La Curia Vescovile, editrice del quotidiano, ha diffuso oggi una nota stampa ufficiale.

“La società riscontrava da tempo crescenti difficoltà economico-finanziarie nell’esercizio della propria attività”. Il colpo di grazia al GdP l’hanno dato “la contrazione del mercato editoriale, la riduzione del numero di abbonati e l’importante calo dei proventi della pubblicità”.

“A causa della perdita sopportata nell’ambito del fallimento di Publicitas, si è venuta a creare una situazione di eccedenza dei debiti – verso i fornitori e verso i dipendenti per tredicesime in maturazione e contributi sociali – che ha imposto all’Amministratore unico il deposito al Giudice del fallimento dei conti al 31 marzo 2018 in ottemperanza alle disposizioni di legge in materia”.

“A fronte della cessazione d’attività del partner pubblicitario, la precaria situazione si è tramutata in un gravissimo stato di carenza di liquidità che non ha permesso di far fronte ai debiti accumulati e di totale improbabilità di disporre in futuro di risorse finanziarie necessarie per il pagamento dei costi d’esercizio, ammontanti per il 2018 a circa 4 milioni e 650mila franchi annuali, 388mila mensili“.

“L’attenzione del Vescovo è stata da subito focalizzata sulle misure da adottare, al fine di accompagnare le collaboratrici e i collaboratori del Giornale che sono rimasti senza posto di lavoro. Coinvolgendo le varie forze che si sono rese disponibili, il Vescovo sta proseguendo in questa direzione”.

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La notizia è amara. Tutti strillano, tutti piangono (anche lacrime di coccodrillo), tutti sanno “cosa si doveva fare”. A nostro avviso cercare il “cattivo” in questa storia non serve. Il cattivo non c’è. Non c’erano più i soldi, e probabilmente non c’erano da vari anni. 4,65 milioni all’anno! I miracoli li faceva solo Gesù. Il Vescovo non ce la fa.