(2002) “Ho detto loro: prendete questi spazi e cercate di gestirli senza creare troppi problemi. Fu una realpolitik andata avanti per sedici anni”.

“Bignasca e Cansani sono stati degli alleati. Perché eravamo gente pragmatica. E non c’era una riserva, o meglio un’ostilità verso gli autogestiti. Prevaleva, invece, l’atteggiamento logico di un amministratore che dice: se non ho una soluzione, perché devo iniziare delle battaglie?

“Non è la piazza a dover determinare la scelte, ma la ragione. Porti un’azione solo quando hai una soluzione. Io dico attenzione e non aggiungo altro.”   (da tio.ch)

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Simili dichiarazioni, rilasciate da un uomo che ha gestito molto a lungo il potere in Città, saranno accolte con giubilo da alcuni e con forte perplessità da parecchi altri.

La nostra personale (e ovvia) opinione è che ReGiorgio, che insieme a uno che ora sta in Paradiso amministrava Lugano, abbia fatto una cosa che non doveva fare. Che lui poi adesso la chiami “Realpolitik” è molto elegante ma è come mettere della carta dorata attorno a un cioccolatino avariato. Le conseguenze (eternizzate) di un agire demagogico si vedono oggi ancor meglio di ieri.

Stupisce che Giudici non veda quanto sia diseducativo dover osservare come l’arroganza dei Molinari (sarebbe interessante sapere quanti sono, ma nessuno lo dice, è un mistero) tengano in scacco l’autorità cittadina. Che può forse essere accusata di indecisione e debolezza. Ma il fatto compiuto se l’è trovato tra i piedi.

Per finire, l’intervento di ReGiorgio – in tempi burrascosi pieni di sparate sui quotidiani e sui portali – sembra essere assolutamente non casuale.

Ma se mi sbaglio, se non è così, allora Giorgio scusami.