Oggi gli Stati Uniti si sono formalmente ritirati dal Consiglio per i diritti umani della Nazioni Unite. Lo ha annunciato l’ambasciatore degli USA presso l’ONU Nikki Haley, aggiungendo che l’istituzione internazionale è “un protettore dei molestatori dei diritti umani e un pozzo nero di pregiudizi politici”. Il tentativo di coinvolgere altri paesi nell’iniziativa di riformare il Consiglio e “unirsi alla lotta” degli USA tuttavia non è andato a buon fine, nessuno ha aderito.

“Voglio chiarire che questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perché il nostro impegno su questo fronte non ci consente di continuare a far parte di un’organizzazione ipocrita e egoista che deride i diritti umani” ha dichiarato la Haley biasimando  le nazioni che non hanno voluto mettere in dubbio lo status quo.

Ulteriore forte critica mossa allo Human Rights Council è quella di perpeturare “intollerabili pregiudizi contro  Israele” mostrandosi “infinitamente ostile” verso il paese. Stando alle parole dell’ambasciatrice, questo è un segnale del fatto che il consiglio è mosso da interessi politici e non dalla volontà di tutelare i diritti dell’uomo.  Israele ha accolto la notizia con entusiasmo definandola una “coraggiosa decisione contro l’ipocrisia e bugie” di un’organizzazione “ostile e anti israeliana”.

La Russia ha approffitato del momento per avanzare la sua candidatura per il seggio del Consiglio dei diritti umani, seggio che aveva perso nel 2016 a causa del sostegno mostrato al regime siriano.

La drastica decisione degli Stati Uniti arriva senz’altro in un momento particolare, proprio dal punto di vista dei diritti umani. Una recente registrazione proveinente da una struttura per la protezione delle frontiere doganali degli USA ha gettato luce su un fenomeno che ha suscitato non poche polemiche. L’audio contiene pianti e grida di bambini messicani, figi di immigrati irregolari separati dai genitori dalle politiche di tolleranza zero di Donald Trump. Quasi 2000 bambini negli ultimi due mesi sono stati strappati ai genitori e messi in veri e propri centri di detenzione. Persino la portavoce della first lady Stephanie Grisham ha dichiarato alla CNN il disappunto di Melania Trump che ritiene che gli USA devono essere “un paese che segue tutte le leggi, ma anche un paese che governa col cuore”.