Prima non abbiamo potuto ma forse siamo ancora in tempo. A tre giorni di distanza proponiamo alcune riflessioni sulla mega-adunata pro Cardiocentro al Capannone di Pregassona.

Folla strabocchevole, e non solo per il risotto
1500 presenti. Tavole imbandite di dentro e di fuori. Numerose personalità politiche e non (che non nominiamo, immaginatele voi). Pazienti beneficati e grati, popolo minuto, semplici curiosi. Un corposo successo ed un segnale forte, lanciato a chi di dovere. Conduce la serata il giornalista Andrea Leoni di LiberaTV, fervidissimo paladino del Cardiocentro.

Un editoriale estremamente aggressivo
A tutti vien distribuito un giornaletto informativo di quattro pagine. I toni dell’editoriale sono durissimi. “La macchina del fango, alimentata da quintali di diffamazioni, gira ormai a pieno regime. A questo punto è purtroppo chiaro che la controparte non desidera un confronto democratico sul futuro dell’ospedale del cuore (…)”

Gustosa la strip in cinque vignette intitolata “Una storiona rovinata”.  1) Moccetti regge tra le mani uno storione  2) Moccetti esibisce una coppa stracolma di caviale (CCT)  3) Moccetti somministra il caviale a un paziente cardiopatico  4) Un tipo irsuto e occhialuto, con una faccia da cattivo, strappa la coppa con il caviale dalle mani di Moccetti, che sembra sbalordito. È, ovviamente, Pellanda, direttore generale dell’EOC. Il primo ricordo che abbiamo di lui è del 1995, quando, candidato dei Radicali, si battè con Marina Masoni per la poltrona di consigliere di Stato.  5) Pellanda versa il caviale in un pentolone che reca la scritta “Zuppa EOC”.

La nostra opinione in generale
Non è assolutamente originale. È in atto una lotta di potere per il controllo del Cardiocentro. Il documento che ne sancisce il passaggio all’EOC dopo 25 anni è stato firmato il 22 dicembre 1995 ed è nelle mani di Sanvido e Pellanda. “Ma abbiamo firmato con il coltello puntato alla schiena!” ha esclamato Moccetti.

Moccetti e il suo team non hanno mai detto che non onoreranno l’impegno ma cercano di ottenere il massimo in termini di preservazione dell’autonomia del prezioso istituto. A tal fine hanno mobilitato e organizzato un vasto e potente gruppo di sostegno, pronto a combattere un’aspra battaglia. I toni (da ambo le parti) si sono fatti subito aspri.

A “Grazie Cardiocentro”, coordinato da Edo Bobbià si contrappone “Piattaforma salute”, favorevole all’EOC. La vicenda assume (per forza di cose) anche una valenza politica. “Piattaforma salute” è un gruppo connotato a sinistra, le cui “punte di diamante” sono Marina Carobbio, Franco Cavalli e Giorgio Noseda; caldeggia i diritti dello Stato e desidera, anzi esige, la “statizzazione” del Cardiocentro.

Le tesi contrapposte sono chiarissime ma vale lpena di evidenziarle.

CCT:  il passaggio all’EOC senza “adeguate” garanzie di indipendenza ne comprometterebbe la sua particolare efficienza e specificità. In sostanza, avvilirebbe e “smantellerebbe” il gioiello. Nota. “Smantellare” piace moltissimo e persino gli avversari di Bertoli ne fanno largo uso..

EOC:  il contratto l’avete firmato, coltelli alla schiena non c’erano, la scadenza è vicina. Il CCT sarà accolto nell’EOC e lavorerà come e meglio di prima.

È importante comprendere che queste battaglie non funzionano come la matematica, dove la soluzione di un’equazione di 2° grado è “meno b più o meno radice di b quadrato meno 4ac fratto 2a”. È tutt’un altro mondo.  Vince chi è più abile, chi sa raccogliere e mobilitare i poteri che stratificano la società, chi sa usare da maestro la psicologia e l’arma mediatica, la più letale di tutte le armi, al confronto della quale la bomba H è una pistola ad acqua.


Il discorso di Edo Bobbià


Il leader del gruppo di sostegno, combattivo e deciso, pur forte delle 2000 adesioni raccolte ha tenuto a precisare che il Cardiocentro non abbandonerà in alcun modo la trattativa. Ma anche detto (ciò che sarà ribadito più tardi dal Grande capo) che la proposta del Consiglio di Stato, la cui mediazione è stata richiesta, è al momento insoddisfacente.

Il punto che più ha elettrizzato i presenti è stata l’allusione di Bobbià all’esistenza di un “piano B”, allo studio con l’aiuto di esperti e legali. Sui volti dei presenti, attentissimi, si leggevano stupore e curiosità. Purtroppo il Coordinatore non ha detto nulla di più e il pubblico è rimasto (per il momento) a bocca asciutta.

La nostra impressione è che questa figura chiave dell’azione pro-Cardiocentro sia stata ben scelta. Bobbià è autorevole, ben organizzato e ci crede.

Il discorso di Tiziano Moccetti

Il “padre del Cardiocentro” ha esordito sottolineando con comprensibile fierezza tutti i meriti della sua prodigiosa creatura: la fine del “treno per Zurigo” quale miglior medico per il cardiopatico ticinese, le statistiche mediche brillanti con un vistoso abbattimento della mortalità per infarto miocardico, il vigore scientifico dell’Istituto con numerose pubblicazioni di altissimo livello, e altro ancora.

Ha ricordato la figura del mecenate Zwick, la cui sontuosa donazione fu decisiva per la nascita del Cardiocentro. Ha seccamente smentito che Zwick volesse un Cardiocentro integrato nell’Ente statale. “Lui era mio amico e io sapevo perfettamente qual era la sua idea. Lui voleva un Cardiocentro privato”.

Moccetti ha anche detto: “Mi trovavo di fronte a un muro di gomma, i miei sforzi non avevano alcun effetto. Fui addirittura, è il colmo, minacciato di licenziamento (se avessi continuato a rompere le scatole). Ma io non mi sono mai arreso!”

Piccolo inciso. Io ricordo perfettamente quei tumultuosi anni Novanta, con lotte e baruffe non solo mediche, ma legali e politiche. I giornali pieni di attacchi, di contrattacchi e di scoop. All’epoca il prof. Moccetti, che ha sempre avuto il pallino della politica, era granconsigliere PLR. Erano storie appassionanti, che non tutti ricordano. Il volgo favoleggiava sulle ricchezze del mitico Zwick.

“Nel 1995 ho firmato con il coltello alla schiena!” Questa frase melodrammatica esprime bene il sentimento del Fondatore. La sua inquietudine di allora, la sua amarezza di oggi. Ma non si è spinto sino ad affermare: quella firma non vale. E ha fatto bene. Quel foglio che la reca non è “ingiallito”, come ha scritto un giornalista focoso e imprudente. È bianco come prima, è valido e avrà il suo effetto, accompagnato da eque condizioni e garanzie di passaggio (che dovranno essere, questo sì, conquistate).

“Sono offeso”. “Mi hanno offerto cinque anni supplementari di direzione amministrativa per mio figlio Dante. Amo mio figlio ma prima del suo impiego viene il bene del Cardiocentro e dei pazienti. Mi sento offeso da questa proposta”. Non possiamo che dargli ragione. In effetti si tratta di una proposta tanto abile quanto perfida, perché tende a sottolineare un presunto comportamento “nepotista” del primario. I contendenti sono ai ferri corti e la contesa si è molto incattivita. Si mira agli stinchi, senza troppi complimenti.

Straordinaria come grossolana offesa quella della “corazzata Potjomkin”, destinata a passare alla storia.

“Pacta sunt servanda”. Ah sì? E allora “Vox populi vox Dei”. Moccetti, preso atto che i suoi avversari (perché tali sono) “sanno di latino” ha voluto contrattaccare lanciando nell’arena il suo motto, sempre nella lingua di Cicerone. Tiziano è un populista? Non si può escludere. In ogni caso secondo me non è un insulto. Per lo meno non il peggiore.

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Dopo l’intervento in video di Daniele Finzi Pasca abbiamo lasciato (causa impegno) la sala. Sappiamo che altre persone hanno preso la parola. Coma fa notare Ticino Today, al Capannone non si è visto il presidente della Fondazione Giorgio Giudici. Probabilmente a tale assenza non bisogna attribuire alcun significato particolare.