A volte le multinazionali perdono. L’ha imparato sulla propria pelle il gigante delle biotecnologie agrarie Monsanto che questo venerdì ha perso la causa contro un ex giardiniere malato di tumore ed è stata condannata a risarcire all’uomo 289 milioni di dollari.

Il calvario di Dewayne Johnson, ora 46enne, era cominciato con strane macchie sulla pelle che ben presto si sono rivelate essere un linfoma non-Hodgkin in fase terminale, un tipo di cancro che colpisce il sistema linfatico. La preoccupazione di Johnson tuttavia era cominciata ancor prima di scoprire di essere afflitto dalla terribile malattia. A causa del malfunzionamento di un innaffiatore, il prodotto erbicida prodotto dalla Monsanto, Roundup, regolatamente utilizzato da numerosi giardinieri, l’aveva inzuppato da capo ai piedi. L’uomo aveva telefonato diverse volte alla compagnia per chiedere quali potessero essere le conseguenze dell’incidente senza che questa gli desse mai una risposta concreta.

La sentenza emessa da un tribunale di San Francisco, ritiene la Monsanto responsabile della malattia dell’uomo e di non averlo avvisato delle possibili conseguenze dell’utilizzo di un prodotto contenente glifosato. A sostegno di questa tesi, ci sono numerose email scambiate tra i dirigenti  dell’azienda ed esperti che li avvisavano che la sostanza era nociva e poteva avere effetti estremamente negativi sulla salute delle persone. Per contro, tutti gli studi scientifici che davano parere positivi sulla sostanza, erano stati finanziati dalla Monsanto stessa.

Ad oggi il glifosato è l’erbicida più usato al mondo. Se fino al 2001 la Monsanto deteneva ancora il brevetto di produzione, a partire da quell’anno in poi numerose altre aziende hanno potuto impiegare la sostanza. Nel 2015 l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva inserito il glifosato nella lista di sostanze probabilmente cancerogene e da allora il composto è al centro di numerose polemiche. Nonostante secondo l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA)  il glifosato non rientri tra le sostanze cancerogene in quanto mancano prove per sostenerlo con certezza, il tribunale di San Francisco ha comunque ritenuto che l’esposizione prolungata di Dewayne Johnson alla sostanza (lavorava con Roundup dal 2012) ha causato il tumore. Ora l’uomo, che è sposato e ha tre figli, ha pochi mesi di vita mentre la Monsanto dovrà affrontare altri 4000 processi simili in tutti gli Stati Uniti.