È il caso del giorno. Ticinolive doveva occuparsene? Evidente! Si tratta dell’amata Lugano, si tratta di grande attualità, si tratta di politica. Sarebbe assurdo non farlo.

Abbiamo preso contatto con Marco Giglio nel modo più semplice, con una mail. Il nostro interlocutore ha manifestato interesse e disponibilità. Poi la cosa è andata rapidissima.

Marco Giglio espone e fa valere le sue ragioni. Quali sostenitori può trovare? Questo io non lo so. Vedremo.

Un’intervista di Francesco De Maria

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Francesco De Maria  Helvetia Christiana, l’associazione che lei presiede, esiste da un solo anno. Quali sono i suoi fini? Quanti soci ha?

Marco Giglio  Sui membri, associati e simpatizzanti, non ho informazioni attuali poiché non me ne occupo io. Per quanto riguarda i nostri fini, questi sono chiari. Ci battiamo per la difesa dei valori e della civiltà cristiana nonché per i principi di Tradizione, Famiglia e Proprietà.

Come giudica la decisione del municipio di Lugano di accogliere in città il primo Gay Pride?

Non è nostro compito giudicare il lavoro del comune. Anche se noi moralmente siamo contro il Gay Pride. Quello che mi preoccupa sono i due pesi e le due misure e questo solo per i soldi che il Gay Pride porta. Non dimentichiamoci che i cattolici e protestanti pagano le tasse come gli altri e anzi più degli altri. Ma appunto non abbiamo gli stessi diritti che hanno i manifestanti del Gay Pride, questo è un fatto. Quindi si tratta di Cristianofobia.

Rosario in piazza. Qual è il tenore esatto della richiesta che Helvetia Christiana ha inviato al municipio? E quando l’ha fatta?

Noi avevamo chiesto il mese di dicembre cioè ormai quasi mezzo anno fa un permesso per il mese di maggio, che per noi cattolici è anche il mese mariano. Dopo aver fatto esattamente la stessa cosa a Zurigo e Basilea volevamo fare questo in Ticino e anche in altri luoghi.

La richiesta aveva un carattere o un fine provocatorio?

No. Ciò è provato anche dal fatto che non era il primo rosario che volevamo fare. Inoltre, noi avevamo detto alle autorità che per noi sia il giorno, l’ora e anche la piazza non importavano. L’importante è avere un minimo di preavviso e di comunicarlo apertamente. Noi volevamo evitare problemi alla città. Ho anche detto che, se necessario, un altro mese non sarebbe stato un problema. Se poi il sindaco dice altro non escludo che egli non abbia tutte le informazioni da parte dell’amministrazione. Ma questo non toglie che ci è stato negato un diritto basilare della costituzione.

A suo avviso, il municipio ha potuto recepirla come tale?

Se i valori cristiani, radici del nostro paese, sono una provocazione allora abbiamo un serio problema. Si è tolleranti verso tutti, si porta rispetto a tutti ma verso i cristiani e le persone del uogo si è intolleranti. Anche per coloro che non credono è una situazione pericolosa. Noi come svizzeri vogliamo i diritti che hanno tutti. Invece la risposta della Città è Cristianofobia nascosta o calunnie nascoste. Ci trattano da Associazione dubbiosa quando abbiamo tutto in regola nei cantoni di Berna e Lucerna. Mi sembra di essere in uno stato comunista; infatti là rispondono le stesse cose.

Lei pensava che la richiesta potesse essere accolta? Oppure pensava sin dall’inizio che sarebbe stata respinta?

Io pensavo che nella città episcopale, con un buon vescovo serio e fedele alla Chiesa di Roma, mariano e umile, in un Cantone con il 70% di cattolici dove ci sono Chiese secolari, terra cristiana per eccellenza fosse possibile. Ma vedo che mi sbagliavo. I fatti mostrano che vi è ostilità verso la nostra fede e la nostra cultura cattolica-cristiana, verso le nostre tradizioni.

Il sindaco ha detto che Helvetia Christiana non ha un riconoscimento ufficiale (da parte delle Chiese). Inoltre i suoi fini sarebbero “nebulosi”. Come replica a queste esternazioni?

Innanzitutto, Helvetia Christiana fa parte dell’Associazione Tradizione, Famiglia e Proprietà che esiste sotto differenti forme e nomi dal 1928-1930 e dal 1960 sotto il nome di Tradizione, Famiglia e Proprietà. Si tratta di un’associazione di laici cattolici che lavora nella sfera pubblica e civile. I laici non hanno bisogno dell’approvazione né di Roma né delle Diocesi per fare ciò che fa la nostra associazione. Queste regole sono le regole della Chiesa da sempre, erano già cosi prima del Concilio Vaticano II, e anche lo stesso Concilio approva – anzi ha ancora più rafforzato – questa libertà dei cattolici. Quindi Helvetia Christiana non necessita di nessun permesso ecclesiale pur essendo cattolica. Noi comunque speriamo che il vescovo di Lugano Mons. Lazzeri venga in soccorso dei suoi fedeli cattolici essendo noi in regola con il Diritto Canonico e con il Catechismo della Chiesa. Ciò che mi preoccupa è che o il sindaco non sappia queste cose o che tenti di parlare male di noi. Spero che sia quindi la prima e non la seconda.

La polemica di questi giorni, centrata sul Pride – un evento dal quale la Città si aspetta molto in termini di “immagine aperta” e ricadute economiche – imbarazza e infastidisce l’esecutivo. Volevate questo?

Noi volevamo solo usufruire dei nostri diritti costituzionali. Poi, che noi non sosteniamo questi tipi di eventi è chiaro per via dei nostri valori cristiani. Noi volevamo pregare per i valori cristiani e non contro il Gay Pride. Noi non volevamo neanche pregare lo stesso giorno come provano anche le offerte di adattarci fatte alle autorità.

Sperate di ottenere un appoggio alla vostra azione sul piano politico? Da chi? Oppure un appoggio morale, dalla Chiesa cattolica, dal Vescovo?

Noi vediamo che l’unico partito a difendere i diritti costituzionali per tutti i cittadini, e anche la libertà non solo a parole ma anche nei fatti, fino a oggi è solo l’UDC. Questo si deve dire e noi gliene siamo grati. In particolare, i signori Alain Bühler e Marco Chiesa eletti a livello della Città di Lugano e del Consiglio Nazionale. I fatti mostrano che la Lega e gli altri partiti difendono le libertà costituzionali solo quando fa comodo o quando non va contro il mainstream. Ovviamente spero che i partiti cambino idea e se non lo fanno spero che gli elettori mandino a casa alle prossime elezioni chi non difende la costituzione e la libertà di tutti credenti e non. In particolar modo speriamo nelle preghiere e nel sostegno anche pubblico del vescovo di Lugano, Mons. Lazzeri.

Vi è stato negato un diritto costituzionale? Vi sentite discriminati?

Questo è un fatto oggettivo.

Contro il NO del municipio intendete ricorrere? Qual è l’autorità di ricorso? Avete un legale di fiducia?

Prenderemo le decisioni nei prossimi giorni dopo aver consultato i vari esperti. Intanto ci è stata promessa dal consigliere UDC Alain Bühler una interpellanza al municipio e sostegno da parte dell’ UDC per la difesa dei diritti costituzionali per tutti.

Il 2 giugno è il gran giorno. “La parata (dal Lac al Campo Marzio, ndR) sarà seguita dai discorsi ufficiali, con la presenza del sindaco di Lugano Marco Borradori, del Capo Dicastero cultura sport e eventi della Città di Lugano Roberto Badaracco e del Consigliere federale Ignazio Cassis.” Ci sarà anche il consigliere federale! Molto più di una scampagnata in musica e in costume. Questo è il nuovo mondo e la nuova società, dico bene?

Non è la nostra visione della civiltà cristiana. Ma appunto il fatto non è che loro possono manifestare. Il fatto è che a noi non possiamo manifestare. Ci hanno negato i diritti della costituzione e i diritti democratici di libertà religiosa, libertà di parola e libertà di manifestare – e questo solo perché cristiani.

Quale giudizio lei dà dell’omosessualità A) riferita alla singola persona B) come fenomeno nella società contemporanea?

Io personalmente difendo e credo nella Dottrina della Chiesa e nel Catechismo. L’associazione non può fare altrimenti.

Per concludere, vuole mandare un messaggio al sindaco Marco Borradori?

Solo che siamo delusi. Ci aspettavamo sia da lui che dalla Lega che difendesse la libertà di cui parlano sempre. E che di conseguenza da loro non ci aspettavamo di essere trattati così. Per me si tratta di Cristianofobia.

Esclusiva di Ticinolive