INTERROGAZIONE di Aron d’Errico

 Alla Casa anziani San Carlo di Locarno si spiana la strada ai frontalieri. Infatti, attualmente sono operativi due infermieri frontalieri che sono diventati capi reparto senza essere in possesso di un diploma DAS (Diploma in Advanded Studies in gestione sanitaria). Il nuovo responsabile del 3° piano è un frontaliere entrato in funzione lo scorso anno, assunto a concorso dal Comune senza possedere il diploma DAS e amico del nuovo capo cure[1]. Pure la nuova capo reparto ad interim del 7° piano è frontaliera, promossa senza concorso e priva di un diploma DAS.

I dipendenti residenti in Ticino andrebbero maggiormente tutelati e valorizzati; è politicamente inaccettabile che un ente pubblico come il Comune di Locarno assuma e promuova a capo reparto due frontalieri, che per di più non hanno nemmeno un diploma DAS.

Invece di sostenere e incoraggiare i lavoratori residenti che aspirano a ruoli di responsabilità, è stata spianata la strada a frontalieri senza diploma che potranno fare carriera: si tratta di un ulteriore tassello della disastrosa gestione politica del dossier S. Carlo da parte del Capodicastero socialista Ronnie Moretti.

Alla luce di ciò, chiedo al Municipio di Locarno:

  1. Come giustifica il Municipio le suddette assunzioni di frontalieri (di cui uno sarebbe amico del nuovo capo cure)? Anche in questo caso mancavano in Ticino dei “profili giusti”?
  2. I due frontalieri, privi di diploma DAS, risultano attualmente operativi come capo reparto. Il Municipio ritiene ciò opportuno?
  3. Una fonte interna illustra la situazione: «Ruoli e persone cambiano in blocco e chi magari è dentro da sempre e aspirava ad un posto di maggiore responsabilità si ritrova scavalcato da perfetti sconosciuti che magari non hanno i requisiti per ricoprire determinati ruoli oppure, peggio, risultano essere amici degli amici»[2]. Oppure: «Ci chiediamo come mai non sono stati interpellati altri infermieri/e che già da anni lavoravano per S. Carlo, residenti in Ticino da sempre e che magari aspirano a tali incarichi e che sono già formati in proposito»[3]. Ancora: «Non c’è trasparenza da parte della Direzione, perché ancora una volta ci sono frontalieri?»[4]. Il Capodicastero cosa risponde a questi legittimi malumori, formulati da coloro che giornalmente mandano avanti la struttura lavorando con impegno? Il Municipio intende tutelare e valorizzare maggiormente (non solo a parole) i lavoratori del S. Carlo residenti in Ticino?
  4. Due cape reparto residenti in Ticino stavano frequentando la formazione per ottenere il diploma DAS ma, secondo una testimonianza apparsa su «La Regione», «a causa della situazione di confusione all’interno della casa le due avevano però chiesto di interrompere temporaneamente la formazione Supsi (che può essere “spalmata” su 3 anni). Il risultato? Sollevate entrambe dai rispettivi incarichi»[5]. Il Municipio può chiarire questa vicenda? Il Municipio non ritiene che i dipendenti che seguono una formazione andrebbero sostenuti e incoraggiati (soprattutto in questa fase critica per l’Istituto), non “declassati”?
  5. Il Comune rimborsa i costi di formazione (Fr. 8’600.-) ai dipendenti che conseguono il diploma DAS e che si impegnano a rimanere al S. Carlo? Se sì, i due frontalieri capi reparto potranno quindi ottenere il diploma a spese dei contribuenti?

Sperando che al più presto, per il bene degli anziani ospiti e dei dipendenti, vengano risolti i problemi interni all’Istituto e che si tutelino maggiormente i lavoratori residenti, auspico una risposta entro i termini di legge di 30 giorni.

Aron D’Errico (Lega dei Ticinesi)

[1] Cfr. D. Martinoni, Casa S. Carlo, voci del disagio, in «La Regione», 21 febbraio 2018, p. 11.

[2] Ibid.

[3] Segnalazione raccolta dall’interrogante.

[4] Ibid.

[5] Cfr. D. Martinoni, ibid.