Orio Galli scrive con piacere su Ticinolive e questo portale gradisce molto la sua collaborazione. Orio Galli – insigne grafico, vignettista, umorista, scrittore – ha parecchi anni sulle spalle (ne ha più di me, e ce ne vuole) ma la sua voglia di comunicare, di produrre, in una parola: di vivere, è intatta.

Quando gli ho proposto un’intervista sulla “Scuola che verrà” ha accettato con entusiasmo e mi ha mandato le sue risposte in men che non si dica. Lui è velocissimo.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  In quale misura lei è uomo di scuola?
Orio Galli  Mi sento un «uomo di scuola» innanzi tutto come persona facente parte della società umana. E siccome la «scuola», in particolare quella «pubblica», è una componente fondamentale, o dovrebbe esserlo, della nostra società…

Contro “La scuola che verrà” Lega e UDC lanciano il referendum. Lei approva questa decisione? Firmerà?
Ogni referendum che crea dibattito, confronto democratico tra idee diverse, è secondo me da ritenersi sempre salutare, per il bene di tutti. Firmerò? Firmeranno probabilmente già in molti…

PLR e PPD all’inizio erano contrari. Come mai si sono accordati col PS ?
Più che alla politichetta della partitocrazia (quella degli “scambi”) preferirei dedicare il mio scarso tempo che ancora mi rimane per riflettere sulla vera politica, quella che guarda in alto, e il più lontano possibile…

Un unico deputato PLR, Andrea Giudici, ha votato No. Proviene da un altro pianeta?
Non saprei. Non conosco altri pianeti. Io, anche per il cognome che porto, sono sempre rimasto… un volatile di «bassa corte», del pianeta Terra.

Gli argomenti dei referendisti sono pretestuosi? (Bertoli si è lamentato moltissimo). Agiscono per partito preso?
Mi lasci dire. Quello de «La scuola che verrà» è per me un tema secondario. Sarebbe molto più importante affrontare quello centrale, primario, de « La società che verrà» (o che non verrà). Mentre quello della scuola sarebbe solo la sua “conseguenza”, e non, come nel nostro caso, la “premessa”.

Morisoli ha detto e ribadito: “È un progetto di scuola socialista”. Non è un’esagerazione polemica?
Come vede siam sempre lì, fermi a questioni di bottega, di piccolo cabotaggio da potere provinciale.

A causa del Sessantotto – amatissimo o disprezzatissimo – la scuola “sinistra” ha fama di essere permissiva, lassista e buonista (il 6 politico; il professore che boccia è un fascista, eccetera).
Io, che sono del ’41, nel Sessantotto ero già sposato. Mi ero già «integrato». Anche perché avevo una famiglia da mantenere. E quindi altri problemi da affrontare e da risolvere. Mentre a mia sorella, che è del ’49, mio padre – preoccupato…– andava a portare i biscotti nell’aula 20 che lei occupava a Locarno. Insomma in quegli anni, mentre le sinistre desideravano andare al potere con i «sampietrini» e con l’«imagination» la mia «fantasia» cercavo di usarla in ben altro modo. Poi si è visto come sono andate a finire le cose… Alcuni di quelli delle barricate si sono nel frattempo «disintegrati». Altri, più scaltri, oggi dormono sonni tranquilli, con sotto il cuscino una grassa e sicura “pensione”. Magari dello “stato sociale”. Molti loro figli e nipoti possono però oggi solo accendere qualche lume a San Precario…

Nel progetto circola una parola che è divenuta un mantra: inclusiva. Secondo lei che cosa significa?
Senta, con l’esperienza da me acquisita durante più di cinquant’anni in un determinato settore possiedo delle conoscenze che potrebbero oggi tornare molto utili a chi fa scuola. Perciò ho chiesto ai massimi dirigenti del DECS, senza alcun impegno da parte loro, di poter incontrarli, per esporre alcune mie idee, gratuitamente…. Sono passati da allora parecchi mesi, e sono sempre in attesa… Come quindi vede… io non mi sento un «incluso»…, semmai un «escluso»! O forse che… «inclusiva», per alcuni sia da ritenersi la poltrona ?

La nostra scuola dell’obbligo discrimina i figli della classe socialmente inferiore?
Forse si dovrebbe mettere oggi in discussione il principio stesso di scuola, e di classe. La società è cambiata radicalmente a tal punto, e ancor più lo sarà nel futuro con un’accelerazione parossistica, esponenziale… Non sarebbe perciò forse finalmente giunta l’ora di darci tutti nel mondo una calmatina…?E di guardarci in faccia, seduti a cerchio su un prato, tutti con il culo sull’erba?

La scuola media unica nacque circa 40 anni fa. Pochi furono i contrari, e facilmente debellati. Fu una buona decisione? Vogliamo dare un voto alla scuola media 1980-2018 ?
Ma allora non c’era la digitalizzazione (la più grande sciagura di questa fine/inizio millennio insieme alla globalizzazione) e non erano ancora iniziate le umane migrazioni di massa. A “religione” ti raccontavano ancora di quella biblica delle cavallette… Comunque io della scuola che ho frequentato nei primi anni ’50 (mi riferisco al ginnasio) non ho un gran bel ricordo… Soprattutto se penso agli «espe di mate» che mi facevano venire la febbre a 38°. Mi chiedo ancora adesso a che c…. servivano (almeno per me) tutte quelle parentesi tonde, quadre, graffate… Poi, su mio figlio, che è del ’71, e di quando frequentava le medie ricordo ancora i «sacchi»… Ma dove sono finiti tutti quei sacchi? Forse in qualche corsa di… carnevale?

Quando l’abbiamo creata, volevamo copiare l’Italia?
Oggi, dell’Italia, seguo ormai solo…“I fratelli di Crozza”

La scuola che verrà vuole abolire i livelli. 1) Li giustifichi, oppure 2) Me ne dica tutto il male possibile. Con che cosa, eventualmente, dovremmo sostituirli?
Ricorda la “livella” di Totò: quella cosa che alla fin fine tutti livella? Ma prima dell’«ultimo atto» ce ne dovrebbero essere molti altri: perché gli esami durano per l’intera vita. Quindi il compito principale della scuola sarebbe innanzi tutto quello di far nascere in ogni allievo la voglia di conoscere. E di saper poi coltivare la curiosità, per tutto: uomini e cose. Facendo capire ai giovani che non si dovrebbe mai smettere di imparare durante tutto l’arco della nostra esistenza. Imparando soprattutto dalla vita che è, e dovrebbe sempre essere, per ognuno di noi, la prima, più importante autentica maestra.

Questa riforma mette al centro dell’attenzione un uomo, una personalità politica: il direttore del DECS Manuele Bertoli. Come lo vede? Quali sono le sue caratteristiche positive e negative?
Manuele Bertoli è sicuramente una persona buona e sensibile. Ma, non per colpa sua, sia ben chiaro, con dei limiti fisici che, per la posizione politica che oggi occupa, rischiano di essere un ostacolo. Un handicap che non facilita di certo i compiti, soprattutto in questo periodo, né a lui né al suo partito. Ma che ancor più non può essere di aiuto per «La scuola che verrà», e per l’intera nostra società.

Bertoli mi ha detto “Si voterà a settembre” (dunque non mette in dubbio la riuscita della raccolta di firme). Si aspetta una campagna corretta, da ambo le parti? Il voto sarà di testa o di pancia?
E dagliela…! Ma allora è proprio un vizio… Io a settembre vado normalmente con mia moglie per funghi… E poi, con un già prof. di mate, come lei, caro De Maria, che in partenza ha fatto pure degli studi in filosofia, sarà mai possibile anche un po’ ragionare? E perciò trasgredire… (alla Erasmo…) su alcune domande, non dando sempre a queste puntuali risposte? Ecco, io ho sempre pensato che se l’uomo fosse un po’ più trasgressivo… sia con la testa, che con la pancia…, ma ancor più con il cuore… forse le cose andrebbero per tutti meglio.

Siccardi & Company sapranno ripetere il (magistrale, spettacolare) colpo della Civica? Oppure stavolta andrà buca e non sarà sempre domenica?
Certo, volendo, potremmo affrontarla pure come un domenicale gioco. Visto anche come il «ludico» vada oggi tanto di moda. E come le protesi (sic./ Sic…cardi!) siano sempre piu usate… soprattutto in una società com’è la nostra, vieppiù gerontocratica! E allora, così, tanto per vedere come la «palla» vada… (o alla Fantozzi: «vadi»… ) o non vada… in buca…

(…eterne, quindi, anche le «palle»?)

Esclusiva di Ticinolive