C’é una sola verità, quella che Pamela, Jessica, il poliziotto pestato, sono tutte vittime. La violenza subita non è contestualizzabile. Non c’entrano la droga né la fragilità. C’é una sola verità: quella che i nigeriani di Macerata, il tranviere di Milano, i centri sociali di Piacenza, sono tutti criminali. Resi forti da una società dimentica del confine tra il male e il bene, da una parte politica che contestualizza i crimini sino al parossismo, che cerca sempre una risposta all’orrore avvenuto.

Ma non c’è risposta alla morte di Pamela, poiché non è stata la droga a dividerla in venti pezzi e in due valigie, ma la crudeltà infernale di quattro immigrati clandestini; non è stata “l’essere sbandata” di Jessica, una ragazza madre a renderla morta accoltellata sotto a un divano, ma la cattiveria inimmaginabile di un uomo che non è nemmeno una persona. Non è stato il gesto di un folle italiano a scatenare la protesta antirazzista e l’attiguo pestaggio a Piacenza di un poliziotto quasi massacrato, bensì l’odio represso di manifestanti degenerati che altro non aspettano che di massacrare la società (e chi, meglio di un  poliziotto antisommossa, rappresenta il pilastro della società?) e di rinnegare il massacro compiuto, sulla pelle di 300mila italiani infoibati, da quella parte politica in cui essi continuano, ignominiosamente, a riconoscersi. Infine, non sono stati gli innegabilmente orridi massacri dei fascisti a danno dei contadini slavi a provocare la pulizia etnica attuata dal maresciallo Tito sui civili italiani, i cui più fortunati, fuggirono dalle loro case, per non morire, fucilati in una crepa carsica.

E c’è una terribile vergogna, in quest’Italia: che a Macerata si protesti contro un inesistente fascismo, e non in solidarietà di una ragazzina tagliata in venti pezzi, una martire dell’immigrazione, dell’indifferenza, di questa società. Che lo si faccia nel giorno della Memoria dei 300mila martiri delle foibe, e si inneggi alle stesse. C’é una sola verità: tanta vergogna per questo paese al paradosso della crudeltà, e immensa tristezza.