Storie di ordinario maschilismo nipponico

A Tokyo è scoppiato uno scandalo destinato ad avere conseguenze ”positive”. Qualche volta succede……

La stampa internazionale   pubblica in prima pagina la foto (di prammatica) dei due massimi dirigenti della Tokyo Medical University che si inchinano a 90 gradi per scusarsi con il pubblico. E sottolinea con enfasi che quanto a stupidità maschile in Giappone  si è superato ogni limite.

I fatti.  Tutti sanno che in Giappone è  tuttora forte la discriminazione del “samurai” nipponico nei confronti delle donne. Contrariamente a quello che si sa, che le donne studiano di più e meglio degli uomini, all’atto pratico, negli esami di ammissione all’Università , risultano spesso seconde ai ragazzi.  Purtroppo l’esame di ammissione all’Università, in Giappone, può essere la svolta vera della propria vita ed uscirne sconfitte ha conseguenze molto gravi.

Alla Tokyo Medical University si è scoperto il casus belli:  è risultato negli anni che all’esame di ammissione, passano sempre quattro uomini contro una donna. Da anni tutti hanno capito che qualcosa non funzionava, ma finché non sono state scoperte le prove delle manipolazioni, le studentesse hanno dovuto subire.

In seguito ad una indagine,  di recente,  è finalmente venuta a galla la verità:  il programma computerizzato che assegnava i punteggi agli studenti  era “taroccato”. Infatti aggiungeva arbitrariamente, su base 100, 20 punti agli uomini e ne toglieva 20 alle donne. Con il risultato finale che a fronte dei test in parità  prima della manipolazione, gli uomini ottenevano 76 contro le donne 56.

Ciò spiega la penuria di donne medico; una professione dove  rispetto ad  altre, dovrebbe essere più facile avere una situazione paritetica. Le donne laureate in medicina in Giappone sono solo il 21 per cento della categoria.  Ciò spiega  perché il Giappone sia il 114mo su 144 paesi – in termini di “gender equality”. Un risultato,  nel 2018,  di cui i giapponesi sicuramente si vergognano.

Questo atteggiamento di discriminazione osservato negli esami d’ammissione alla Medical University,  ha un impatto sull’equilibrio  della società giapponese . Frena, in primis, la politica del Primo Ministro Abe che vorrebbe potenziare notevolmente  la presenza limitata delle donne in carriera nel mondo del lavoro.

La cosiddetta “armata di riserva” che potrebbe compensare la decrescita della forza lavoro dovuta all’invecchiamento della popolazione, non si utilizza, anz,i si spreca. Ricordiamo che il Giappone ha oltre il 35 % della popolazione al di sopra dei 65 anni ed ha più che mai bisogno di donne in carriera.

Il fenomeno spiega anche  il tasso di natalità:  fermo  a 1.32 figli per famiglia contro li  2.0 raccomandati dall’ Ocse per mantenere  la popolazione. Non solo fa fare meno figli, ma l’atteggiamento maschilista induce le donne a non sposarsiContrariamente alla vecchia tradizione che prevedeva che le  donne si sposassero prima dei 30 anni, nelle grandi città si stima che il 35 % delle ragazze sotto i 35 anni non siano sposate e che, secondo i polls, non intendano farlo finché l’uomo sarà ancora fermo nel tempo con suoi atteggiamenti.

Il “vaso di Pandora “ mostra quindi  in modo molto evidente tutti gli stereotipi errati che tuttora prevalgono in un Paese che “DEVE” cambiare. La spiegazione addotta dai conservatori, che difendono la  manipolazione dei dati, sostiene che la donna lascia il lavoro quando va in maternità e questo non è efficientePurtroppo,  in alcuni casi,  queste dottoresse si vedono costrette a dimettersi prima del parto rendendo di conseguenza difficile il loro reinserimento lavorativo. Oppure, altra spiegazione mediocre è quella che le donne medico siano più vulnerabili fisicamente  durante le operazioni chirurgiche e che non resistano alle anche 20 ore di lavoro consecutive, soprattutto se hanno famiglia.

Adesso che lo scandalo è scoppiato,  si pensa che l’Università in questione non sia un’eccezione, ma questo sistema sia stato applicato anche ad  altre discipline universitarie. Il  Ministero ha deciso di  attivarsi pare per  fare verifiche approfondite.

Lo scandalo conferma che il  Giappone ha bisogno di ammodernarsi. Non può continuare ad  essere il 121mo Paese  al mondo quanto a  disuguaglianza uomo/donna: se non vorrà  pagare in futuro un caro prezzo.

Vittorio Volpi