La Lega di Salvini è la Lega dei cambiamenti: dopo lo straordinario successo elettorale che l’ha portata a conquistare la maggioranza dei seggi in Parlamento e la conquista di elettori in tutt’Italia (sebbene da Firenze in giù l’Italia si presenti più come grillina che destroide) al prezzo dell’abbandono delle parole “Padania” e “Nord”, ora il partito di Salvini taglia, come si suol dire, la testa al toro: se prima l’abbandono alla fede nordista era stato velatamente occultato dall'”emergenza immigrazione” ora, data l’immediata risoluzione – ben riuscita –  alla ben più reale “emergenza voti”,  la strategia diventa legge: è palese che la Lega Salvini Premier non tornerà mai più Lega Nord Padania. I cambiamenti sono già in atto.

La Tessera

Da 30 anni i fedelissimi del partito seguono un cursus honorem per aspirare alle cariche amministrative all’interno del movimento o, più semplicemente, per mostrare il proprio sostegno alla linea del partito padano. Prima si diventa sostenitori, poi, dopo un anno di militanza volontaria, militanti, e da lì, dopo tre anni di militanza ufficiale, si può essere candidati a comune/regione/parlamento. E magari, con fede e fortuna, eletti. Ogni anno la tessera va rinnovata, entro il marzo dell’anno successivo. Questo, sino a qualche tempo fa.

Matteo Salvini agli esordi, in camicia verde

“Il tesseramento 2018 momentaneamente non è operativo” si legge da qualche tempo sul sito www.leganord.org. Le tessere infatti, da sempre bianco e rosse, o verdi, con l’Alberto da Giussano al centro, il Leone di san Marco e il Sole delle Alpi, stanno per essere sostituite: sostituite, sì, dal bianco azzurro stemma salviniano, in cui campeggia il nome del vincitore, non già del Congresso del Partito, quanto piuttosto delle elezioni italiane. Addio tessere “per l’Indipendenza della Padania”. Giunge la tessera “Lega per Salvini Premier”, abbreviata in Lsp, associata alla sigla delle rispettive regioni (Veneto, Lombardia ecc..)

Il movimento giovanile

Salvini militò nei Giovani Padani, la fazione giovanile del movimento leghista, che raggruppa tutti gli Under 30. Poi , troppo cresciuto per farne ancora parte, ne mise a capo, nel 2013, Andrea Crippa, oggi 31 anni e neoeletto alla Camera. Ed è proprio questi, in un’intervista rilasciata al Corriere di Milano, a sostenere che “avrebbe poco senso [ora] continuare con il nome storico [del movimento].” l’elettorato, secondo il neodeputato, sarebbe “molto presente tra i giovani di tutt’Italia”. Per questo, a suo dire, sarebbe opportuno mutare il nome in “Lega giovani”.

Sempre meglio che “Giovani Italiani” come qualcuno, a suo tempo ponderò.   I tempi della Lupa è sempre meglio lasciarli nel loro ascoso tabù.