L’invito a Washington rivolto a Putin dal presidente degli Stati Uniti sta sollevando molte domande sui motivi del nuovo incontro. Non si capisce chi più corteggia nella relazione Trump-Putin.

Trump, che sfidando le critiche interne al suo paese, rilancia invitando Putin a visitare Washington, lo fa violando le norme diplomatiche in quanto l’ospite ha saputo dell’invito tramite Twitter.

Un secondo incontro subito dopo il loro summit a Helsinki rappresenterebbe  l’approvazione del presidente russo, una fine simbolica all’ostracismo di cui la Russia ha sofferto sin dalla sua espulsione dal G8. Andrebbe anche in qualche modo a normalizzare le relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia, fatto che la cancelliera tedesca, Angela Merkel, da tempo accoglie favorevolmente.

Per il pubblico domestico di Putin, sarebbe la conferma che il presidente degli Stati Uniti lo vede, se non come un partner, almeno come un concorrente che non può più ignorare.

La Russia preferirebbe che i colloqui fossero più formali di quelli avvenuti a Helsinki, dove i segreti sono rimasti nelle mani degli interpreti. Questo darebbe a Putin la possibilità di garantire che le burocrazie di entrambe le parti inizino a definire alcuni dettagli. Riavviare il disarmo nucleare, tenere un referendum nella regione orientale del Donbass in Ucraina e proteggere gli interessi di Israele alla fine della guerra civile siriana sarebbero enormi guadagni per i russi. Non capita spesso che un presidente americano dice che sono gli Stati Uniti, e non la Russia a mettere la crisi la relazione tra i due paesi. C’è dunque un incentivo per la Russia a cogliere questa opportunità senza precedenti.

Ma i funzionari russi, come l’ambasciatore negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, sembrano sinceramente presi alla sprovvista dalla reazione negativa al vertice negli Stati Uniti. Lo stesso Putin ha parlato di potenti forze che cercano di minare il vertice. Un sondaggio di Reuters Ipsos Mori ha mostrato che il 56% degli americani pensa che Putin abbia interferito a nome di Trump nelle elezioni del 2016, anche se solo il 32% dei repubblicani la pensa allo stesso modo. Ma la base repubblicana si sta lentamente erodendo. Molti si stanno spostando con disagio alla vista del loro presidente che mostra sempre maggiore fiducia nelle parole di Putin rispetto all’analisi dei servizi di intelligence statunitensi.

Venerdì il presidente ha continuato a difendere il suo incontro a Helsinki tweettando: “Sono stato severamente criticato dalle fake news per essere stato troppo gentile con il presidente Putin. Nei vecchi tempi la chiamavano Diplomazia”.

Will Hurd, un repubblicano texano ex ufficiale della CIA che siede al Comitato di Intelligence della Camera, ha detto alla CNN: “Ho visto l’intelligence russa manipolare molte persone nella mia carriera e non avrei mai pensato che il Presidente degli Stati Uniti sarebbe stato uno di loro”. Il segretario di Stato Mike Pompeo, afferma invece che un secondo incontro Trump-Putin è “tutto per il bene”. Anche Demetra DeMonte, una donna di governo nazionale dell’Illinois afferma “Sono pienamente a favore del Presidente”, quando gli è stato chiesto della posizione di Trump sulla Russia. “È un presidente incredibile, e non vedo l’ora che ci sia un secondo mandato”.

La tempistica della visita coinciderebbe con la preparazione del giorno delle elezioni, con il bilanciamento del potere a Washington in gioco. Ma i funzionari del partito repubblicano hanno affermato di aver fiducia nel giudizio del presidente nell’estendere l’invito. “Sono sicuro che la Casa Bianca e i consiglieri di Trump si assicureranno che l’America venga prima di tutto”, ha dichiarato Terry Lathan, presidente del Partito repubblicano dell’Alabama. “Se sentono che è il momento migliore per noi, va bene.”

Putin potrebbe proporre un’alternativa più modesta, come un incontro all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York a settembre o il G20 in Argentina a novembre, il tipo di scambi a cui Barack Obama si è limitato. Se Putin si è preso il rischio di andare negli Stati Uniti per un summit, non sarà la sua prima visita da quando governa la Russia, cosa che la Casa Bianca ha voluto sottolineare questa settimana. Nel novembre del 2001, in seguito all’attacco terroristico al World Trade Center di New York, George W. Bush invitò Putin nel suo ranch a Crawford, in Texas, per un summit di due giorni.

La difficoltà è che, dopo il vertice di Helsinki della scorsa settimana ci sono pochi segnali, a parte la relazione personale di Trump-Putin, per giustificare una nuova alleanza. Da allora i funzionari russi hanno parlato duramente di conservare l’Ucraina orientale, hanno respinto una nuova indagine sugli attacchi di armi chimiche e hanno intensificato la campagna militare in Siria. Negli Stati Uniti, l’ostilità verso Putin è ancora alta e deve essere evidente a Mosca che Trump non può ancora portare con sé l’opinione pubblica statunitense o il suo partito.

Con l’inchiesta Mueller negli Stati Uniti e l’indagine britannica sul coinvolgimento russo nell’avvelenamento di Sergei Skripal che deve ancora concludersi, Mosca deve riconoscere le possibilità di una nuova era nelle relazioni tra i due paesi basate su basi fragili.