A proposito dell’elezione del Procuratore generale

La forma più sublime di umorismo è senza alcun dubbio l’umorismo involontario. Ne fornisce un esempio notevole lo stesso Consiglio di Stato, il quale l’anno scorso scriveva (riprendo da LiberaTV):

“Il sistema di elezione parlamentare attuale consente almeno in teoria l’elezione di candidati non vicini a un partito mentre l’elezione popolare tende a escludere (o perlomeno a rendere molto più improbabile) l’elezione di un candidato non proposto da uno o più partiti”.

Commenta filosofico e senza scomporsi il buon Bazzi: Okay, il ragionamento ci può stare, ma in teoria, appunto: voi avete mai visto eleggere un procuratore pubblico “non vicino a un partito”?…

Eccoli lì, in bella fila, i tre papabili, ognuno con il suo cartellino appiccicato in fronte.

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  • Vorrei sapere chi è quel genio (attenzione: non c’è solo Einstein, o Dante, o Leonardo da Vinci) che ha concepito l’idea di ricorrere al “test da 30.000”. Una mossa magistrale!
  • Il Mattino (che è tremendo) arriva al punto, oggi, di ipotizzare che il candidato PLR sia stato giudicato “non idoneo” da quelli-che-costano-trentamila. Non credo che sia plausibile. Come potrebbe il PLR correre un simile rischio?
  • (aggiunta psicologica) La “linea Gianora” (tipo linea Maginot) – linea del diniego – risulterà rapidamente insostenibile. Se il presidente persisterà in essa, tutti (o moltissimi) diranno: “Che cos’ha da nascondere?” Già lo scrivono, e non si fanno pregare! Il dettaglio dell’assessment è tuttora ignoto ai granconsiglieri e ai cittadini. L’unico messaggio che passa è quello relativo al candidato “non idoneo”. Una situazione più disastrosa sarebbe difficile immaginarla. Che fare?
  • Esito della perizia dello ZHAW (secretata, segreta, la conosce solo Gianora): Emanuele Stauffer raccomandato, Antonio Perugini e Moreno Capella raccomandati con riserva, Andrea Pagani non raccomandato.