Sgomento, incredulità e paura sono i sentimenti che hanno aleggiato per tutto il giorno nei corridoi della Scuola cantonale di commercio (SCC) di Bellinzona.

Ieri, un allievo del terzo anno della SCC è stato arrestato dalla Polizia con l’accusa di aver progettato una strage proprio tra le mura scolastiche. E a giudicare dall’arsenale di quasi 20 armi trovate a casa sua, la sue intenzioni non erano di certo destinate a rimanere parole vuote.

Allievo brillante, quasi insospettabile. Quasi, perché dei segnali ci sono stati e forti abbastanza da allarmare i docenti e qualche compagno. Il caso è stato segnalato al Gruppo cantonale per la gestione delle persone pericolose che si è immediatamente attivato e, agendo su canali diversi tra cui il web, ha raccolto inforamzioni sul sospettato che hanno messo in evidenza delle tendenze giudicate pericolose che potevano sfociare in un vero atto di violenza di massa.

Il Gruppo è stato istituito qualche tempo fa in seguito a diverse segnalazioni. Il direttore del DI Norman Gobbi ha sottolineato come questo voglia essere “un punto di riferimento per le istituzioni”. L’obiettivo del suo operato è quello di occuparsi di “comportamenti strani, atteggiamenti minacciosi o radicalizzazioni che sono potenzialmente pericolosi per la società. Un gruppo che questa volta ha evitato che dalle intenzioni si passasse alla tragedia”.

Non era vittima di bullismo, né un emarginato. Stando a quanto riferiscono i media, faceva parte di una classe abbastanza unita con cui non ha mai avuto grossi problemi. Il 19enne aveva iniziato la sua carriera scolastica con un apprendistato ma proprio per le sue notevoli qualità aveva deciso di intraprendere un altro percorso iscrivendosi alla SCC.

La strage era stata programmata per il prossimo martedì 15 maggio quando i ragazzi del suo anno avrebbero sostenuto un esame. Il DECS ha confermato che a portare all’arresto sono state alcune testimonianze che “lasciavano traperlare un forte disagio psichico dell’allievo”. Disagio che è stato confermato nella giornata di oggi quando è stato ricoverato nella clinica psichiatrica di Mendrisio, negando di aver mai avuto l’intenzione di compiere davvero il massacro. Secondo gli psicologi tuttavia quella dell’aspirante assassino non era una minaccia vuota: buone le possibilità che avrebbe effettivamente messo in atto la sua follia.

Stamattina Manuele Bertoli ha incontrato il Consiglio di direzione della SCC ma anche diversi docenti e la classe del ragazzo: “Considerata la gravità della minaccia e le ripercussioni emotive che essa ha provocato nelle persone che fanno capo all’istituto, è stato messo a disposizione un servizio di sostegno psicologico rivolto ad allievi, docenti e personale amministrativo”.

Psicologi ma anche la Polizia che è stata presenza a scuola per tutta la giornata oggi per offrire quel senso di sicurezza che per qualche tempo è destinato a sparire dalla SCC e forse anche dagli altri istituti. L’idea di una strage scolastica non è più l’ombra lontana di una realtà non nostra, di un mondo d’oltreoceano bensì una presenza concreta e ingombrante che potrebbe riaffaciarsi ancora sulle vite di tutti.

Per fortuna, l’operato dei docenti, della direzione della SCC e della Polizia hanno reso possibile un epilogo ben meno drammatico della tragedia in cui si sarebbe potuta trasformare l’intera vicenda. Bertoli ha sottolineato come la scuola “sia stata molto brava nel cogliere gli indizi e la situazione personale del giovane” nonostante i suoi risultati brillanti.