CONTROREPLICA DEL MINISTRO BERTOLI AL PROFESSOR ZAMBELLONI

(fdm) La polemica rimane tesa e le schermaglie puntigliose e vivaci. Bene fa l’on. Bertoli a non lasciar cadere la cosa, perché l’ “affondo” di Zambelloni (scusa Franco!) pesa molto e segna (oggettivamente) un punto a favore dei referendisti.

Oggi come oggi mi sento di dire: benvenuto Referendum! Queste discussioni sono sane e giuste, e valgono più di un voto parlamentare ottenuto per pura consegna di partito.

Naturalmente ho anche detto a Morisoli: “Guai a voi se non raccogliete le firme!”

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Mi permetto una replica alle puntualizzazioni di Franco Zambelloni, sarà l’ultima, riprendendo i suoi punti e confidando nella comprensione dei lettori.

1. Il passaggio “Se, nonostante questi sforzi [dei docenti], un allievo molto debole non dovesse riuscire a raggiungere gli obiettivi minimi, è possibile prevedere un adattamento di questi ultimi, e quindi anche un adattamento delle modalità di valutazione. L’adattamento dovrà essere fatto in collaborazione con il docente di sostegno pedagogico e inserito in un progetto specifico. In questo caso, anche la nota di fine anno sarà assegnata sulla base degli obiettivi differenziati e un’annotazione riguardo alla differenziazione degli obiettivi dovrà comparire sulla pagella dell’allievo” (pag.36 del documento dipartimentale) si riferisce alla cosiddetta “differenziazione curricolare”, già presente nella scuola media odierna. Si tratta per fortuna di pochi allievi, per i quali gli obiettivi minimi non sono realistici. Già oggi la valutazione di questi allievi avviene sulla base dell’art. 64 del Regolamento della scuola media, che prevede che “Per gli allievi che alla fine della quarta classe non ottengono la nota in una o più materie per esoneri come agli art. 48 e 55 del presente regolamento valgono le seguenti norme: a)…; b) nel caso di esoneri o di frequenza delle attività proposte nell’ambito della differenziazione curricolare, attestata positivamente, il consiglio di classe può concedere la licenza a condizione che la somma delle note mancanti o di quelle insufficienti sia al massimo di tre; c) nel caso di due o più esoneri sostituiti con la frequenza delle attività manuali proposte nell’ambito della differenziazione curricolare, la valutazione assegnata dal docente o dall’operatore della differenziazione curricolare, se positiva, compensa l’assenza di una nota. Su questo punto il progetto ‘La scuola che verrà’ non cambia la situazione vigente (cfr. punto 3.3.2 del messaggio 7339), quindi il passaggio non dimostra quello che Zambelloni insiste a non voler capire.

2.La citazione del passaggio “La proposta di consentire un accesso incondizionato alle formazioni postobbligatorie è stata la più controversa nell’ambito della prima ampia consultazione interna. Ripetutamente è stato ineffetti manifestato il timore che una garanzia di accesso automatico a qualsiasi formazione del Secondario II potesse incidere negativamente sulla motivazione degli allievi e sui loro risultati scolastici, e che potesse privare la scuola di strumenti con i quali influenzare le scelte legate al futuro formativo degli allievi. Sulla base dei riscontri raccolti si è dunque deciso di riorientare la proposta, mantenendone tuttavia il principio” (pag. 37 del documento dipartimentale) è corretta ma monca. Come spiegato nel messaggio 7339 (cfr. punto 4.4.) “visti gli esiti della consultazione e considerato che il tema merita di essere riapprofondito su base più larga, questo aspetto non avrà alcuna parte nella sperimentazione”. Il tema verrà quindi ripreso e ne discuteremo di nuovo, ma al di fuori di quanto è previsto di sperimentare. Per questo i ragionamenti consecutivi alla citazione non sono pertinenti.

3.L’equità e l’inclusione, che sono certo elementi centrali del progetto ‘La scuola che verrà’, non sono affatto destinati a far progredire gli allievi che non vogliono impegnarsi. Cito dal messaggio 7339: “Il Canton Ticino ha da tempo operato una scelta coraggiosa, decidendo di dotarsi di una scuola equa, inclusiva e di qualità. La scelta di fondare la scuola ticinese sul principio dell’integrazione, che segna le politiche pubbliche scolastiche cantonali fin dagli anni ‘70, riconosce le differenze individuali di sviluppo della persona e della sua intelligenza come un valore, attribuendo alla scuola il compito di sviluppare l’eterogeneo bacino di potenzialità degli allievi. Tra le variabili che influenzano il raggiungimento di questo obiettivo etico e politico risultano determinanti le condizioni in cui avviene la formazione degli alunni, affinché lo sviluppo delle loro capacità non sia condizionato da fattori extrascolastici, quali i contesti famigliari e socioeconomici di provenienza, o da caratteristiche personali specifiche, quali l’abilità, il genere, l’etnia, l’integrità sensoriale o motoria ecc.” Equità non significa promuovere chi non si impegna, ma evitare di discriminare gli allievi su basi grossolane, per poi magari “recuperarli” in età adulta facendo loro seguire la formazione negata in precedenza. La scelta dell’equità, che io sostengo, l’hanno opportunamente fatta diversi miei predecessori prima di me, quando io ero un allievo della Magistrale e Zambelloni un mio professore.

4.La scelta del CIRSE quale principale istituto di ricerca sui sistemi scolastici del Cantone è anch’essa stata fatta ben prima del mio arrivo al DECS. Con questo istituto abbiamo un contratto pluriennale che ci permette di avere dati scientifici usualmente non contestati da nessuno, come in genere non sono contestati i dati della SUPSI nelle valutazioni di vario genere delle politiche pubbliche. Nel caso de ‘La scuola che verrà’ il Parlamento ha voluto rivolgersi altrove, va bene, ma questo non significa che questo istituto sia “addomesticato” o che renda solo dati favorevoli al committente. Di dati dopati non sapremmo cosa farcene.

Manuele Bertoli