La sperimentazione si farà. Bertoli nel suo pragmatismo ha concesso ciò che doveva concedere e ha “incassato” l’assenso di PLR e PPD. Anche perché i due partiti non ci tenevano a passare per “quelli che si oppongono a tutto per principio”.

Bertoli deve realizzare un progetto, per “consacrare” il suo passaggio in governo e lasciare qualcosa ai posteri. PLR e PPD dovranno trovare la forza di rintuzzare l’ideologia egualitaria che, inevitabilmente, sta alla radice delle concezioni socialiste.

“Equa, inclusiva e di qualità” dovrà essere la nuova scuola. Possiamo dedurne che la vecchia fosse “iniqua, esclusiva e scadente”? Parrebbe di sì. Per fortuna ne siamo usciti vivi! (per il rotto della cuffia…)

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Nel Messaggio che chiede il credito per la sperimentazione della “Scuola che verrà” c’è scritto testualmente:

«Il Canton Ticino ha da tempo operato una scelta coraggiosa, decidendo di dotarsi di una scuola equa, inclusiva e di qualità. La scelta di fondare la scuola ticinese sul principio dell’integrazione, che segna le politiche pubbliche scolastiche cantonali fin dagli anni ’70, riconosce le differenze individuali di sviluppo della persona e della sua intelligenza come un valore, attribuendo alla scuola il compito di sviluppare l’eterogeneo bacino di potenzialità degli allievi».

Bene, ma non vi sembra di mettervi le penne del pavone e di dare fra le righe un giudizio impietoso di ciò che fu fatto prima degli anni ’70? Diciamo: la scuola degli anni precedenti non era equa, ossia trattava male gli allievi, li estrometteva senza curarsi di loro, valeva poco? Ditelo chiaramente, perché dal testo di cui sopra emerge una ben scarsa considerazione appunto per l’istituzione di quando non erano ancora in voga le vostre idee così luminose.

Purtroppo questa autoreferenzialità per le vostre opere brilla da mezzo secolo. Perché continuate a farlo, con quali intendimenti visto che oggi vi sono molti che soffrono, molti che l’equità e altri begli obiettivi socio-politici vorrebbero vederli davvero, forse già a partire dai bambini e dai ragazzi.

Non so cosa si farà domani con quell’idea che terrà banco in Gran Consiglio. Personalmente sognerei un’analisi di tutto ciò che si è consumato in cinquant’anni, da Bixio Celio a Manuele Bertoli. So che è un lavoro improbo, che richiede chissà quanto tempo. Ma chissà, magari qualcuno lo dice e non sarebbe un male, visto che le idee costruttive non nascono per un tocco di bacchetta magica nelle officine dei pedagogisti.

Franco Cavallero 

Tutto sommato questi erano modesti, semplici, non aggiornati, probabilmente anche pedanti. Ma erano chiari. Quelli di oggi sono confusi e non basta l’esperto di turno a renderli diversi da un mattone indigesto.