Paolo Camillo Minotti, un giornalista/opinionista di destra, molto incisivo e di sicuro valore, appare solo occasionalmente nel nostro panorama mediatico. A me piacerebbe che si manifestasse di più. Bello e confortante è il suo parlar chiaro, così lontano dall’ipocrisia del politically correct.

L’intervista è ampia (è il mio stile, che non piace a tutti) e tocca le varie sfaccettature del “caso Foa”, che è importante e perfettamente attuale. I giudizi di Minotti sulla linea del Corriere del Ticino sono pungenti e possono sembrare fin troppo duri, ma riflettono (penso) il malessere e la contrarietà della destra. Ho addirittura esitato, prima di decidermi a pubblicare il tutto parola per parola, sin nelle virgole. Ma in fin dei conti di un leale confronto di opinioni noi viviamo, se non c’è questo che senso ha il nostro mestiere (o libero impegno)? Fabio Pontiggia è un vecchio amico, sin dai lontani anni Ottanta, quando lui era un “gazzettiano” e io un professore del “liceo rosso”, e spero che lo rimarrà sempre.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Quando ha sentito la notizia che Marcello Foa era diventato presidente della RAI, qual è stata la sua reazione?

Paolo Camillo Minotti  Di sorpresa, perché non è comune che una persona faccia buona parte della carriera nel nostro paese e poi la prosegua assurgendo ai massimi livelli in Italia; sono usualmente dei mondi paralleli, per così dire, salvo ovviamente per chi come Foa non solo ha la doppia nazionalità ma ha sempre mantenuto contatti professionali anche in Italia. E di felice sorpresa, perché Marcello Foa lo seguo con simpatia e spesso ne condivido le opinioni.

Poi a dire il vero si è verificato un intoppo…

Sì. Personalmente mi ha stupito in modo particolare il “niet” di Forza Italia (determinante per bloccare ‐ almeno temporaneamente ‐ la nomina), mentre quello del PD era piuttosto scontato e, dati i numeri, ininfluente.

Marcello Foa è un noto e importante giornalista. Come definirebbe, con una certa precisione, la sua linea politica?

Marcello Foa è un moderato, come si diceva una volta, però con alcuni convincimenti e posizioni su cui non transige. Soprattutto: non è il solito giornalista che segue la voce del padrone e che, se il padrone inopinatamente cambia posizione, la cambia pure lui. È un giornalista indipendente, che ha il coraggio di esprimere e di mantenere un’opinione critica rispetto a quella sostenuta dalla maggioranza dei governi dei giornali e dei poteri economici che contano, se la crede giusta. Da quanto ho potuto capire da alcuni suoi articoli di giornale o interventi televisivi, la sua linea politica la definirei “una linea a difesa del ceto medio dei paesi occidentali”, che come noto sono stretti in una tenaglia tra gli interessi dell’alta finanza e dei capitalisti globalizzati da una parte, e quelli dei Paesi emergenti del cosidetto Terzo Mondo dall’altra parte. Interessi, quelli di queste due ultime categorie, che in questa fase sembrano combaciare, a scapito del ceto medio e operaio dei vecchi paesi industrializzati.

L’accusa principale che gli vien mossa è di essere “favorevole a Putin”. È sostenibile ma, soprattutto, è così grave?

Egli si è espresso in diverse occasioni e a diversi riguardi sostanzialmente a difesa o di comprensione della posizione di Putin e criticando le posizioni corrispondenti dei governi occidentali (vedasi: guerra in Ucraina, e ancora più nettamente nella guerra in Siria,ecc.). Riguardo alla Siria non condivido la sua posizione: la “pax russa” in Siria è stata imposta con un cinismo e una brutalità raccapriccianti; e, soprattutto, al solo nominare quali sono gli alleati di Putin in Medio Oriente mi si storcono le budella: Assad, gli Hezbollah libanesi, l’Iran degli ayatollah, ultimamente anche Erdogan… Ma penso che Foa simpatizzi con Putin per motivi più profondi, cioè perché vede in lui un possibile baluardo contro la deriva del “politically correct” nei Paesi occidentali, in virtù del quale nessuno o quasi ha più il coraggio di dire per esempio che il matrimonio  fra omosessuali è un’assurdità, perché il matrimonio è un istituto concepito e cresciuto storicamente per dare un quadro alla crescita e all’educazione della prole (se non c’è prole, può bastare semmai un accordo civile, PACS o simili). O, per fare un altro esempio, nessuno ha più il coraggio di dire chiaramente che l’invasione “pacifica” in corso dell’Europa da parte di africani e musulmani del Nordafrica e del Medio Oriente è un’altra colossale assurdità, anzi un suicidio vero e proprio. Proprio vis‐à‐vis del pericolo islamico (non solo quello immediato del terrorismo ma quello politico a medio e lungo termine), la Russia potrebbe essere vista come un alleato indispensabile dei Paesi occidentali, ammesso che i Paesi occidentali vogliano continuare a esistere con la propria identità storica. Inoltre una riflessione strategica generale dovrebbe suggerire, di fronte alla poderosa crescita della potenza economica e quindi dell’influenza politica cinese, di tener per così dire la Russia dalla nostra parte e di non gettarla nelle braccia di Pechino. Per questo motivo ho ritenuto totalmente sbagliato l’approccio assunto dai Paesi occidentali (USA di Obama, Unione europea) nel caso della crisi ucraina: anziché favorire sin da principio una mediazione e un compromesso ragionevole fra le parti, si è sostenuta l’Ucraina contro la Russia, con il risultato di portare a una situazione di stallo sul terreno ma soprattutto di allontanare Putin dall’Occidente.

Letta vagolando per il web: “Foa FINGE di essere un giornalista, ma in realtà è un propagandista di Putin”. A me è sembrata un po’ grossa. Che ne dice?

Non ho letto l’articolo da lei citato e quindi non capisco a cosa lei alluda.

Non è strano (sia pure detto con il “senno di poi”, del quale son piene le fosse) che una simile personalità si sia trovata ad essere Amministratore delegato del Gruppo Corriere del Ticino?

Può sembrare strano, in effetti, perché il CdT è sempre stato un giornale ministeriale e moderato, non nel senso che ho spiegato sopra riguardo a Foa, ma nel senso di supino ossequio e amplificazione della vulgata che va per la maggiore nei circoli del potere. Ad ogni buon conto, la distanza che c’è tra Foa e Pontiggia è abissale, si tratta di due politiche diametralmente opposte: Foa critica l’immigrazione di massa verso l’Europa e la politica dell’UE, mentre Pontiggia sostiene la politica aperturista del Consiglio federale e l’ossessiva volontà di legarci sempre di più all’UE; Foa critica la globalizzazione economica e simpatizza con la politica di Trump che la vuole in parte ridiscutere, mentre Pontiggia è un pasdaran del potere economico e della globalizzazione; Foa vede con favore il recupero delle sovranità nazionali e della connessa democrazia, mentre Pontiggia vuole l’annichilamento delle sovranità nazionali (nel caso della Svizzera) e sprezza un principio sacrosanto dell’ Ottocento liberale come l’autodeterminazione dei popoli (vedasi le sue posizioni oltranziste contro gli indipendentisti catalani, un po’ fuori luogo in un giornale svizzero cioè di un paese dove valori come il rispetto delle minoranze, le autonomie locali e la collaborazione pacifica hanno sempre primeggiato).

Foa gestisce (o gestiva: tutto è fermo al 25 luglio…) il noto blog “Il Cuore del Mondo”. L’ha mai visitato?

No.

In Italia le ultime elezioni hanno avuto un esito clamoroso. Il Partito Democratico è crollato e, dopo un estenuante tiramolla, i due vincitori hanno partorito il nuovo governo. Una situazione totalmente nuova si è creata, con Di Maio e Salvini al potere. Nel frattempo, che cosa ha fatto Foa? In che modo e fino a che punto si è legato a Salvini?

Non saprei dire con esattezza, non conosco i retroscena. Ad ogni modo mi sembra logico che, dato che Foa sostiene da tempo idee simili a quelle di Salvini su alcuni temi chiave (anzi forse si può dire che lo ha precorso e quindi gliele ha suggerite), quest’ultimo lo scelga per un incarico molto importante dal punto di vista dell’orientamento dell’opinione pubblica.

Che cosa significa (parola nuova) Sovranista? Foa è sovranista?

Sovranista è chi vuole recuperare parzialmente il potere agli stati nazionali e quindi al popolo, potere che si è ridotto a poca cosa in questi ultimi decenni per vari fattori: la globalizzazione economica, il potere crescente della finanza internazionale e di alcuni organismi sovranazionali non eletti e privi di qualsivoglia legittimità (FMI, OCSE, UE, ecc.).

Foa è inviso alla sinistra, particolarmente alla sinistra cantonticinese, che lo ha fatto segno ad attacchi anche villani e lo accusa accanitamente di essere un “bufalaro”. Lei si è annotato le bufale di Foa?

Non me le sono annotate e non ci ho fatto nessun caso: si tratta di cose irrilevanti che sono state gonfiate fino a farle apparire come gravi mancanze deontologiche e dimostrazioni di scarsa professionalità. Mi risulta peraltro che Foa, in due casi in cui è incorso in errore, ha ammesso di essersi sbagliato. Ciò che non è sempre scontato per politici e giornalisti, tant’è vero che aspettiamo da quarant’anni che certi poltiici e giornalisti facciano ammenda e chiedano scusa per aver sostenuto certi regimi odiosi (per fare un solo esempio: quello di Pol Pot in Cambogia), presentandoli come alfieri della liberazione dei loro popoli…..

Veniamo alla presidenza della Rai. Una notizia bomba, un fulmine a ciel sereno. Io sono rimasto di stucco. E lei?

L’ho già detto: di primo acchito sono rimasto sorpreso. Però riflettendo si trattava di una scelta logica, per la Lega e in parte anche per i 5 Stelle, che su alcuni temi avevano sostenuto posizioni simili. Bisogna anche tenere conto del fatto che Lega e 5 Stelle non dispongono di decine di possibili candidati che abbiano la competenza professionale e giornalistica di Marcello Foa, che inoltre (combinazione felice) ha pure un’esperienza manageriale, sia pure di un’azienda editoriale di piccole‐medie dimensioni per la taglia italiana come il Corriere del Ticino.

Foa ha scritto subito: “Sono stato nominato dal Governo, da Salvini e Di Maio”. Ha venduto la pelle dell’orso?

Forse non si aspettava che Forza Italia si opponesse alla sua candidatura, data la sua passata esperienza professionale nel *Giornale” di Montanelli (che come noto all’inizio degli anni ’80 fu comperato da Berlusconi) e la sua vicinanza alla stampa del centro‐destra italiano anche negli anni successivi.

In che misura Foa poteva essere definito “uomo di Berlusconi”?

Non saprei dire in che misura. Non so se e quali rapporti diretti abbiano avuto, a parte il fatto che Foa scrisse per diversi anni su “Il Giornale”.

Perché Berlusconi ha dato ordine di affondarlo? Per un fine tattico? Per un possibile scambio di favori? Perché lo ha preso in uggia? Per dimostrare che il Cavaliere conta ancora qualcosa? (La sua situazione è “tragica”, con un partito indebolito e tagliato fuori dai due vincitori).

Bisognerebbe entrare nella testa di Berlusconi per saperlo: forse un po’ per tutti i motivi citati. Aggiungerei anche: per vendetta, cioè per vendicarsi con Salvini per il fatto di avere varato il governo con i 5 Stelle. Deve averlo molto disturbato il fatto che Foa sia stato candidato ufficialmente dal Governo, cioè a seguito di una intesa Lega‐5 Stelle. Ma, come ha detto giustamente Vittorio Feltri, non si può seriamente avversare una persona competente come Foa (e che perdipiù proviene dalla propria area), solo per una “questione di metodo”, ovvero: perché non ti hanno chiesto prima il tuo parere. Come ricordava Feltri, Berlusconi reagì in modo simile quando Renzi candidò Mattarella al Quirinale, anziché concordare un candidato con il Cavaliere.

La nomina potrà essere “recuperata” in un secondo tempo, grazie a una trattativa politica?

È possibile, per esempio con uno scambio di favori politici. Però è una via difficile, data l’ombrosità e la suscettibilità dei due partners di Salvini: Berlusconi e i 5 Stelle. Infatti se Salvini tentasse di fare un favore a Berlusconi (e soprattutto se esso venisse presentato come tale sulla pubblica stampa), sicuramente i 5 Stelle se ne adombrerebbero…..

Lei ha partecipato attivamente alla campagna “no Billag”. Tutti abbiamo saputo ciò che lei pensa della Ssr/Rsi. Ma… che cosa pensa della Rai, questa gigantesca azienda di Stato?

Se dovessi addentrarmi in un giudizio dettagliato sulla RAI la farei troppo lunga. Oltretutto non la seguo molto, seguo maggiormente La7 (anche se mi fa prendere molta rabbia la mancanza di equilibrio di alcune sue trasmissioni), alcune tv francesi e, talvolta, i dibattiti su Rete 4. La Rai è ovviamente un grande carrozzone, che potrebbe funzionare ‐ senza che nulla cambi per l’utenza ‐ anche con solo la metà o un terzo degli attuali impiegati. Se fossi italiano sarei ovviamente favorevole alla soppressione (o almeno a un ridimensionamento) del canone obbligatorio. Sarebbe pensabile per esempio che la Tv pubblica venisse ridimensionata, mantenendo solo una rete….. Va però detto che in riferimento all’obiettività dell’informazione la RAI è molto migliorata rispetto a qualche decennio fa, quando era pesantemente condizionata dalla politica. E il merito del miglioramento va dato alla presenza delle tv private, che hanno indotto anche la tv pubblica a una informazione più libera. Se invece vogliamo giudicare la qualità dell’offerta complessiva delle trasmissioni, va detto che sia nella RAI che nelle tv private abbondano le trasmissioni futili, film violenti, e in qualche caso anche vera e propria spazzatura. Questo è forse leggermente più vero per le tv private, ma la differenza non è molta. Ad ogni modo per una tv pubblica, che si finanzia con il prelievo di un canone obbligatorio, è più difficilmente giustificabile che fabbrichi prevalentemente intrattenimento futile. Una tv pubblica può essere eticamente sostenibile se si limita all’informazione seria e oggettiva sulla realtà, sulla politica, sulla scienza, sulla natura, ecc.

Si ricorda com’era? Rai 1 –> DC; Rai 2 –> socialisti; Rai 3 (Tele Kabul) –> comunisti. Adesso sarà cambiata, ma se è cambiata, come? È ancora in preda alla lottizzazione politica?

Ho già risposto in parte nella domanda precedente. La lottizzazione politica certamente esiste ancora, anche se forse meno sfacciata di un tempo. Difficilmente la politica mollerà la RAI. La proposta sopra accennata di ristrutturazione delle reti, lasciando una sola rete pubblica, non è stata mai realizzata anche per le resistenze della politica: con tante reti è più facile che ciascuna fazione trovi ospitalità in qualche angolo del palinsesto……

Ha letto la recente interrogazione Quadranti sul ruolo di Foa all’USI ? Che cosa ne pensa?

Si tratta di un tentativo penoso di metterlo in cattiva luce. Laddove Quadranti chiede se Foa abbia la necessaria “indipendenza” dalla politica, essa è esilarante. Infatti, se l’Università (qualsiasi università) dovesse sospendere tutti i professori in qualche modo schierati, non so quanti potrebbero mantenere la cattedra…..Per quanto riguarda invece le domande circa le qualifiche di Foa (ha un dottorato? Ha esibito quali pubblicazioni scientifiche ecc.?), mi sembrano – come qualcuno ha perspicacemente riassunto – delle prove di “Berufsverbot” per chi la pensi in modo diverso dal proprio credo o dal politically correct. Nel complesso; una caduta di stile e un atto parlamentare con motivazioni molto illiberali. Ma la cosa che personalmente mi ha più disturbato è che Quadranti abbia in pratica raccolto nella sua interpellanza le argomentazioni da tempo sostenute dal sito online *GAS” di quel dileggiatore professionista che si chiama Corrado Mordasini. Un personaggio che, scendendo al suo livello, potremmo definire una specie di “killer politico” le cui uniche armi sono l’insulto e l’intimidazione dell’avversario (basti pensare alle indegne vignette su Marina Masoni che egli aveva il toupet di chiamare “satira”). Insomma: Quadranti e Corrado Mordasini, che coppia!

Ma concludiamo con una nota positiva: va rilevato che l’USI ha risposto correttamente ai quesiti di Quadranti e ha sottolineato che un docente occasionalmente invitato a tenere dei corsi non è un professore vero e proprio, per il quale ovviamente si vagliano attentamente curriculum e lavori scientifici. Un docente che ha un contratto per un certo numero limitato di lezioni può essere un rappresentante del mondo imprenditoriale o della società civile, che porta all’università la sua esperienza professionale e che quindi come tale non è soggetto allo stesso tipo di verifica rigorosa a cui sono sottoposti i professori di ruolo. Invitare tali personalità a tenere dei corsi è una prassi che quasi tutte le università praticano.

Per concludere, su quanti e quali amici Marcello Foa può contare nel Ticino?

Non so: forse pochi. C’è un proverbio che dice più o meno: “i veri amici si riconoscono nel bisogno”. Spero che Foa non si trovi a dover necessitare dell’aiuto in provenienza dal Ticino, in specie dal Ticino istituzionale, dal Ticino politico. E soprattutto questo episodio ci ricorda una triste verità: se si è promossi molto in alto si è invidiati ma rispettati, ma se dall’alto si ricade inopinatamente in basso si deve mettere in conto la vendetta dei meschini e degli invidiosi.

Esclusiva di Ticinolive