Impronte di Lupo, edito da Passaggio al Bosco

Lorenzo De Bernardi, giovane scrittore esordiente, in Impronte di Lupo, critica la società contemporanea. Tra sofistiche distinzioni come quella tra l'”anarca” e l’anarchico”, si scaglia senza paura – prendendo posizione (una rarità, di questi tempi)- contro l’aborto, l’imperialismo americano e quella che lui definisce la “devirilizzazione” dell’uomo contemporaneo. Mette le mani avanti per evitare di essere bollato come un conservatore avulso dal tempo: “i personaggi – precisa – non sono avulsi dal tempo.” Bensì, diremmo noi, combattono. Contro cosa? La modernità, forse. La trama è interessante, ma soprattutto intrinseca: Michele, giovane giornalista lombardo, parte per l’Irlanda per ritrovare le proprie radici ancestrali. Qui, tra le suggestioni dell’IRA, di Bobby Sands, e del Rugby, avrà l’occasione di applicare il detto delfico: “conosci te stesso.” Ticinolive intervista l’autore di questo romanzo critico contro la società, e al contempo costruttivo in una personalissima – ma non così rara – visione identitaria. 

A chi si è ispirato, per il personaggio del protagonista, Michele?

Il personaggio è stato volutamente rappresentato con difetti tipici dell’essere umano. Questo è inevitabile per poter proporre un esempio. L’idealismo perfetto infatti non esiste, e, se avessi proposto un modello perfetto, il lettore si sarebbe sentito troppo lontano da esso. Ricordiamoci inoltre che l’imperfezione è peculiarità del Bene. È il Male che preferisce presentarsi candido e completamente benevolo, per convincerci dell’inesistenza del suo essere diabolico. Anche Solov’ev, ne “L’Anticristo”, afferma questo principio. Ed è proprio la consapevolezza dell’esistenza del dualismo Bene/Male che in qualche modo ho voluto far riaffiorare. Il nome stesso del personaggio non è casuale: l’Arcangelo Michele era il capo delle milizie celesti che sconfissero Satana. Un emblema quindi di quell’eterna lotta (tra Bene e Male, appunto), da riscoprire per non lasciarsi sopraffare dal relativismo, e quindi dal nichilismo, moderno.

Aleggia nella trama una sensazione di imperfezione?

L’imperfezione è caratterizzata dalla presenza continua di altri elementi contrastanti: ordine e caos, apollineo e dionisiaco, razionalità ed irrazionalità, timidezza e spavalderia, amore e indifferenza… un perenne contrasto di forze che permettono alla vita di ardere.

L’Autore, Lorenzo De Bernardi

A quali autori si è ispirato?

Sicuramente a Tolkien, eccellente nel rappresentare figure portatrici di un amore incondizionato verso la propria comunità. Un amore che non sfocia però in un sentimentalismo fine a se stesso, che troppe volte troviamo nell’uomo moderno, ma in un romanticismo d’altri tempi. Un altro autore è senza dubbio Jünger (più volte citato anche nel libro), creatore della figura dell’anarca, che sicuramente ritroviamo in alcuni protagonisti del racconto. L’anarca, infatti, non vive in ossessiva opposizione al sistema, ma al di sopra di esso. Si autodetermina e non si lascia influenzare da schemi imposti.

Lo dedica a qualcuno, il suo romanzo?

Sono un provocatore, perciò non posso che dedicarlo alla generazione Erasmus. Sia chiaro, non discuto le scelte di chi, per vocazione o per necessità, decide di intraprendere un’esperienza all’estero. È però la cultura dell’andare via ad ogni costo quella da combattere. È la cultura dello sradicamento, della lontananza dai luoghi dell’infanzia e dai legami affettivi, che oggi ci viene imposta. E che nel mio piccolo, anche con questo racconto, cerco di combattere quotidianamente.

Però il suo protagonista viaggia… e va in Irlanda, perché proprio l’Irlanda?

L’Irlanda è stata l’ultima roccaforte d’Europa. Uso il passato perché oggi il Sinn Fein ha tradito e la modernità liquida è riuscita a penetrare nell’anima di quella comunità, che nemmeno l’esercito britannico era riuscito a scalfire. Trattasi però di un popolo europeo che, anche fino agli anni Ottanta, era riuscito a tenere viva la lotta del sangue contro l’oro. E non dimentichiamo che, secoli prima, resistette anche alla Riforma Protestante. Tutto ciò non è casuale.

Nel libro emergono chiari riferimenti anche all’attuale geopolitica, soprattutto nel dialogo tra Michele e Jun’Ichi, il ragazzo giapponese, di chiaro stampo anti usa…

Esatto, si parla di Stati Uniti. Semplicemente perché oggi l’unico vero imperialismo è quello americano. A Yalta, nel ‘45, fondamentalmente USA e URSS si spartirono l’Europa. Delle due potenze è rimasta solo la prima. Spesso ci lamentiamo, legittimamente, dell’essenza sovranazionale della UE, sicuramente un’istituzione da rivoluzionare… Ma perché puntare il dito in primis contro la UE anziché contro enti che stanno al di sopra di essa, come ad esempio la NATO, il FMI e gli stessi USA? Quando mai queste istituzioni hanno perseguito gli interessi dei popoli europei?

Lorenzo De Bernardi

Della Russia, invece, cosa pensa?

A chi sostiene che la Russia si stia affermando come contraltare degli americani, rispondo: vero, ma c’è un particolare da non sottovalutare: la Russia di Putin punta su accordi bilaterali creando partnership. Gli Stati Uniti, invece, si sono sempre mossi unilateralmente e aggressivamente.

Nel suo romanzo vi è una chiara denuncia dell’assenza di spiritualità…

La religione del mercatismo ha ormai sostituito la sacralità, la cui inconscia mancanza viene oggi compensata dalla cura dell’apparenza, e quindi dal desiderio di omologazione: la nuova ragione di vita degli occidentali. Non è un caso che la politica stia gradualmente mettendo in pratica provvedimenti che screditano l’importanza della base su cui si fonda la comunità, ossia la famiglia. Nel romanzo si parla di aborto, ma meritano una menzione anche gli anziani: in questi ultimi è stato purtroppo sminuito il ruolo del saggio. Sono considerati piuttosto un peso dalla società (che non è più una comunità), in quanto, dopo una certa età, non più funzionali al sistema di consumo e produzione. Aborto, giovanilismo, devirilizzazione dell’uomo… tutto ha un denominatore comune. Il nostro compito è farci trovare pronti e combattere con la penna e la spada. Fa poi specie pensare che, quando Zygmunt Bauman passò oltre, tutti lo ricordarono citando la società liquida, senza però essersi resi conto di essere stati già completamente disciolti in essa.

 

Scriverà un altro libro?

Non lo so, tutto può essere. Da anarca jüngeriano, non mi impongo nulla. Scherzi a parte, scrivo solo per il piacere di farlo. Nel momento in cui avrò una nuova ispirazione, si vedrà.