Benjamin Herman, un uomo di 31 anni con una lunga serie di precedenti penali, ha ucciso ieri a Liegi a sangue freddo, e pare nel nome di Allah, due donne agenti della polizia e il passeggero di una macchina di 22 anni, il ragazzo era ad un passo dalla laurea in pedagogia. Le due poliziotte sono state dapprima colpite con un colpo di coltello alla schiena e poi uccise con le loro stesse armi. Herman è riuscito a ferire altri quattro agenti prima che venisse ucciso dalle unità speciali.

Oltre all’efferrato gesto, sembrerebbe che la sera prima l’uomo abbia ucciso anche a colpi di martello un ex detenuto di sua vecchia conoscenza nelle vicinanze di Marche-en-Famenne, subito dopo aver fatto insieme una rapina con un magro bottino in una gioielleria.

Il paradosso è che era uscito lunedì mattina dal carcere per sbrigare delle pratiche di reinserimento nel sistema lavorativo e sociale del Belgio.

Herman viene da Rochefort, comune francese della regione Nuova Aquitania, e il suo percorso “criminale” è iniziato quando per la prima volta fu rinchiuso presso l’istituzione giovanile di Everberg ad appena sedici anni. Gli ultimi 15 anni li ha trascorsi quasi tutti dietro le sbarre, e secondo il ministro della Giustizia, Koen Geens, sarebbe stato rilasciato nel 2020. Diverse le condanne: atti di violenza, droga e furti.

Nel corso del 2017 stava mostrando segni di radicalizzazione nella prigione di Lantin, e per questo era stato schedato dai servizi segreti, visto i suoi contatti con musulmani radicalizzati all’interno del carcere. Si era già convertito comunque all’Islam prima di finire in carcere.

Aveva ricevuto un congedo penitenziario poco prima di eseguire il suo attacco omicida. Lo aveva ricevuto altre 13 volte in preparazione del suo rilascio finale, oltre ad aver ottenuto 11 volte un permesso di uscita.

Anche se alcuni testimoni hanno detto di averlo visto in azione al grido di “Allah Akbar”, non è ancora chiaro se sia stato veramente ispirato dall’Isis. Il pubblico ministero sta indagando se ha agito da solo o meno. Ci sono elementi che fanno parlare di terrorismo ma anche forti indicazioni che fosse un grave tossicodipendente e probabilmente era sotto effetto di droghe durante l’attacco. Le varie perizie psicologiche fatte su di lui, nelle varie volte che entrava e usciva dal carcere, mettevano in evidenza una persona instabile con un passato giovanile difficile.

Ma con tutta probabilità, anche a detta del ministro dell’Interno Jan Jambon, il motivo va ricercato nel fatto che non aveva più alcuna prospettiva nella società. Aveva infatti commesso un omicidio a sangue freddo la sera prima.