Qui gli Imperatori venivano acclamati, o sconfitti e uccisi dalle truppe. Come fu per Marco Aurelio e Lucio Vero, nel primo caso, o per Massimino il Trace, nel secondo. Qui gli invasori assediarono non già la città, quando l’Impero, in quanto Aquileia era la terza città dell’Impero, coi suoi 150mila abitanti e la sua posizione strategica e difensiva. Ma di essi, degli invasori, come di Attila, non rimane ad oggi che truce ricordo. Di Aquileia invece, ancor oggi il tempo sembra narrarne l’eternità.

Aquileia é la città che diede lo stemma al Friuli, con la sua aquila in campo azzurro.

A 30 km da Gorizia e circa 90 da Venezia, sorge assolata con i suoi monumenti emblematici delle epoche strascorse, preannunciata dalle maestose rovine d’un colonnato romano, oggi attraversato da una strada.

Si fermi lo spettatore e mediti. Che ne é, or, di quel tempo? Sembra quasi che riecheggi Leopardi.

Giunti in piazza, si viene accolti da basilica e campanile romanici, costruiti sui mosaici paleocristiani. All’interno, l’architettura funzionale medioevale scardina gli ordinati intarsi di mosaici tardo antichi e paleocristiani, in un compendio, tuttavia, di funzionalità passata e conservazione presente.

Stupisce il campanile, il cui perimetro danneggiò sì il mosaico, ma le cui fondamenta ne custodiscono tuttogtut la parte centrale!

E poi, lo splendido museo archeologico, oggi in restauro, e con molti pezzi in archivio, da tuttavia un esempio di come “nasca un museo”

Teste clipeate, busti, urne cinerarie, colombari, ossari, innumerevoli lapidi… Qui la vita s’intreccia con la morte, il passato all’eterno.

Rovine a cielo aperto, dal porto fluviale verso il museo paleocristiano alle domus private nei campi sulla via del ritorno, che voi potrete visitare, in una passeggiata archeologica e di meditazione.

CF