Mordasini, Margani, Fabbri, Minacore, Rossi, Hefti: non è la formazione di una squadra alle Olimpiadi di Pyeongchang, ma i direttori o simili (o nominati o licenziati o ad interim o dimissionari) che si sono susseguiti alla direzione dell’Istituto S. Carlo di Locarno in poco più di due anni. Roba da Guinness dei primati. Peccato che tale montagna pare abbia partorito un topolino. Sì, perché come nel gioco dell’oca, dopo un gran giro, sembrerebbe essere tornati alla casella di partenza.

Il direttore “definitivo” Stefano Hefti chiamato al capezzale di un moribondo S. Carlo parrebbe aver gettato la spugna, dando le proprie dimissioni, poco importa se per rincorrere una nuova sfida professionale, stando al laconico comunicato del Municipio. Di fatto il S. Carlo si trova nuovamente senza un direttore, mentre nell’Istituto permangono problemi di non poco conto: nel marzo scorso i sindacati lamentavano ancora un clima di lavoro pessimo, tensioni, assenze per malattia, per colpa – parrebbe – di quadri inferiori, che indussero il Municipio al licenziamento di due caporeparto.

Solo il responsabile politico dell’Istituto, il municipale Ronnie Moretti, poteva continuare a rassicurare tutti. Già il 9 luglio 2016 affermava: “oggi queste criticità sono praticamente risolte”, “la falla ha potuto essere tappata in poco tempo”. E dopo il recente licenziamento delle due caporeparto: “le criticità sono state in parte risolte e in parte lo saranno nel prossimo futuro. Compito della Direzione dell’Istituto è di procedere con l’analisi di dettaglio… La funzionalità della casa è stata garantita da un clima di lavoro migliore, comprovato dalle verifiche che si sono succedute.

Oggi il PLR si fa interprete dello sconcerto dei cittadini locarnesi, che non si sentono affatto rassicurati da queste parole e di fronte ad un nuovo cambio di direzione si interrogano su quali sono le vere cause che hanno portato Hefti a gettare la spugna. È pur vero che la situazione emersa dall’audit della iQ-center di Lugano era catastrofica, ma è mai possibile che non siano bastati due anni, gli incontri con i sindacati, il licenziamento del direttore dei Servizi sociali Giuseppe Mordasini e della responsabile dell’Istituto Anna Margani, il lavoro di assistenza del direttore responsabile della Casa di cura per anziani Belsoggiorno Doriano Fabbri e della capocure Piera Minacore, il direttore ad interim Gianluigi Rossi, già direttore dell’ospedale La Carità di Locarno, l’assunzione di cinque nuovi collaboratori, la nomina del direttore della Fondazione Hospice Ticino Stefano Hefti, per uscire da questo tunnel?

Cosa dobbiamo pensare? Che il S. Carlo non può essere riformato? Che non vi è una cura per guarirlo dal morbo che l’affligge? Sarebbe inaccettabile. O che tutti coloro che si sono succeduti al vertice dell’Istituto fossero degli incapaci? Non lo crediamo. O che la cura o peggio la diagnosi erano sbagliate? Ma è pur stata indicata da fior fiori di specialisti. Che fare? Non chiediamo però nulla al responsabile politico del Dicastero Ronnie Moretti, perché già sappiamo la risposta: “questo è un bieco attacco elettoralistico”, “qui si voglion chiudere vecchi conti in sospeso”, “si interroghi il Municipio, io non sono che uno della squadra” (con bello sportivo senso della collegialità). Qualche soluzione noi liberali già l’abbiamo indicata (come l’istituzione di una fondazione di diritto pubblico) auspicando nel contempo impegno e determinazione massima per venirne ad una. Di certo, per noi, come per la maggior parte dei locarnesi, il carnevale qui finisce e con esso, la voglia di scherzare.

PLR Locarno