Il Pensiero del giorno è assegnato a Fabio Pontiggia

Nel suo Editoriale odierno, molto esplicito, il direttore sposa integralmente la causa del Cardiocentro autonomo (così com’è oggi). Egli scrive tra l’altro:

Come spesso avviene in Ticino quando si vuole realizzare qualcosa di bello, nel senso pieno del termine, non mancarono i guastatori, cioè coloro che tentarono di mettere i bastoni fra le ruote del nascente Cardiocentro. Mossi da pregiudizi ideologici contro un progetto privato, quei guastatori non riuscirono nel loro intento, perché i ticinesi capirono subito che il nostro cantone aveva bisogno di un ospedale che potesse salvare la vita a chi è colpito dalle gravi patologie al cuore e che quanto si stava realizzando era una struttura di assoluta qualità. I fatti e lo sviluppo del Cardiocentro hanno dato abbondantemente ragione ai suoi promotori.

Perché dunque cambiare strada oggi? Perché staccare il Cardiocentro dalla Fondazione che ne ha reso possibile la realizzazione? Perché integrarlo nell’EOC, che allora aveva rinunciato a realizzarlo? Tanto più che gli attuali responsabili sono ben contenti di proseguire lungo la stessa strada, hanno le capacità, le competenze e le conoscenze necessarie per andare avanti.

Il cittadino comune non sa spiegarselo. La ragione è puramente giuridico-formale. Quando venne istituita nel dicembre 1995, la Fondazione Cardiocentro Ticino fu costretta a inserire nei suoi statuti una data di scadenza, dandosi una durata di 25 anni. Non avesse accettato quell’imposizione voluta dall’EOC, probabilmente non avrebbe potuto nemmeno nascere e quindi non avrebbe realizzato il Cardiocentro. Il donatore Zwick, che era presidente della Fondazione, accettò.”

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In sostanza Pontiggia sposa la tesi del “non passaggio” del Cardiocentro all’EOC. Addirittura, pur senza usare quella drammatica espressione, scrivendo la parola “imposizione” rievoca il “coltello puntato alla schiena” del professor Moccetti.

Il sostegno del primo quotidiano del Cantone è importante, e si aggiunge ai sostegni del Sindaco e del Vicesindaco di Lugano e di altre personalità politiche di primo piano. La “macchina da guerra” messa in piedi da Edo Bobbià è in grado di esercitare una forte pressione. Si arriverà al punto, in un certo senso “estremo”, auspicato da Pontiggia? Sino a che punto la pressione mediatica e popolare potrà dirigere gli eventi verso il risultato sperato?

È la domanda fondamentale. Noi propendiamo (nel senso di: vediamo più probabile) per una soluzione “intermedia”. Non sarà necessario rinnegare la firma che Moccetti ha apposto “con il coltello puntato alla schiena”. Egli stesso, pur nella comprensibile foga del suo dire, non l’ha dichiarato. La formidabile pressione farà in modo che il Cardiocentro ottenga le precise garanzie di indipendenza desiderate, ma diciamo pure pretese. Una vittoria “ai punti”, nel pugilato si dice così.

Per finire, nella dura schermaglia è presente un elemento tipicamente politico. Alla testa dell’EOC ci sono Sanvido, presidente del CdA, e Pellanda, direttore generale. Paolo Sanvido proviene dal PPD (dove sembra che non fosse sufficientemente considerato) e ha trovato grande fortuna nella Lega; Giorgio Pellanda fu portato alla luce della ribalta dalla campagna elettorale del 1995 quando, candidato dei Radicali, affrontò Marina Masoni, leader dell’ala Liberale, nella corsa per il Governo, venendo largamente sconfitto.

Paolo Sanvido è un vistoso esempio (uno dei tanti) di come il potere sia trasmigrato verso la Lega. Ma il suo gruppo di sostegno – chiamato “Piattaforma Salute” – è nettamente connotato a sinistra, dietro le “star” Cavalli, Noseda e Marina Carobbio. Il Cardiocentro deve entrare nello Stato. È chiaro così?