Tanto tuonò che non piovve. Ieri sera i socialisti luganesi si sono riuniti in assemblea straordinaria. Dopo il voto del CC sugli hangar tirava aria di referendum… ma non se n’è fatto niente.

Sull’aeroporto alcuni esprimono un”atto di fede” (gente che magari non va neppure in chiesa), altri sembrano ipnotizzati.

Il socialista Sergio Roic era presente in sala e ha partecipato alla discussione. Non ce lo siamo lasciati sfuggire. Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Dunque niente referendum sugli hangar. È stata una decisione sofferta? Qual è stato il risultato numerico?

Sergio Roic  La discussione è stata lunga, ma questa è una caratteristica dei socialisti che amano approfondire i temi. Diciamo che l’impressione generale che l’idea del referendum sarebbe passata è via via cambiata dopo l’intervento di alcuni presenti. L’idea di referendare subito sull’aeroporto è stata bocciata per 15 voti a 6 e alcuni astenuti, se ricordo bene.

Lei come ha votato?

Ho votato con convinzione per lanciare subito il referendum. Il tema dell’aeroporto luganese si trascina da troppo tempo. Se, in un’assemblea del passato del PS Lugano mi ero dichiarato a favore ritenendo che una città come Lugano meritasse uno scalo aereo, stavolta ho ribadito che non è l’idea stessa dell’aeroporto che dovrebbe essere abbandonata, ma l’idea di QUESTO aeroporto pieno di debiti, senza prospettive e, soprattutto, a carico della cittadinanza.

Il PS luganese non si mostra troppo timido? Non poteva essere una buona occasione per galvanizzare il partito, impegnandolo a fondo in un’impresa?

In effetti, c’era aria di referendum prima dell’assemblea ma poi si è deciso, per motivi in qualche modo di opportunità anche verso la popolazione, di aspettare ed eventualmente lanciare il referendum in occasione del messaggio sulla ricapitalizzazione dello scalo. Lì e allora sarà chiaro a che punto siamo e, forse – quantomeno la maggioranza dei presenti la pensava così, ieri sera – la cittadinanza comprenderà meglio la posta in gioco. È comunque utile precisare che vi è stata anche una seconda votazione nella quale una maggioranza cospicua ha ribadito che i socialisti si opporranno a qualunque investimento di denaro pubblico per quel che riguarda Lugano Airport. Ciò significa sia denaro pubblico comunale sia denaro pubblico cantonale. L’aeroporto, o meglio, i politici che lo tengono artificialmente in piedi, la smettano, insomma, di attingere al denaro pubblico pur di tenerlo (malfermo!) in piedi. L’aeroporto di Lugano deve poter volare con le sue ali: LASA trovi una soluzione con i privati per un finanziamento misto.

Se lei dovesse tenere una conferenza per illustrare (in positivo) le prospettive di Lugano Airport, quali argomenti avanzerebbe?

Un unico argomento forte a favore di un futuro dell’aeroporto luganese è stato sollevato durante la serata: ci si attende (alcuni si aspettano) che la linea Lugano-Ginevra sia ripristinata. In realtà, anche questo evento incerto è stato poi ridimensionato dimostrando che pure questa linea era in costante perdita e ininteressante economicamente per le compagnie che avrebbero potuto promuoverla.

Parliamo di hangar. In quale misura possono servire a salvare l’aeroporto? Perché proprio gli hangar? Quando non ci sono compagnie, non ci sono rotte e i passeggeri sono in calo?

Anche per quel che riguarda gli hangar si fa un conto economico: dovrebbero portare degli utili, una volta messi in funzione. Dimostrare, però, che questi utili saranno superiori rispetto all’investimento è impresa ardua. C’è chi poi, in sala, era convintissimo che i 6 milioni previsti non riusciranno nemmeno a essere impiegati in tal senso (per l’acquisto-costruzione degli hangar, insomma) giacché il castello di carte dell’aeroporto crollerà ben prima. Vedremo.

È deciso? Gli hangar saranno costruiti? I 6 milioni sono spesi?

Come detto sopra, ci si chiede se si farà a tempo a costruire gli hangar. C’è chi ritiene che i soldi non saranno mai spesi: non si farà a tempo.

A suo avviso nella recente decisione del Consiglio comunale ci sono elementi politici che vanno al di là della logica commerciale e imprenditoriale? In particolare, perché il PLR – con molte recriminazioni, obtorto collo – ha seguito la Lega?

Beh, riguardando il film di quella serata, ci si accorge che anche elementi di spicco del PLR, su tutti Peter Rossi, si erano espressi piuttosto criticamente sull’aeroporto e il suo futuro. Tuttavia, al momento del voto è prevalso l’ordine di partito. Perché, poi, il PLR abbia deciso così non deve chiederlo a me, però. Se l’aeroporto è “un atto di fede” (parole del nostro sindaco Borradori), non si sa quanto questo “atto di fede” debba coinvolgere i liberali, partito a base comunque laica.

Niente più soldi dal comune e dal cantone, dichiara categorico il PS. Dunque il risanamento è lasciato ai privati. Ma… lo faranno? E a quali condizioni? Pantalone paga sempre, il privato… c’è e non c’è!

Credo che questa sia la domanda cruciale che deve farsi la cittadinanza tutta. I privati hanno intenzione di aiutare davvero l’aeroporto o vogliono speculare a loro vantaggio? Se hanno intenzione di aiutarlo, rinuncino alle polemichette da cortile e se ne escano con un progetto pubblico-privato (approvabile dal CC luganese) in grado di ridar fiato al boccheggiante aeroporto. Bisogna, quindi, e per l’appunto, che Pantalone (il cittadino di Lugano o Il Gigi di Viganello che dir si voglia, secondo la narrazione Martinrossiana) non rimanga in eterno abbagliato da degli “atti di fede” ma che possa essere sgravato dalla sua responsabilità civica nei confronti dell’aeroporto: o quest’ultimo attraverso LASA e con un partenariato concreto dei privati riesce ad amministrarsi da solo, oppure chiuda.

Nel CdA di Lugano Airport, lottizzato 3-2-1-1 secondo il “manuale Cencelli” (come il municipio), il PS ha il suo rappresentante. Esprime regolarmente il suo parere su Lugano Airport, informa i dirigenti della sezione?

Sì, era presente anche ieri sera. Ha riassunto la situazione in modo competente ed estremamente onesto. Ci ha fatto, insomma, il quadro della situazione mantenendo, come da mandato d’altronde, una fievole speranza-convinzione che l’aeroporto ce la possa fare. Ce la farà, poi, in effetti? A me qualche dubbio è pur sorto negli ultimi tempi e questo dubbio è anche comprovato dalla chiara e semplice retrocessione dell’aeroporto luganese da parte dei suoi referenti confederati: molti dei voli anche dell’ultima linea fissa rimasta, quella su Zurigo, vengono cancellati per inadempienza dell’aeroporto in caso di cattivo tempo e per l’assenza di piloti capaci di portare a Lugano gli aerei previsti. Si tratta di una situazione davvero kafkiana, per certi versi: l’aeroporto traballa e i suoi attori nicchiano o non possono agire; ma è proprio questa situazione kafkiana che dà il quadro vero e reale di ciò che Airport Lugano è oggi: un grande pasticcio inadempiente e soldi mangiante.

Ieri sera volevo venire a curiosare, ma non ce l’ho fatta. Mi dica, com’era l’atmosfera? Chi ha fatto gli interventi più importanti e/o più brillanti? Lei ha detto qualcosa?

I presenti erano una trentina. È incoraggiante che la maggior parte di essi abbiano poi effettivamente preso la parola durante il lungo dibattito. Coloro che hanno fatto pendere per il “referendum non subito” sono stati il nostro alleato comunista in CC Fumasoli, la nostra commissaria in Gestione Nina Pusterla e, ovviamente, il grande nocchiero della strategia PS, Martino Rossi. Per il “referendum subito” si è battuto strenuamente il membro di direzione PS Zanetti, appoggiato dal sottoscritto. Sottoscritto che, poi, ha insistito per una posizione finale chiara a proposito dell’impiego (del non impiego!) di denaro pubblico per il vorace aeroporto.

Esclusiva di Ticinolive