Parzialmente delusi perché se da un lato l’iniziativa è stata respinta, dall’altro un piccolissimo comitato come il nostro, confrontato con l’intero establishment in assetto di guerra, ha ottenuto l’appoggio di 48’881 cittadini ticinesi. Un sostegno che, se confrontato con il risultato negli altri Cantoni, si pone sopra la media nazionale.

Negli scorsi mesi il Comitato ticinese si è dovuto, infatti, confrontare con una campagna virulenta da parte del fronte contrario. Una campagna infarcita di ricatti, catastrofismi, fake news e denigrazioni personali, a cui ha attivamente partecipato la stessa TV di Stato, del tutto immemore del proprio mandato di servizio pubblico. Un simile clima d’isteria non ha precedenti: segno evidente che l’iniziativa ha toccato nervi scoperti.

Il Comitato ricorda inoltre che, senza l’iniziativa No Billag, non ci sarebbe stato un dibattito così approfondito sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo in Svizzera e sui mezzi a sua disposizione, poiché le maggioranze politiche hanno sempre rifiutato di discutere il concetto stesso che regge ora il sistema mediatico svizzero. Senza questa iniziativa, inoltre, il canone radiotelevisivo non sarebbe mai stato portato a 365 Fr. all’anno oppure, come dichiarato da Doris Leuthard, a 300 Fr. in futuro: dunque, l’iniziativa ha già portato dei vantaggi concreti ai cittadini.

Va comunque rilevato che i vertici della RSI e la CORSI sono stati sfiduciati da una fetta importante della popolazione e dovranno tenerne conto in futuro. Il Comitato si aspetta in particolare che le promesse di riforma fatte negli scorsi mesi siano prontamente mantenute, e rimarrà vigile.

Il Comitato ringrazia infine tutti i cittadini che hanno avuto il coraggio di depositare nell’urna il proprio Sì a No Billag malgrado il clima clamorosamente ostile ed intimidatorio creato ad arte dagli avversari. Il Comitato continuerà a battersi per una sostanziale riduzione del canone radiotelevisivo in futuro e per una maggior pluralità mediatica in Svizzera.

Alain Bühler e Lorenzo Quadri, copresidenti

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I motivi addotti dal Comitato sono senz’altro plausibili. Noi li compendieremmo in un unico, semplice assunto: “Non si poteva vincere perché gli avversari erano più forti, molto più forti”. Nel presente la maggioranza politica che governa la Svizzera (e sono tre partiti) è imbattibile. Pur non essendo uguali, sulle questioni essenziali sono coesi.

E continueranno a gestire, insieme, l’informazione di Stato. 

Post scriptum. È stata una battaglia dura, poco cavalleresca e abbastanza spiacevole. Nell’ardore della lotta i social network si sono messi in luce (ed era prevedibile) al livello più basso possibile. Persino, e soprattutto, nella gioia della vittoria, essi grondano spregevole odio. Che gente è questa? Talvolta si sa, ma tante altre no, perché i nomi sono fasulli.

Solo per esemplificare e per non restare nel vago, una “signora” (a me in verità ignota) mi scrive:

XXXXXX XXXXXXXXX XXXXXXXXX  Torna a bere merlot scadente al grottino e se ti va bene rimedi qualche partita di tresette e una mignotta che te la da a buon prezzo

NB. Dà si scrive con l’accento. E non ho (né mai ho avuto) l’abitudine di ricorrere ai servigi di donne mercenarie.