Riceviamo da Sergio Roic – un corrispondente prezioso per Ticinolive, poiché “copre” la sinistra e scrive cose di sinistra che noi non saremmo mai capaci di scrivere – e volentieri pubblichiamo.

È giusto che la città sia tenuta in ostaggio dai Molinari? Si sapesse almeno chi sono. Ticinolive sarebbe disposto a intervistarne uno.

Approfittiamo dell’occasione per proporre una contestazione non priva di humour. In un comunicato diffuso ieri Raoul Ghisletta scrive testualmente; “Occorre sopratutto incoraggiare il dialogo con la realtà della autogestione e l’integrazione dell’autogestione nell’ex Macello, come chiesto dalla mozione PS”.

Dialogo? Orbene, il Sindaco ha detto chiaramente che con i Molinari non si può parlare. E se lo dice lui… (se lo dicessi io sarebbe già diverso).

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Per poter parlare con cognizione di causa dell’autogestione a Lugano è utile cominciare con un po’ di storia. Negli anni ’90, in un clima di rivendicazioni per ottenere un centro autogestito a Lugano, ci fu anche una grande manifestazione di ben duemila persone che in quell’occasione si sono battute per l’autogestione e di conseguenza nel 1996-97 si è arrivati all’occupazione dell’ex Molino Bernasconi a Viganello. Pochi mesi dopo un incendio doloso ha reso inagibile il Molino Bernasconi e le autorità comunali e quelle cantonali hanno trovato una soluzione alternativa sul Piano della Stampa, utilizzata dagli autogestiti dal 1997 al 2003. Questa soluzione è però stata azzerata da un deciso intervento della polizia, ma l’allora sindaco di Lugano Giorgio Giudici e il consigliere di Stato Pietro Martinelli sono intervenuti in qualità di mediatori stipulando, appunto nel 2003, un contratto con l’associazione ALBA, rappresentante il Molino, che permetteva agli autogestiti di occupare un terzo dell’ex Macello a Lugano-viale Cassarate (ubicazione attuale). In ogni caso, un parere giuridico dei servizi legali della Città di Lugano sostiene che la convenzione è legalmente in atto fino al 2032.

Passando al lato culturale, che ricordiamolo all’ex Macello accomuna i giovani di tutto il cantone, le principali attività del Molino, per chi non ne fosse al corrente, consistono in concerti pop di grande richiamo: i gruppi invitati spesso sono celebri sia in Svizzera che all’estero. Sono state organizzate anche rassegne cinematografiche e dibattiti sull’arte, la società e la politica. Nel presente, i molinari si battono, raccogliendo fondi, per la costruzione di una scuola distrutta dall’Isis a Kobane: la scuola dovrebbe essere di nuovo agibile a breve.

È necessario pure rimarcare che le attività del Molino sono organizzate su base democratica: ogni futura iniziativa o decisione viene presa alla presenza di tutti gli aderenti. Questo modo di agire ha messo, talvolta, in difficoltà le autorità cittadine di Lugano, mettendole di fronte a una logica molinara assembleare con la quale si faticava a comunicare. Nella situazione venutasi a creare con la presentazione di un messaggio municipale in vista di un concorso architettonico di 450mila franchi che escluderebbe di fatto l’autogestione dal sedime dell’ex Macello, il Partito Socialista di Lugano intende difendere l’idea dell’autogestione. Si tratta di un autentico vettore culturale di una parte del vissuto giovanile cantonale e una ristrutturazione del sedime dell’ex Macello, magari rispettando pure le caratteristiche architettoniche attuali, non dovrebbe per forza escludere l’autogestione dallo spazio che le è stato assegnato (circa un terzo del sedime dell’ex Macello). Il PS Lugano ritiene, quindi, che sarebbe doveroso mantenere l’autogestione sul sedime dell’ex Macello accostandola a un progetto più adeguato di cittadella della cultura condivisa (in questo caso in grado di riunire anche idee “culturali” diverse).

Sergio Roic, a nome del Partito Socialista di Lugano