È una morta sospetta quella del giornalista russo 32enne Maxim Borodin, caduto dal quinto piano del palazzo dove abitava e i suoi cari non credono sia stato un incidente né tantomeno un suicidio anche se la polizia afferma che un risvolto criminale sia poco probabile.

Il tragico fatto è accaduto il 12 aprile quando l’uomo è stato trovato gravemente ferito proprio sotto il proprio balcone, nella grande città industriale di Ekaterinburg ed è deceduto tre giorni dopo in ospedale.

A rendere sospetta la morte di Borodin è soprattutto il tema dei suoi articoli che indagavano la corruzione, le ipocrisie e le attività criminali di magnati, religiosi e noti politici russi. Ultimamente il suo interesse si era concentrato sugli affari poco trasparenti della società Wagner, una compagnia militare privata capeggiata da Evgenij Prigozhin, ritenuto responsabile della cosiddetta “fabbrica dei troll” che avrebbe influenzato le elezioni americane del 2016. Le indagini di Borodin erano mirate a smascherare l’attività di mercenari russi in Siria la cui esistenza è stata sempre negata dalle autorità.

Secondo alcune fonti infatti i recenti raid statunitensi sulla Russia avrebbero ucciso centinaia di mercenari, una notizia che Mosca ha continuato a smentire precisando che hanno perso la vita cinque persone che tuttavia non avevano nulla a che fare con il personale militare.

Molti ritengono che la Russia usi i mercenari per avere una forte presenza sul territorio Siriano senza fornire dati sulle perdite militari ufficiali nonostante sia una pratica vietata dalla legge russa.

A causa di queste scomode indagini Polina Rumyantseva, la direttrice di “Novij Deni”, il giornale dove Borodin lavorava, ha escluso la possibilità che l’uomo si sia lanciato intenzionalmente. A sostenere l’ipotesi di un vero e proprio omicidio c’è la testimonianza di un amico del giornalista, che avrebbe ricevuto una chiamata da Maxim proprio poco prima di cadere dichiarando che aveva visto “persone in mimetica e dal volto coperto” sulle scale del suo palazzo, nonché “uomini armati sul balcone”. In seguito l’avrebbe richiamato dicendo che si era trattato di una non meglio specificata “esercitazione”.

Non sarebbe di certo la prima volta che i giornalisti russi vengano minacciati o attaccati a causa della loro attività ma le circostanze della morte di Borodin sono ancora tutte da chiarire.