Questa vignetta, recentissima, molti l’hanno trovata scioccante. Alfio Krancic è un celebre vignettista che Chantal Fantuzzi ha, magistralmente, intervistato (articolo di Ticinolive riproposto).

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Le sue vignette sono un compendio tra sagace realismo, satira argutamente sferzante, lungimiranza e coscienza storica. Specchio di politica e società, rappresentano l’Italia, il Mondo, l’Europa.

Alfio Krancic, scrittore e vignettista di Firenze, si racconta a Ticinolive.

Ho iniziato la mia carriera di vignettista per gioco, quando all’Università facevo le caricature agli amici. Dai giornali del background universitario alla collaborazione con la stampa locale. Intorno alla fine degli anni ’80 mandai una vignetta alla redazione de La Città, importante giornale di Firenze. Satira su un assessore locale, che stava rivoluzionando il traffico. Gli piacqui, mi assunsero.”
Poi il passaggio a La Repubblica. “Per sei mesi disegnai vignette per la pagina di Firenze della Repubblica, con satira relativa realtà cittadina e regionale.”
Infine, il salto alla politica nazionale, con l’Indipendente di Feltri. “Mi chiamò la redazione, dopo che gli ebbi inviato un blocchetto di vignette. Mi dissero che Feltri le aveva molto gradite, e che mi proponeva una collaborazione con il suo giornale. Ne pubblicavo circa tre alla settimana.
Contemporaneamente collaboravo per il Secolo d’Italia, per il quale ne pubblicavo una al giorno. Poi il passaggio al Giornale, alla cui direzione era passato Feltri. Mi chiamò Belpietro per una collaborazione che dal 1996 divenne fissa.”

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Alfio Krancic, classe ’48, disegnatore e scrittore Italiano

Da allora la sua carriera di vignettista non si è più fermata, sino alla collaborazione dal 2010 con La Padania, su richiesta della direttrice Aurora Lussana, sino alla chiusura del giornale, nel 2014.

Oggi le vignette di Krancic volano sui social, dividendosi e moltiplicandosi tra Twitter e Facebook, con qualcosa come 40 mila followers sui social.

Alfio Krancic, nelle sue vignette è frequente il richiamo a fatti storici. Come nasce il parallelismo storico?
Il metodo è quello di Forattini, che io ho continuato, secondo cui i riferimenti storici e satirici si riallacciano all’attualità. Chiaramente il pubblico deve avere un back ground culturale, che tuttavia non è sempre necessario, se gli eventi storici presi in considerazione per il parallelismo sono generalmente noti.

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Vittoria” di Hollande e Sarkozy alle ultime elezioni (contro Marine Le Pen)

Ritiene che la Satira sia speculum societatis?
Indubbiamente. D’altra parte lavoro proprio sulla realtà quotidiana, quella realtà che spesso non mi piace e che quindi critico, con una sferzata talvolta intinta nel veleno.

La sua visione della storia, come per esempio il parere sulla Rivoluzione Francese, dissente talvolta dalla storiografia di regime, allo stesso modo la sua visione dell’attualità è spesso non conforme ai Media di regime. Com’è, dunque, il suo rapporto tra, diciamo, imposizione e pensiero personale?
Bella domanda. Io ho la mia visione e seguo quella, per cui spesso mi ritrovo a fare cose che irritano il sentimento comune. Tuttavia c’è la libertà di espressione. Per esempio, so che ciò potrebbe creare un po’ di fastidio, ma non mi riguarda, poiché seguo la mia corrente di pensiero, allo stesso modo con l’attualità.

Restando sul tema di storia attualizzata, riguardo l’odierna UE si è parlato di “Seconda Restaurazione”. È d’accordo con questa definizione, o la ritiene forzata?
Nel Congresso di Vienna non vedo una mera reazione, ma una lotta di inizio secolo, che continuò, tra i suoi alti e bassi da parte di chi “restituì” all’Europa i valori tradizionali e cattolici, che la Rivoluzione aveva tentato di spazzare via.

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“Orlando, scena del crimine.”

La libertà di stampa. Definirla una conquista giacobina è una contraddizione?
La libertà di stampa ha certamente a che fare con la Rivoluzione. I giacobini, in un regime tradizionale, non avrebbero certo potuto permettersi di esprimere una tale anti-tradizione rivelatasi poi dannosa per la società. Loro hanno creato una libertà di stampa, dannosa.
Poi la cosiddetta “libertà” ha subitaneamente subito l’involuzione di vietare ai dissidenti della rivoluzione di esprimere il loro pensiero. Così, ad esempio, i letterati controrivoluzionari furono emarginati dalla società e dal regime rivoluzionario.

Oggi accade la stessa cosa….
Certamente, la libertà di stampa c’è, ma non è applicata.

A che cosa attribuisce la decadenza morale e sociale in cui si trova oggi l’Italia?
C’è stato un percorso di involuzione storica, iniziato da molto tempo. Sono pertanto venuti a mancare i riferimenti religiosi, politici tradizionali, e oggi non ci sono più freni.
Fino agli anni ’60 l’onda lunga di questa tradizione, diciamo pure cattolica, proteggeva la società da quelle idee che si sono poi concretizzate con l’ideologia sessantottina con l’aborto, il divorzio, la pansessualità.
Ideologie che hanno potuto valicare il confine della civiltà per l’assenza dei suddetti freni, i katekon, come avrebbe detto San Paolo, che prima costituivano una protezione sociale.
Questo bagaglio culturale, che sarebbe dovuto essere conservato, tra gli altri, dai Pontefici romani, complice anche il Concilio Vaticano II è andato pertanto disgregandosi.

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Questa decadenza, non avendo freni, pertanto oggi continua…
Per ora sì, e pare aver vinto il Male sul Bene. Certo, possiamo sempre sperare in un riscatto finale, un’ultima battaglia palingenetica, anche in una visione, perché no, paganeggiante. Ma prima dobbiamo bere questo calice amaro. Fino in fondo.
Una conflagrazione, dunque?
Io spero di sì. Come ho scritto anche nel mio ultimo romanzo (ancora inedito N.D.R.), una vittoria finale che arriva attraverso un difficile percorso, rappresentato da un viaggio tortuoso.

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In foto (e nella copertina del link) uno dei libri di Alfio Krancic

“La grande Invasione e altri racconti” ediz. Tabula Fati 2014

C’è un partito, oggi, che potrebbe, a suo parere, risollevare l’Italia dalla condizione in cui verte oggi?
Genericamente io farei riferimento ai cosiddetti “Populismi”, così denominati con una certa carica di negatività, che potrebbero sovvertire quest’andazzo. Dalla Francia alla Germania, all’Olanda, sino agli esempi concretizzatisi in Slovacchia e Ungheria. Certamente, in Italia, una strada simile, fra ostacoli come il Papato e il Governo, è dura.

È mai incorso in polemiche politiche, per le sue vignette satiriche?
Non eccessivamente. Sono incorso una volta in un processo per diffamazione, ma non è che la mia carriera sia costellata da questi avvenimenti. Diciamocelo, un vignettista di stampo di destra, viene più facilmente ostracizzato dalla stampa.

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Però, oltre alla sua carriera, i suoi attuali followers sono innumerevoli, oggi.
Certamente. La mia pagina facebook conta 30mila followers, il mio account Twitter, considerando che mi ci sono iscritto successivamente, ne conta 10mila. Di certo, non mi manca il rapporto diretto col popolo.

Cosa pensa del referendum renziano ad ottobre?
Spero che vinca il No, ovviamente, anche se, in tal caso, avranno di sicuro qualche trovata per restare al Governo. La democrazia, attualmente, è sospesa.

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Una frase per incitare i giovani, che al cospetto della globalizzazione mondiale, ancora pensano con la propria testa?
Resistere, resistere, resistere! (cit. Borrelli)
Bella!
(ride) È emblematica per una rivoluzione nel futuro prossimo. O meglio, una controrivoluzione.

C’è ancora, quindi, la possibilità di mantenere un proprio pensiero?
Assolutamente sì, e in questo i social aiutano molto. Si parla di cose di cui normalmente, la stampa non parla, c’è una controinformazione, diciamo, che aiuta ad aprire gli occhi alla gente.
Leggevo stamane i commenti a un post del governatore della Toscana, Enrico Rossi (PD) nel quale diceva che i pericoli odierni fossero sostanzialmente due: 1) il razzismo 2) il fascismo.
Una trentina di commenti lo tappavano. C’è sicuramente segno di voglia di cambiamento, di rivalsa.

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi.