anni almeno), al fine di disporre di uno spazio di manovra. Ammetto però che la batosta sarebbe… tosta.

2) Perdita di grandi privilegi per il Ticino (finanziamento) e “bagno di sangue occupazionale” in caso di vittoria del Sì. Lascio a lei. Colpisca liberamente.

3) La Ssr/Rsi si impegnerà in una autoanalisi critica che porterà a una sostanziale Riforma dell’ente. La mia domanda è: il cittadino elettore può accontentarsi di una simile promessa?

Se la radioTV di Stato uscirà indenne dall’insidiosa prova del 4 marzo, chi/che cosa la costringerà a cambiare? Lorenzo Quadri risponde così: il tempo. La politica non potrà salvare il tanto amato Dinosauro, condannato dal Tempo e dalla travolgente innovazione tecnologica. Come vi adeguerete?

Ormai manca poco. Alcuni (pare) hanno già votato. Il dibattito permane esasperato, i toni taglienti; fioccano le offese. Sui social imperversano gli (impuniti) anonimi. Se io condanno i “miei”, lei è disposto a condannare i “suoi”?

L’entità numerica del risultato, affermo, sarà importante. Un conto sarà 51 a 49, un altro 70 a 30. Dico bene?

Per finire. C’è una domanda che Lei si aspettava e che io non le ho fatto?