Quattro delinquenti legati ad un gruppo di ex militari della ex Yugoslavia sono stati arrestati lunedì 19 a Lugano dai corpi speciali della polizia poco prima di compiere una rapina ai danni di una nota gioielleria di lusso a Lugano.
Erano tenuti d’occhio da diversi giorni, due cittadini croati di 37 e 39 anni, un 38 enne bosniaco e un 41 enne serbo, tutti residenti all’estero. L’azione preventiva condotta dalla polizia già presente quando i quattro volevano entrare in azione, ha impedito l’attacco pianificato nel centro di Lugano. Aiutata dalla video sorveglianza mirata della città, il fermo di due persone è avvenuto sul posto nel quartiere di Pregassona e altre due sono state fermate a Loreto dopo un tentativo di fuga in sella ad una moto.
Sono state sequestrate anche alcune armi cariche con il colpo in canna; testimonianza della determinazione e pericolosità dei rapinatori.
Hanno dichiarato di essere membri delle “Pink Panthers”, un commando a composizione variabile attivo da una decina di anni specializzato in rapine in gioiellerie di tutto il mondo.
Il gruppo, a cui appartengono anche ex militari reduci dalla guerra dei Balcani, ha spesso conquistato le prime pagine della stampa internazionale e si stima in diverse centinaia di milioni di dollari il loro bottino per rapine avvenute in circa 150 gioiellerie di lusso in tutto il mondo.
Addestrati all’uso delle armi, hanno convertito questa loro capacità nel rapinare, veloci e precisi, specialisti in travestimenti e fughe spettacolari.
Della banda si era parlato molto per due spettacolari evasioni avvenute nel 2013 da due prigioni della Svizzera francese, il penitenziario di Bois-Mermet a Losanna e quello di Orbe nel Nord vodese.
Avrebbero colpito anche Lugano se non fossero intervenute con successo le forze di polizia (Capodicastero di Polizia, on. Vicesindaco Michele Bertini).
Collegamenti possibili con questo gruppo per similitudini sulle azioni, erano già emersi l’anno scorso per la tentata rapina alla gioielleria Herchmann di Ascona, e nel 2015 per un colpo avvenuto ad una gioielleria di Montreux nel Canton Vaud.
Sembrava che la banda non esistesse più dopo l’arresto di alcuni componenti a seguito del colpo avvenuto a Milano l’anno scorso alla gioielleria Eleuteri di Via Sant’Andrea nel quadrilatero della moda. Ma evidentemente c’è stato un ricambio generazionale tra di loro. L’Interpol l’ha definita la banda criminale più potente e meglio organizzata del mondo e gli aveva dato questo soprannome dopo una rapina alla gioielleria Myfair di Londra, dove la banda rubò un diamante del valore di mezzo milione di sterline nascondendolo in un barattolo di crema per il viso, proprio come nel film “Il ritorno della pantera rosa”, protagonista l’attore Peter Sellers.
Tutti di etnia serba, i componenti della banda parlano fluentemente diverse lingue, hanno attrezzature militari sofisticate, passaporti di tutti i Paesi e una maniacale attenzione per ogni dettaglio del piano.
L’Interpol sospetta che loro base sia in Montenegro, paese che non ha trattati di estradizione.
Il fondatore della banda, Dragan Mikić, fu arrestato in Francia nel 2003, ma due anni dopo riuscì ad evadere dopo che i suoi complici sfondarono il muro del carcere con un camion tenendo a bada le guardie delle torrette con raffiche di mitra.
Ci sono anche donne nella banda. Una di queste, Olivera Ćirković,  48 enne di bella presenza alta 1.90, è stata rilasciata ad agosto 2017 dal tribunale greco dopo cinque anni di reclusione ed è tornata a Belgrado in Serbia dove ha inteso continuare a dedicarsi alla scrittura di libri, iniziata dietro le sbarre, che raccontano le confessioni di una donna diventata membro delle Pink Panthers. “Meglio essere un ladro onesto che un vile medico o un vile politico” aveva affermato.
Nei loro paesi vengono venerati come nuovi Robin Hood. Per quanto risulta, la banda ha rubato soltanto alle persone ricche e non ha mai ucciso nessuno.
L’inchiesta è condotta dal procuratore pubblico Paolo Bordoli e le indagini riguarderanno anche episodi criminali simili avvenuti in passato in Ticino e all’estero per chiarire l’eventuale coinvolgimento delle persone arrestate.