27 maggio 2018, un giorno infausto per l’Italia. Il Presidente Mattarella nega le trattative a Di Maio e Salvini, dopo 85 giorni di stallo. Conte rinuncia al premierato, “così non si può andare avanti ” dirà in seguito “ma ho profuso il massimo sforzo.”

Il Presidente dormiente, che il comico Crozza canzonava facendogli dire “una volta ho giocato a nascondino e non mi hanno più trovato. / ma forse non mi avevano nemmeno cercato”. ha gettato la maschera. Si è svegliato, e ha parlato. O meglio, ha ruggito.

Non una personalità assente, grigiosamente rappresentativa, bensì colui che ha sciolto il governo eletto dagli italiani, temendo le rappresaglie di madre Europa, capeggiata da madame Merkel.

Dapprima aveva rifiutato il nome di Paolo Savona come ministro all’Economia, in quanto, come dichiarato non avrebbe potuto accettare il nome di un professore che ha passato al vita a studiare su come uscire dalla “gabbia dell’Euro”. E a nulla erano valse le dichiarazioni dell’ex ministro, “vorrei un’Europa forte ma più equa.” Poi, ieri l’affronto.

L’affronto al popolo poiché, se pur diviso in due, (il Sud con Di Maio, il Nord col centro destra) questa volta aveva votato. E il Presidente, di fatto, ha negato il voto del popolo. Ha rifiutato le trattative, dopo colloqui che, a detta dei due esponenti Salvini e Di Maio, si erano svolte in un clima piuttosto sereno, che non lasciava prevedere il colpo sinistro del Presidente.

“Ho tutelato i risparmi degli Italiani” si è difeso il Presidente, sostenendo di esser stato costretto ad intervenire su uno spread che stava alzando il debito pubblico italiano. Non ha protetto articoli costituzionali, quindi, ma ha voluto porre il proprio veto a un governo legittimo. Senza dimenticare che firmando il decreto salva banche, volatizzò, due anni or sono, interi risparmi di cittadini, che avevano affidato i loro risparmi alla loro banca di fiducia.

E’ l’articolo 90, quello della Costituzione, a sancire tuttavia la non responsabilità del presidente nella scelta dei ministri, che fa pertanto vertere l’azione compiuta da Mattarella come illecita. MA chiedere la messa in stato d’accusa, ovvero l’impeachment, sarebbe, a detta di alcuni, anti costituzionale.

Il Leader di Cinque Stelle ha chiesto agli elettori di esporre una bandiera tricolore, in vista del 2 giugno, e il cartello con l’hastag #ilmiovotoconta. Ha anche chiesto l’accusa di impeachment per il Presidente, evento mai successo prima nella storia della Repubblica; iniziativa condivisa dall’esponente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, la quale ha sostenuto che il Presidente ha, di fatto, attuato un colpo di stato.

Dall’altra parte, l’opinione pubblica restante, quella formata dagli intellettuali (chiamati così tuttavia dal loro partito) e dal Pd ha rilanciato l’hastag #iostoconMattarella giudicando “gravissime” le accuse rivolte al Presidente.

Il leader della Lega Matteo Salvini non condivide l’accusa di impeachment ma spera, come d’altronde Di Maio, di tornare al più presto a nuove elezioni. “Si, ma con la coerenza del Presidente ” gli fa eco Di Maio “altrimenti non ci accetta nemmeno questa volta ancora.”

alla domanda se alle fantomatiche nuove elezioni, Salvini correrà con il centro destra ancora alleato, il leader risponde: “Lo chieda a Berlusconi.”