I colloqui previsti a Bruxelles tra il presidente della Serbia,Aleksandar Vučić, e il presidente del Kosovo, Hashim Thaçi, organizzati con la mediazione dell’Alto rappresentante per gli Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, subiscono una battuta d’arresto.

Il presidente serbo si è rifiutato ieri d’incontrare il suo omologo kosovaro. Questo fine settimana Vučić ha in programma una visita in Kosovo, e la delegazione serba è rimasta infastidita del fatto che il presidente kosovaro abbia messo un veto su alcuni luoghi che Vučić avrebbe voluto visitare. Ma Thaçi ha dichiarato di non essere a conoscenza di nulla.

In una conferenza stampa, il presidente serbo ha dichiarato che nonostante i problemi e le nuove tensioni intenderà proseguire nel dialogo per preservare la pace e raggiungere un accordo finale. L’uomo ha infatti confermato il suo viaggio domani a Kosovska Mitrovica nel Kosovo settentrionale dove la popolazione è a maggioranza serba, per illustrare la sua offerta alle autorità kosovare. “La cosa importante è che riusciamo a trovare una buona soluzione per il futuro” ha affermato Vučić. “La Serbia è per la pace, la stabilità e la collaborazione e amicizia con la popolazione albanese del Kosovo. Ogni altra opzione sarebbe catastrofica per entrambi i popoli serbi e albanesi”.

La vicenda sottolinea le difficoltà che gli ex nemici di guerra ancora affrontano nel raggiungere un accordo di pace permanente. La Serbia considera ancora il Kosovo una provincia ribelle indipendente dal 2008.

Soltanto due settimane fa, in Austria, i due presidenti avevano dichiarato il loro impegno a raggiungere un accordo completo per risolvere tutte le questioni rimaste irrisolte dalla guerra del 1998-1999 che poneva fine al controllo serbo del Kosovo. Ovvero prendere in considerazione cambiamenti alle frontiere per arrivare ad uno storico accordo di pace.

Questa possibilità però mette l’Unione Europea in una posizione difficile. I leader europei infatti si sono opposti a tali cambiamenti sulla base del fatto che ridisegnare i confini nei Balcani potrebbe riaccendere probabilmente la violenza etnica delle guerre degli anni ’90.

L’UE vuole la garanzia dai due presidenti che qualsiasi accordo non destabilizzi l’intera regione. Thaçi era il leader politico dell’esercito di liberazione del Kosovo, un gruppo di guerriglieri che combatteva per l’indipendenza del territorio, la cui popolazione è principalmente di etnia albanese.

Nessuno dei due politici fornisce dettagli. Lo scenario più discusso coinvolge parte del Kosovo settentrionale prevalentemente abitato dai serbi, destinato alla Serbia, e la zona albanese della valle di Presevo, nella parte meridionale della Serbia centrale, che potrebbe entrare a far parte del Kosovo.

La dichiarazione d’indipendenza del Kosovo è stata riconosciuta dalla maggior parte dei paesi europei e dagli Stati Uniti d’America, ma non è stata mai riconosciuta dalla Serbia e ha lasciato la repubblica kosovara nel limbo internazionale con il suo percorso verso l’adesione della Nazioni Unite bloccato dalla Russia, alleata di Belgrado. I rischi per l’UE sono evidenti. L’eventuale modifica dei confini Balcani sarebbe una grande soddisfazione per Mosca, visto che il mondo dovrebbe accettare la sua sovranità sulla Crimea con una popolazione prevalentemente russa.

Alla fine di settembre Bruxelles organizzerà un nuovo incontro.