Citazione da un articolo dell’avvocato Luciano Cattaneo, CdT odierno.

“Ora, che l’esternazione on line del poliziotto sia censurabile è fuori discussione. Tant’è che ne è poi seguita una condanna per violazione dell’art. 261 bis del CP. Il dibattito riguarda invece ora l’opportunità o meno di quella promozione. A proposito di che sembra non siano bastate le spiegazioni fornite dal capo del Dipartimento. Ossia che la condotta del dipendente, antecedente e successiva a detto inciampo, è stata irreprensibile, e quindi la promozione come di prassi. Insorgono invece i contrari, per la pretesa inconciliabilità fra la natura delle esternazioni e l’irreprensibilità di condotta richiesta a un tutore dell’ordine. Con prima indignata la presidente della Commissione federale contro il razzismo, che prende per il bavero l’autorità di nomina «per avere una percezione del tutto insufficiente della norma contro il razzismo». Quando invece un’inquadratura a tinte meno accese sarebbe parsa meglio indicata. Non potendosi tra l’altro escludere a priori che l’infrazione, di per se stessa riprovevole quanto maldestra , fosse da configurare in un semplice sfogo momentaneo per motivi contingenti, più che in un improbabile apprezzamento delle gesta di passati regimi totalitari. Da cui la luce verde per la promozione, vista anche l’avvenuta espiazione della pena e il periodo di prova scaduto. (…)

Avv. Luciano Cattaneo

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Su un tema del genere le divergenze possono essere profonde. Anche la posizione “inflessibile” ha una sua legittimità, benché vi si possa intravvedere una strumentalizzazione ai danni del ministro Gobbi. Per lo meno non si può escludere. L’articolo dell’avv. Cattaneo è equilibrato e, senza scusare l’errore dell’agente di polizia, adepto incauto di Facebook, riconduce l’episodio alle sue reali dimensioni.

L’agente ha sbagliato, è stato sanzionato ma non deve essere punito in eterno. Gobbi ha agito correttamente e, se lo ha fatto con l’approvazione dei suoi colleghi di governo, ancor meglio.