Nessuno pretende che la RSI abbia ad occuparsi dell’iniziativa «No Billag» in modo spassionato ed equilibrato. I suoi redattori già non riescono a far tacere le loro simpatie o antipatie su temi che non sembrerebbero riguardarli direttamente. Immaginarsi in questo caso. Tuttavia vi dovrebbe pur essere un limite di decenza, oltre il quale non spingersi. E martedì sera, all’edizione principale del Telegiornale, questo limite è stato abbondantemente superato. Con la scusa di riferire sulla situazione delle radio e televisioni locali nella Svizzera francese, è stato messo in onda un «servizio» di durata infinita (credo di almeno cinque minuti o comunque per un tempo televisivamente enorme) di pura, assoluta, ossessionante propaganda contro la tanto odiata iniziativa. A questo punto, a mio sommesso parere, sarebbe bene evitare di presentare la situazione attuale come la quintessenza del pluralismo e del servizio pubblico «che mira alla libera formazione delle opinioni». Personalmente, come già scrissi su questo giornale lo scorso 27 dicembre, ritengo che l’iniziativa sia troppo esagerata, e che malgrado le critiche che si possono rivolgere alla RSI per gli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti e per l’unilateralità di cui spesso dà prova, l’iniziativa sia da respingere. Ho però l’impressione che certi redattori si lascino prendere un po’ troppo la mano in questa «causa propria», con il rischio di bruciarsi le dita.

Franco Celio, Ambrì