30 marzo. Dal 1976 in Palestina si commemora il Giorno della Terra, in arabo Yom-al-Ard. E’ il giorno in cui l’esercito israeliano represse le manifestazioni a Sachin, Arraba e Deir Hanna, esplose per protestare contro la decisione del governo di Tel Aviv di espropriare terreni agricoli. Duemila ettari di terreno confiscati provocarono sei morti e circa cento feriti negli scontri. Dal 1976, ogni anno, i palestinesi scendono nelle piazze per manifestare la loro mai placata sete di rivalsa.

Ieri, come ogni anno, migliaia di persone palestinesi si sono radunate lungo il confine di Israele. Questa volta forse, erano di più: 30mila manifestanti hanno provocato violente proteste organizzate lungo il confine fra la Striscia di Gaza e Israele, confluite nell’unanime “Marcia del Ritorno”. Bruciando pneumatici e lanciando bombe molotov contro la barriera, i palestinesi hanno continuato ad avanzare, provocando l’altrettanto violenta reazione del governo israeliano, che ha adottato forti misure di dispersione della protesta: per placare la sedizione il governo israeliano ha fatto sparare proiettili e lacrimogeni, ferendo 1400 persone e provocando la morte di 16.

Il Presidente palestinese, Abu Mazen, ha istituito la giornata di Lutto Nazionale per la giornata di oggi.

La protesta, coincidendo provocatoriamente con la Pasqua Ebraica, questa volta ha provocato molto male: tra le vittime, anche un 16enne.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha istituito un incontro a porte chiuse per discutere della situazione.