17 agosto 1571. Fa caldo, a Famagosta. L’estate a Cipro è torrida, e i turchi non lasciano l’assedio. 6mila sono i soldati veneti che, fedeli al loro comandante Marco Antonio Bragadin hanno resistito sino allo stremo, per non arrendersi al Turco.

Quello stesso giorno, tuttavia, la vittoria è dalla parte degli oppressori che, forti dei loro pronti rifocillamenti, prendono la città, e ne catturano il comandante. Lo arrestano, gli tagliano naso e orecchie e lo rinchiudono in una gabbia al sole, senz’acqua, senza cibo. Dopo dieci giorni gli propongono di convertirsi all’Islam. Lui rifiuta, e viene torturato: per le strade di Famagosta è costretto a portare sulle spalle una cesta di pietre, sino a che non crolla al suolo, per un collasso. Allora viene scuoiato vivo.

I Turchi paiono aver vinto.

La flotta ottomana sembra inarrestabile, avanza, tesa a conquistare tutta l’Europa.

Ma il sacrifizio di Bragadin e dei suoi 6mila soldati, non è stato vano: hanno resistito cosicché la Serenissima e le altre potenze europee abbiano potuto aver avuto il tempo di riorganizzarsi, per salvare l’Occidente.

Due mesi dopo, il 7 ottobre del 1571, a Lepanto, la Serenissima otterrà la propria rivincita, assieme alla salvezza dell’Europa intera: Ricordeve de Famagosta! gridano i combattenti delle galere, pronti a fermare l’avanzata ottomana, nel nome anche del loro comandante barbaramente ucciso.

Trafugata dal giovane Girolamo Polidori che la riportò a Venezia, la pelle del patriota è oggi custodita nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.