KERALA, Aug. 10, 2018 Photo taken on Aug, 9, 2018 shows submerged houses due to heavy rains in Idukki, the southern Indian state of Kerala. As many as 22 people have been killed and several others missing in floods and landslides, triggered by heavy rains, in the southern Indian state of Kerala in the past 24 hours, officials said Thursday. wtc) (Credit Image: © Stringer/Xinhua via ZUMA Wire)

Sono tutt’ora in corso le operazioni di soccorso per salvare migliaia di persone che sono rimaste intrappolate a causa devastanti piogge monsoniche che hanno provocato frane e torrenti che attraversano interi villaggi nello stato indiano del Kerala, causando al momento più di 300 morti. Si tratta di una delle peggiori inondazioni da forti piogge che lo stato abbia mai visto negli ultimi cento anni, nella regione popolare ai turisti internazionali per le sue colline, piantagioni di tè e spiagge tropicali sull’oceano indiano.

Le strade sono danneggiate o sommerse, le reti di telefonia mobile non funzionano, la rete ferroviaria è interrotta, l’aeroporto internazionale della città di Kochi, uno degli aeroporti più trafficati dell’India, rimarrà chiuso fino al 26 agosto a causa delle piste completamente sommerse. Negli ultimi nove giorni oltre 220 mila persone sono rimaste senza casa, senza elettricità e senza acqua potabile.

Molti sono morti per essere stati sepolti in centinaia di frane improvvise scatenate dalle inondazioni. La Marina Indiana sta intensificando gli sforzi di salvataggio con sub e mezzi di soccorso per evacuare le migliaia di persone intrappolate sui tetti delle case allagate. Circa 1300 militari, 435 imbarcazioni e 38 elicotteri sono stati schierati. Non cala inoltre il timore che la situazione possa peggiorare con piogge più intense e forti venti previsti nel weekend, che potrebbero devastare maggiormente la zona. I residenti usano i social media per inviare appelli disperati di aiuto a volte includendo le loro coordinate GPS per aiutare i soccorritori.

Il dipartimento meteorologico indiano ha dichiarato di essere stato colpito con oltre il 37% in più di precipitazione del solito a causa di uno straordinario periodo di bassa pressione nella regione. Gli scienziati ambientali accusano la deforestazione, in particolare l’incapacità di proteggere le catene montuose ecologicamente fragili nella zona.

Il Kerala ha 41 fiumi che sfociano nel Mar Arabico, e 80 delle sue dighe sono state aperte per far defluire l’acqua dopo essere state travolte. Il livello raggiunto preoccupa e le autorità locali hanno deciso di evacuare intere città vicino alle dighe. Il governo del Kerala ha detto che sono coinvolti tutti i 14 distretti statali e ha avvertito la popolazione che ci potrebbe essere il rischio di affrontare una crisi estremamente grave.

I vari paesi del Golfo (l’Emirato di Sharja, Arabia Saudita, Emirati arabi, Kuwait, Qatar, Oman, Bahrein e associazioni malesi) si sono uniti per aiutare i keraliti colpiti dalle alluvioni. Il Kerala costituisce un importante centro di forza lavoro nei paesi dell’Asia occidentale grazie ad una storia migratoria di più di 50 anni, uno dei più antichi e lunghi modelli migratori in India.

“Il popolo del Kerala è sempre stato e fa ancora parte della nostra storia di successo negli Emirati Arabi Uniti. Abbiamo una responsabilità speciale per aiutare e sostenere le persone colpite”, ha detto il presidente degli EAU via Twitter venerdì sera, ordinando la formazione di un comitato di emergenza per fornire assistenza umanitaria alle persone colpite dalle inondazioni.