“Essere come la moglie di Cesare” è un idiomatismo della lingua italiana. Riferito ad una persona, significa che questi deve apparire al di sopra di ogni sospetto.

L’espressione trae significato dal divorzio di Giulio Cesare da Pompea. Clodio, l’amante di lei, si era introdotto nella casa di Giulio Cesare in occasione di una celebrazione in onore della dea Bona. Accortosi di ciò Giulio Cesare chiese il divorzio, tuttavia al processo non fece menzione del fatto e alla richiesta di una motivazione rispose che sua moglie non doveva essere nemmeno toccata dal sospetto.

L’espressione in sé o il solo riferimento alla “moglie di Cesare” viene talvolta utilizzato nella dialettica politica.

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(Articolo pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata)

La moglie di Cesare dev’essere al disopra di ogni sospetto. Dei nostri tempi si (auto)considerano al disopra di ogni sospetto tutte quelle attività, generalmente benevole, che non hanno scopo di lucro. Ad esempio le numerose ONG, organizzazioni non governative. Domina il «no profit», anche perché viviamo in una società che diffida del profitto.

Che si tratti di un ingiustificato e pericoloso pregiudizio lo prova tra l’altro lo scandalo sorto attorno alla Oxfam, una vecchia ONG britannica oggetto di pesanti accuse. Nella villa con piscina dove soggiornava il capo missione Oxfam dopo il terremoto di Haiti del 2010 si svolgevano orge con prostitute. Mi rifiuto di definire prostitute povere donne (si sospetta anche minorenni) alla ricerca di un pezzo di pane o un tetto per loro o le loro famiglie e quindi rese succubi in modo abietto. Lo scandalo si è allargato perché fatti simili pare si siano svolti anche in altri Paesi dove l’Oxfam era presente, tipo Kenya, Chad e Sudan e addirittura nei negozi di beneficienza dell’organizzazione in Inghilterra. Uno dei massimi dirigenti si è già dimesso, anche per voci critiche che affermano che gli scandali erano noti da tempo e si è cercato di metterli a tacere. È intervenuto pure il Governo inglese che ogni anno versa alla Oxfam 32 milioni di sterline, più 29 milioni dall’UE. Dalla Svizzera, che ha sospeso i pagamenti, 20 milioni di franchi negli ultimi anni.

Disturba il fatto che i soldi non andassero tutti all’aiuto ai bisognosi, ma anche a finanziare attività politiche dell’Oxfam, che ha pure un ufficio a Bruxelles (finanziato anche con i nostri soldi) per fare del lobbismo contro la Svizzera, considerata «paradiso fiscale». Forse chi fa la morale agli altri farebbe bene a guardarsi in casa propria, magari per ben più disdicevoli magagne. Non sarebbe più onesto e trasparente dividere le attività in due, quelle benefiche e quelle politiche al fine di conoscere le destinazioni dei soldi raccolti? Ma certe ONG non sono al disopra di ogni sospetto, anche quando invece di sesso o truffe operano con la diffamazione per fanatico zelo.

Ho fatto condannare penalmente un attivista di Greenpeace che pur di propagandare i suoi punti di vista (fanatismo?) non ha esitato ad usare l’arma della calunnia nei miei confronti. Ho lettere di scuse del «Corriere della Sera», della «Repubblica» e dell’ANSA che, fidandosi di una Greenpeace ritenuta a torto al disopra di ogni sospetto, hanno incautamente pubblicato le notizie diffamatorie sul mio conto. Ovvio, ci si può difendere, ma non tutti ne hanno i mezzi e intanto la diffamazione è circolata.

Anche da noi i due dirigenti della casa per anziani di Arogno hanno messo pesantemente le mani nella cassa. Aggiungiamo pure l’aspetto comico nell’ambito del settore pubblico federale. La Confederazione pretende di essere stata truffata dalle Poste (che sono di sua proprietà) e che avrebbero fraudolentemente incassato 70 milioni di franchi in sovvenzioni non dovute.

Lo scandalo si sta allargando. L’ONG «Save the Children» denuncia nel suo ambito 37 casi di molestie sessuali nel solo 2017, denunce pure per «Medici senza frontiere» e per la IRC. L’elenco potrebbe continuare ma non cambierebbe un giudizio equilibrato. Infatti numerosissime associazioni di ogni tipo con ammirevole generosità sono impegnate per alleviare le innumeri sofferenze delle quali mondo e società soffrono. Un grazie a quelle persone che con cuore e idealismo mettono a disposizione tempo e anche mezzi (che per taluni sono tanti). Va detto però che molte ONG che si vogliono critiche e indipendenti dallo Stato non sopravvivrebbero senza le generose elargizioni dei Governi. Sono molto sospettose e pretendono trasparenza nei conti delle società private ma reticenti a mostrare i propri.

L’errore è pensare che chi tende al profitto (per raggiungere il quale bisogna pagare gli stipendi ai collaboratori – che altrimenti sarebbero disoccupati – le fatture ai fornitori – che senza clienti fallirebbero – imposte e tasse allo Stato – che ne ha bisogno anche per le spese sociali) sia un avido da guardare con diffidenza e chi per contro dice di non prefiggersi un guadagno (magari avendo altri interessi talvolta nascosti con ipocrisia) sia persona od organizzazione al disopra di ogni sospetto.

Attività private o pubbliche, attività benevole e di servizio sono tutte gestite da persone portatrici di quell’impasto di pregi e difetti, valori e debolezze che costituiscono la natura umana. Gli interessi, magari non confessabili e confessati, possono consistere in stipendi o posizioni di influenza. Strutture che usano il 30% o più per pagare la propria amministrazione non lasciano dubbi a proposito dei veri beneficiari. Certe ONG con copertura umanitaria servono al perseguimento di ideologie talvolta in modo fanatizzato e danno a taluni la possibilità di sfogare frustrazioni.

Forse un po’ meno di prevenzione nei confronti del privato e degli operatori economici che realizzano quella ricchezza che in parte affluisce giustamente alle opere benefiche permetterebbe di capire che non fosse che per la legge della proporzionalità anche tra le ONG e simili ci possono essere mascalzoni e fanatici. Quindi nessuno è al disopra di ogni sospetto.

Tito Tettamanti