(dal sito  www.mps-ti.ch)

La campagna attorno alle votazione del 23 settembre assume toni duri. Questo non dovrebbe tuttavia impedire al capo del DECS di mantenere un minimo di rispetto non tanto per i suoi avversari che ne dimostrano poco (non siamo sicuri che Morisoli e banda se lo siano guadagnato), ma per tutti coloro che, partendo da critiche formulate con coerenza e continuità sul progetto la Scuola che verrà (SCV), proprio non se la sentono di sostenere il progetto invitando a votare sì.

Alludiamo al disprezzo con il quale, nel corso del dibattito di lunedì sera a 60 minuti, Bertoli ha liquidato le recenti posizioni del Movimento della scuola e del sindacato docenti OCST, colpevoli di essersi espressi per la libertà di voto. Secondo Bertoli le assemblee che hanno deciso questa posizione non rappresenterebbe il punto di vista degli insegnanti, poiché frequentate da poche persone (30 in un caso, 20 in un altro) e quindi non andrebbero nemmeno prese in considerazione.

Bertoli, vediamo, è informato molto bene di quanta gente ha partecipato a queste assemblee. Ma Bertoli dimentica una cosa: queste assemblee, se confrontate con quelle di organizzazione dei docenti che sostengono, acriticamente per non dir di peggio, il progetto SCV, sono state vere e proprie “assemblee di massa”.

La VPOD insegnanti, ad esempio, ha visto una partecipazione da cabina telefonica nella riunione che ha approvato la risoluzione di sostegno alla SCV per il 23 settembre: 8 insegnanti in tutto, tre o quattro dei quali già in pensione. E che dire delle altre organizzazioni magistrali che non sono altro che delle semplici sigle, prive di qualsiasi vita associativa reale o di rappresentatività nella scuola?

E invece queste due organizzazioni, che Bertoli disprezza pubblicamente, si caratterizzano come tra le poche che, ancora, hanno una reale rappresentatività tra i docenti e le cui prese di posizione, pensiamo in particolare al Movimento della scuola, sono sempre apprezzate e discusse dagli insegnanti. Senza dimenticare le numerose mobilitazioni che hanno visto le sollecitazioni partite da questo movimento trovare consenso tra i docenti.

Ma, ci si può chiedere, come mai Bertoli è così ben informato di come si sono svolte queste assemblee e di quanta gente vi abbia partecipato? È presto detto. Queste organizzazioni sono così poco rappresentative agli occhi di Bertoli che egli ha cercato, con metodi discutibili, di condizionarne le scelte.

All’assemblea del Movimento della scuola, ad esempio, si sono presentati personaggi che mai o quasi si erano visti alle sue assemblee (e tutte vicine alle gerarchie del DECS per simpatia politica o per funzione nella scuola) tentando di contrastare l’orientamento del comitato del Movimento della scuola, favorevole alla libertà di voto. Bertoli ha avuto persino l’indecenza di inviare un suo collaboratore personale a questa assemblea: il quale, per poter essere ammesso all’assemblea del lunedì ha pensato bene di iscriversi a questa associazione, via mail, il venerdì precedente. Bell’esempio di sensibilità democratica!

Non molto meglio ha fatto con l’assemblea docenti OCST. Bertoli ha prima tentato di farsi invitare; di fronte al rifiuto ha tentato di inviare il capo della divisione scuola; di fronte all’ennesimo motivato rifiuto ha pensato bene di inviare uno dei suoi capo-ufficio (iscritto all’OCST e quindi abilitato a partecipare alla riunione) che ha passato la serata a tentare di rintuzzare le critiche e a prendere diligentemente nota degli interventi.

Questi metodi non sorprendono. La gestione del DECS degli ultimi anni è proprio caratterizzata da un autoritarismo di fondo che vede qualsiasi critica come un “attacco”, chiudendo qualsiasi prospettiva di discussione.

È anche per questo, varrà le pena ricordarlo, che non solo la grandissima maggioranza dei collegi dei docenti si è espressa chiaramente contro la SCV, ma diversi collegi hanno invitato Bertoli (e il suo capo divisione) ad astenersi dal presentarsi di nuovo di fronte a loro con la pretesa di incontri di discussione che, in realtà, non accettano minimamente alcuna discussione critica.

Ed ora, davanti a migliaia di spettatori, Bertoli non trova di meglio che denigrare e sminuire il ruolo e la rappresentatività di organizzazioni che godono, invece, di apprezzamento e fiducia tra i docenti. Molta, ma molta di più di quanta non ne godano il capo del DECS e il suo capo divisione: e se la scuola che verrà dovesse essere sconfitta il prossimo 23 settembre, forse la ragione è da ricercare proprio in questa perdita di fiducia da parte degli insegnanti nei confronti dei loro dirigenti.

MPS