Va avanti ormai da giorni l’incidente diplomatico che ha coinvolto il Canada e l’Arabia Saudita. Lunedì scorso quest’ultima ha annuciato l’espulsione entro 24 ore dell’ambasciatore canadese a Riyadh. Al centro della polemica, che tuttora non accenna a diminuire, i diritti umani.

Tutto è cominciato il 3 agosto, quando in un tweet il governo canadese ha espresso la sua peoccupazione per due attiviste saudite impegnate nella lotta per i diritti delle donne, che sono state arrestate a fine luglio. Oltre a condannare l’arresto, il tweet chiedeva anche il rilascio immediato degli attivisti.

Tra gli arrestati spicca il nome di Samar Badawi, tenuta prigioniera dalla fine dello scorso mese assieme al fratello, lo scrittore Raif Badawi. Quest’ultimo si è reso colpevole di aver “insultato l’islam”, ovvero aver aperto un blog in cui cercava di favorire il dibattito pubblico. Condannato a 10 anni di prigione e mille frustate, ha trascorso gli ultimi sei anni della sua vita in carcere. Da allora, la moglie e i figli del blogger vivono in Canada di cui sono diventati cittadini all’inizio di quest’anno. La sorella Samar invece ha attirato su di sé le attenzioni degli ultraconservatori arabi per essersi battuta per il diritto di guida alle donne.  La ministra degli Esteri canadese Chrystia Freeland aveva dichiarato sempre su Twitter: “Il nostro Paese sta con la famiglia Badawi in questo momento difficile e per questo continuiamo a chiedere a gran voce il rilascio immediato di entrambi”.

La reazione dell’Arabia Saudita non si è fatta attendere: l’ambiasciatore canadese è stato immediatamente espulso, collegamenti aerei con il Canada interrotti, così come i nuovi scambi commerciali tra cui l’importazione di cereali. Come se non bastasse, ai 15mila studenti arabi che stanno attulamente studiando in Canada è stato intimato di rientrare nel proprio paese d’origine entro il 15 agosto. Sul profilo twitter di un organo governativo saudito è inoltre comparso un inquietante post che diceva: “Come sancisce un detto arabo: colui che interferisce negli affari che non gli concernono troverà cose che non gli faranno piacere” accompagnato dall’immagine di un aereo dell’Air Canada che si avvicina a Toronto.

 

“Il Canada e tutte le altre nazioni devono sapere che non possono sostenere di essere più preoccupati di quanto non lo sia il nostro regno sui suoi cittadini” ha dichiarato il ministero degli Esteri arabo referendosi al caso diplomatico.

Per quanto preoccupati dalla rapida escalation, i canadesi non indietreggiano. Il premier Justin Trudeau ha espresso il suo dispiacere per i rapporti incrinati con il paese arabo ma ha anche sottolineato la sua fermezza nel parlare dei diritti umani. “Il nostro governo non esiterà mai a promuovere la protezione dei diritti umani, delle donne e la libertà di espressione nel mondo. Crediamo che questo dialogo sia critico per la diplomazia internazionale” ha dichiarato la portavoce della Freeland, ottenendo l’appoggio della Human Rights Watch. L’ong dei diritti umani ha infatti definito “petulante” la reazione dell’Arabia Saudita a quella che era una richiesta ragionevole.